MAZZUCHELLI, Federigo
MAZZUCHELLI (Mazzuchelli Maroli), Federigo (Federico). – Nacque a Spalato il 7 maggio 1672, primogenito di Ettore e della nobile Elena Maroli.
Rimasto, l’anno seguente, orfano della madre (morta pochi mesi dopo aver dato alla luce la figlia Artimisia), trascorse l’infanzia nella casa dei parenti materni. Nonostante il padre – che militava al servizio della Repubblica di Venezia in Dalmazia – cercasse di farlo appassionare alla vita militare, il M. mostrò una precoce e intensa propensione per gli studi di ambito letterario e scientifico, condotti sostanzialmente da autodidatta. Giunto a Brescia all’età di 15 anni con il padre e la sua seconda moglie, seguì corsi di eloquenza e filosofia; quindi si trasferì a Padova, dove si laureò in legge nel 1695.
Il 4 sett. 1700 sposò Margherita Muzio, nobile e ricca vedova di Sciarra Martinengo, che gli diede sei figli: un maschio morto subito dopo la nascita nel maggio 1702; Elena, nata nel 1703, monaca e badessa nel monastero bresciano di S. Giulia; Caterina, nata nel 1705, sposa nel 1725 del nobile Gaetano Emili; Gian Maria, nato nel 1707; Silvia Giuseppa, nata nel 1710 e morta nel 1712; Ettore, nato nel 1711.
Nel 1711 la moglie morì dopo aver dato alla luce l’ultimogenito, omonimo del nonno, che era morto il 27 agosto dello stesso anno. Il 28 sett. 1715 il M. convolò a seconde nozze con la facoltosa nobile Teresa Buzzoni, vedova di Giovanni Pontevico, che lo rese padre di Margherita, nata nel 1716 e divenuta monaca nel monastero di S. Giulia, e di Pietro Francesco Alessandro, nato nel 1718 e morto dopo pochi giorni.
Nel 1699, con la sua ammissione tra i magistrati del Collegio dei giudici di Brescia, aveva preso l’avvio la sua brillante carriera. Il M. fu infatti, oltre che cultore della filosofia, della teologia, della storia e delle belle lettere, esperto avvocato e studioso di diritto canonico e civile tanto che «non passò mai anno, nel quale parecchi onorevoli Uffici non esercitasse, né fu in Consiglio il suo nome proposto, che non fosse anche per lo più con acclamazione prescielto» (Ganassoni, p. 7).
Tra gli altri incarichi pubblici ricoperti il M. fu, nel 1702, podestà di Asola, cittadina al confine con il Cremonese e, nel 1704, fu inviato presso l’esercito francese durante la guerra di successione spagnola.
In questa occasione, poiché l’esercito francese sotto il comando di Louis-Joseph de Vendôme era sconfinato nel territorio di Montichiari, nel Bresciano, abbandonandosi a scorrerie, malgrado la neutralità della Repubblica, ottenne dal generale francese il ritiro delle truppe e il risarcimento dei danni.
In seguito fu per quattro volte abate, la più alta carica cittadina, e per tre volte pubblico deputato. L’abilità con cui aveva saputo gestire i suoi delicati compiti gli fu pubblicamente riconosciuta dalla Serenissima il 12 ag. 1707, quando fu nominato cavaliere per decreto dogale. Nel 1711, come nel 1716 e nel 1718, il M. fece parte di ambascerie bresciane a Venezia, ottenendo la risoluzione di questioni fiscali.
Nel 1735, durante la guerra di successione polacca, avendo le truppe sabaude sconfinato nella Provincia bresciana, col titolo di commissario il M. difese felicemente presso i comandanti sabaudi le ragioni dei territori invasi. Dopo l’egregia conduzione anche di tale incarico, il doge Luigi Pisani concesse al M. e alla sua discendenza maschile il titolo di conte (1° sett. 1736). In seguito il M. continuò a sostenere incarichi pubblici, ma quando, all’inizio dell’autunno 1746, sentì le forze mancargli, si fece trasportare a Montichiari, luogo da lui prediletto.
Il M. morì a Montichiari il 3 dic. 1746. Il suo corpo, come aveva disposto, fu vestito dell’abito dei riformati di S. Francesco e sepolto a Brescia nella chiesa della Congregazione.
Largamente munifico, specialmente nell’ultimo tratto della sua esistenza, dispose nel testamento del 1745 somme da destinarsi a opere di carità. Il M. non solo ampliò la rinomanza e il prestigio sociale della casata, ascritta grazie ai suoi meriti nel Libro d’oro della nobiltà cittadina, ma lasciò ai discendenti un ingente patrimonio, che aveva progressivamente accresciuto per l’effetto congiunto di cospicue eredità, di ricchi matrimoni e di un’oculata amministrazione. Esso comprendeva il palazzo di Brescia (nell’odierna via Gambara), l’imponente villa (oggi Giacomini) di Ciliverghe (frazione di Mazzano) – portata a termine dal figlio Gian Maria – con le relative tenute e possedimenti in Montichiari, Brandico, Meano (frazione di Corzano), Erbusco, Azzano e Albettone nel Vicentino. Quest’ultima proprietà era stata ereditata nel 1725 dallo zio materno Pietro: per effetto di tale lascito il M. e i suoi discendenti poterono affiancare al proprio cognome quello di Maroli.
Le «infinite Scritture» (Notizie, p. 26) lasciate dal M. risultano pressoché interamente connesse alla sua professione legale e ai suoi incarichi pubblici: tra esse figurano, manoscritte, la Relatione… della podestaria d’Asola (Brescia, Biblioteca Queriniana, Di Rosa, 102); la Relazione storica, politica, economica, topografica del fiume Oglio…, 1742 (ibid., 101), la Relazione ai deputati pubblici sulle cause di giurisdizione con la Val Trompia (ibid., 110), gli Indici diversi e sommari e indicazioni, distribuiti per materie, di documenti bresciani raccolti nei registri municipali del vecchio archivio di Brescia (ibid., 95); le Memorie di argomento storico e giuridico… (ibid., Mss., F.IV.10). Furono, invece, pubblicate tre imponenti opere compilative di argomento giurisdizionale: la Raccolta di privilegi… concernenti la città, e provincia di Brescia (Brescia 1732), la Raccolta di privilegi… concernenti l’esenzioni… delle valli Trompia, e Sabbia (ibid. 1736) e la Raccolta di privilegi… concernenti l’esenzioni… delle Quadre, e Comuni privilegiati… (ibid. 1744). Del M. sono noti anche due sonetti d’occasione pubblicati nella raccolta L’ossequio in gara overo raccolta di composizioni recitate dagli Accademici erranti (ibid. 1700) e due orazioni di carattere encomiastico, l’una in lode di P. Morosini (Alle glorie immortali…, ibid. 1700), l’altra in lode di A. Molin (Orazione in lode…, pubblicata adespota a Brescia nel 1704).
Fonti e Bibl.: Brescia, Biblioteca Queriniana, H.III.16: Registro degli istromenti... della famiglia Mazzuchelli, cc. 1-111; D.IX.8: A. Valentini, Nuova bio-bibliografia degli scrittori bresciani, XXXIV, cc. 525-540; F.M. Ganassoni, Orazione per la morte…, Brescia 1747; G.B. Rodella, Notizie intorno alla vita del conte e cavaliere F. M.…, in Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, [Venezia 1768]; V. Peroni, Biblioteca bresciana, II, Brescia 1823, pp. 260 s.; F. Lechi, Le dimore bresciane, V, Brescia 1976, p. 37; P. Guerrini, Araldica. Famiglie nobili bresciane, Brescia 1984, p. 280; Id., Araldica. Dissertazioni storiche e genealogiche, Brescia 1984, p. 93; Caro figlio, stimato padre…, a cura di S. Onger, Brescia 1998, pp. 14, 58 s.; Enc. bresciana, IX, p. 64.