MELIS, Federigo
– Nacque a Firenze il 31 ag. 1914 da Raimondo, impiegato del Demanio militare. Ebbe una carriera scolastica abbastanza irregolare, anche per i frequenti cambiamenti di residenza collegati al lavoro del padre. Dopo gli studi medi frequentò il liceo classico a Caserta, successivamente, a Milano, passò allo scientifico; infine si diplomò in ragioneria a Roma, dove, a metà degli anni Trenta, si iscrisse alla facoltà di economia e commercio.
Qui influirono sulla sua formazione, e sulla successiva attività scientifica, soprattutto l’insegnamento di storia economica, tenuto da G. Mondaini, e quello di ragioneria generale e applicata di F. Della Penna, in quanto l’interesse del M. si orientò principalmente sulla storia della ragioneria e quindi sul processo di evoluzione di questa disciplina in stretta correlazione con gli eventi economici e più genericamente storici che la avevano influenzata.
Il M. si laureò nell’anno accademico 1938-39, con Della Penna, discutendo la tesi «Francesco Villa nella ragioneria italiana» che non riprese né pubblicò mai. Nel successivo anno accademico 1939-40, come assistente volontario di Della Penna, tenne un corso di letture storiche di ragioneria.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, arruolato in aeronautica, fu fatto prigioniero dagli Inglesi in Africa Orientale e trascorse un lungo periodo nei campi di concentramento in Kenia. Rientrato in patria nel 1944 e ripresa l’attività universitaria mantenendo l’indirizzo di storia della ragioneria nella specifica accezione della «scrittura di conto», ritenne necessario approfondire metodicamente gli studi storici, frequentando tra l’altro i corsi di paleografia e diplomatica dell’Archivio segreto Vaticano. A conclusione di questo periodo pubblicò il saggio La ragioneria nella civiltà minoica dalle iscrizioni venute alla luce in Creta (secc. XIX-XIV a.C.), Roma 1948. Nel 1948 ottenne la libera docenza e, dal 1949, l’incarico di storia economica nell’Università di Pisa; alla fine di ottobre di quello stesso anno ottenne anche un assegno di studio del ministero della Pubblica Istruzione per seguire all’estero (fu a Bruxelles, Bruges, Gand, Anversa, e a Londra e Cambridge) i due filoni di ricerca che in quel momento principalmente lo interessavano: le iscrizioni sumeriche del terzo millennio a.C. su tabelle fittili e papiri inerenti il calcolo; e le vicende di alcune imprese di affari italiane (i Gallerani in particolare) operanti nelle Fiandre tra XIII e XIV secolo. Dal lavoro di questi anni, integrato dalla rilevazione del materiale documentario degli archivi toscani, in particolare a Pisa, Lucca, Massa, sortì la Storia della ragioneria. Contributo alla conoscenza e interpretazione delle fonti più significative della storia economica (Bologna 1950).
Pur nella trattazione generalistica, la Storia della ragioneria privilegia l’antichità e soprattutto il basso Medio Evo, i due momenti che il M. aveva approfondito sul piano documentale, sottolineando sin dal titolo il ruolo fondamentale rivestito dalle fonti nel suo metodo di ricerca; quest’ultima – ispirata sul piano teorico dai lavori degli anni Venti di M. Weber (da cui il M. «stralcia tutta la parte che riguarda la teorizzazione dell’agire economico, la razionalità del calcolo monetario […] nonché il più generale concetto di capitalismo inteso come forma di economia razionalmente orientata verso un profitto continuativo, sulla base di una previsione di mercato», Del Treppo, p. 58) e di W. Sombart (da cui trasse in particolare l’equazione tra capitalismo e partita doppia) – era appunto sostenuta dal costante riscontro con i documenti, in base ai quali il M. poteva affermare come la partita doppia si fosse «formata spontaneamente […] come conseguenza delle necessità amministrative derivanti dal continuo progredire dei traffici e dei commerci […] consustanziale al capitalismo, non generativa di esso né da esso creata» (ibid., pp. 59 s.), a sua volta potenziando, con il successivo sviluppo di pratiche contabili sempre più raffinate, l’ulteriore affermazione dei mercanti italiani, tra XII e XIV secolo. In questa prospettiva l’esercizio della ragioneria viene evidentemente considerato non solo espressione ma anche fattore attivo in grado di influenzare l’evoluzione storica e culturale in un determinato momento storico (cfr. anche La scrittura contabile alla fonte della storia economica, Bologna 1950).
Dal 1952 incaricato anche dell’insegnamento di dottrine economiche a Pisa e, dal 1953 al 1957, di storia economica e geografia economica nella facoltà di economia e commercio dell’Università di Cagliari, il M., agli inizi degli anni Cinquanta, nell’ambito delle ricerche negli archivi toscani si imbatté, a Prato, in un vero e proprio giacimento archivistico di grande rilievo e importanza, vale a dire la documentazione completa relativa all’attività professionale e privata di un grande mercante toscano della fine del Trecento, Francesco di Marco Datini (1335 - 16 ag. 1410), sulla quale finì per concentrare prevalentemente i suoi interessi.
Datini aveva iniziato la sua attività ad Avignone presso la corte pontificia, quindi aveva spostato la sua residenza a Firenze e Prato, creando nel corso degli anni un sistema economico complesso che alle aziende mercantili attive in Italia e Spagna univa attività bancarie e, in funzione dell’approvvigionamento, anche industriali. Morto senza figli, aveva lasciato erede di ogni sua proprietà, carte comprese, l’istituzione benefica pratese del Ceppo dei poveri. Al momento della rilevazione archivistica del M., a Prato – in una situazione gestionale, proprietaria e di accesso confusa e notevolmente disagiata – permaneva un patrimonio di 110.000 lettere, 500 registri e libri di conto e migliaia di altri documenti.
Il M. si immerse nel lavoro di ricognizione e riordino e, per procurare sostegno economico e organizzativo alla ricerca, liberandola almeno in parte dalle pastoie burocratiche e dagli appetiti risvegliatisi in varie istituzioni pubbliche, nel 1953 propose al presidente della Repubblica, e illustre economista, L. Einaudi, l’allestimento di una mostra che si aprì a Prato il 7 maggio 1955. Le risultanze scientifiche raggiunte dal M. confluirono in Aspetti della vita economica medievale (Studi nell’Archivio Datini di Prato) (Siena 1962).
Il volume disegna una figura che, per essere espressione di una specifica realtà, quella che circondava ed era rappresentata dal «mercante» italiano tra XIV e XV secolo, diviene di fatto esemplare, trattata però non in chiave di motivazioni o caratteri psicologici, quanto attraverso l’esame dell’attività di operatore economico che «mette in evidenza tutta una generale struttura altrimenti inattingibile» (Del Treppo, p. 54), quella delle modalità di esercizio dell’azienda, vero soggetto della trattazione. Nel ricostruirle il M. mette in chiaro i fondamentali del suo metodo di ricerca che consiste in una rigorosa filologia cui si accompagnano controlli di tipo statistico-quantitativo, nel senso che «fondando il fatto e il dato, o una serie di dati [il M.] pone e delinea anche il campo della loro frequenza»; in questo modo la narrazione storica è costruita non «sulle fonti ma con le fonti» (ibid., p. 55).
Nel 1957 il M. vinse il concorso che lo confermò sulla cattedra di storia economica di Pisa, dove, nel 1962, fu preside della facoltà di economia e commercio; nel 1963 venne quindi chiamato a Firenze, pur mantenendo per incarico la cattedra di Pisa fino al 1970. In questi anni, approfondendo lo studio del materiale dell’Archivio Datini, il M. individuò filoni tematici di ricerca tutti genericamente riconducibili al capitalismo medievale e in particolare alla storia interna dell’azienda.
Individuando di quest’ultima le successive modificazioni (da azienda indivisa a quella divisa in filiali, al sistema di aziende, alla compagnia per via di accomandita, alla società in accomandita, in parallelo con l’estendersi degli affari e del raggio di azione; cfr. Le società commerciali a Firenze dalla seconda metà del XIV al XVI secolo, in III Conférence internationale d’histoire économique, Monaco… 1965, a cura di D.E. Eversley, Paris 1972, pp. 47-62); le modificazioni del sistema contabile (quali l’introduzione della girata e la diffusione dello chèque), quelle del sistema dei noli e, contestualmente e conseguentemente, «la modificazione qualitativa del tenore e del livello di vita in seguito all’accrescimento quantitativo della circolazione dei beni, o ancora lo sviluppo del servizio postale e dell’informazione» (Del Treppo, p. 44), giunse per questo tramite a definire la cultura del mercante dei secoli XIV-XV, il suo know how come imprenditore «in cui il lato soggettivo-individuale è sempre strettamente correlato a quello organizzativo-strutturale» (ibid., p. 65). Tuttavia il concentrarsi della ricerca sul «grande mercante» pose anche negli studi del M. questa figura al centro del sistema come colui che plasma le nuove forme dell’economia come l’artista plasma l’opera d’arte, anch’egli, come i grandi artisti, uomo simbolo dell’epoca rinascimentale, in quanto, come scrive il M., «l’operatore economico assume dei caratteri nuovi in stretta derivazione da quella atmosfera» (L’altra Firenze, cfr. Del Treppo, p. 149).
Insieme con la produzione scientifica vera e propria, preoccupazione e merito del M. furono quelli di ordinare, catalogare, in una parola rendere disponibile agli studiosi, il patrimonio culturale rappresentato dall’Archivio Datini e, a completamento di una attività di operatore culturale intensa quanto quella scientifica, il M. si adoperò per lunghi anni alla creazione di un centro di studi legato a Prato. Questo nacque con la Fondazione Istituto internazionale di storia economica «Francesco Datini», inaugurata nel 1968 e finalizzata all’organizzazione di settimane di studio, di un’annuale attività didattica di specializzazione in storia economica e in grado di stabilire una notevole trama di rapporti scientifici a livello internazionale.
Ultima fatica del M. fu l’organizzazione di una mostra di storia della banca in occasione del quinto centenario del Monte dei paschi di Siena, svoltasi in palazzo Salimbeni dal 17 sett. al 10 dic. 1972, di cui egli curò il catalogo Guida alla Mostra internazionale di storia della banca, secc. XIII-XVI (Siena s.d. [ma 1973]).
Il M. morì a Firenze il 26 dic. 1973.
Fonti e Bibl.: Oltre ai necrologi di E. Sestan in Archivio storico italiano, CXXXII (1974), p. 133 e G. Barbieri, in Economia e storia, XXI (1974), p. 8, si rimanda a Studi in memoria di F. M., Napoli 1978, con particolare riferimento alle pp. XIII-XXIV per la bibliografia del M. e ai due saggi: M. Del Treppo, F. M. storico, pp. 1-87 e L. De Rosa, F. M. e la storia della banca, pp. 89-113.
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