NOMI, Federigo
Sacerdote, letterato e poeta, nato il 31 gennaio 1633 in Anghiari. Maestro di umanità in Arezzo, dove si acquistò presto buon nome pubblicando nel 1666 un volume di Poesie liriche dedicato a F. Redi, passò nel 1670 a Pisa come rettore del collegio ducale e, più tardi, professore di diritto feudale in quell'università. Esonerato dall'insegnamento per ragioni non bene conosciute, ebbe nel 1682 la pievania di S. Simone di Monterchi, dove morì il 30 novembre 1705.
Valoroso latinista, tradusse di Orazio le Odi (1672) e gli Epodi (1675), ma plausi maggiori ottenne per il Liber satyrarum sexdecim, che diede in luce solo nel 1703, proponendosi esplicitamente d'imitare non già Orazio, bensì Giovenale. Egli però, meglio che dalle sue satire latine, non immeritamente lodate dal Magliabechi, dal Leibniz e dal Gronow, sperava fama duratura da un poema epico, intitolato Buda liberata, che pubblicò in quel medesimo anno a Venezia; ma si tratta di una scialba imitazione della Gerusalemme del Tasso, subito giustamente dimenticata. Ancora leggibile è invece il poema eroicomico Il catorcio d'Anghiari (scritto intorno al 1684, ma edito solo nel 1830 a Firenze), che, pur non volendo essere altro che un'imitazione della Secchia rapita, ha episodî non privi di buona comicità e bella vivezza di lingua. Poeta mediocre anche nelle liriche (antimarinistiche), il N. fu peraltro uomo di buon gusto e di vasta cultura.
Bibl.: A. Fabroni, Vitae Italorum doctrina excellentium, III, Pisa 1778; A. Buratti, articolo biografico premesso al Catorcio d'Anghiari, Firenze 1830; I. Carini, L'Arcadia, Roma 1891, pp. 435-36; E. Bettazzi, Appunti biografici e bibliografici intorno a F. N., in Scritti varii in onore di Rodolfo Renier, Torino 1912; D. Guerri, Stanze dialettali nel Catorcio d'Anghiari di F. N., in Giorn. stor. della lett. ital., LXXVIII (1921), pp. 218-20; V. A. Arullani, Nella scia dantesca, Alba 1904, pp. 72-85; A. Gianola, Un poema eroico su Buda liberata, in Corvina, Budapest 1930, pp. 142-165.