SANVITALI, Federico
SANVITALI, Federico. – Nacque a Fontanellato il 19 maggio 1704, secondogenito maschio di Luigi III Sanvitali, conte di Fontanellato e Noceto e marchese di Belforte, e di Corona Avogadro.
Avviato fin da giovane agli studi eruditi dal padre e dal precettore privato Francesco Maria Biacca, Federico fu indirizzato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica nella Compagnia di Gesù. Nel 1727 si trasferì a Bologna per compiere la ratio studiorum gesuita nel collegio dei nobili e intraprendere il noviziato. Il contesto familiare e il soggiorno bolognese, ancora ignoto, furono i due ambiti privilegiati entro cui Sanvitali maturò una cultura poliedrica, capace di approcciarsi alle molteplici branche del sapere, con una specifica predilezione per la matematica.
Giambattista Chiaramonti informa che Sanvitali «in sua gioventù era stato in Prelatura a Roma» (Discorrere per lettera...: Carteggio Giuseppe Valeriano Vannetti - Giambattista Chiaramonti (1755-1764), a cura e con introduzione di L. De Venuto, in Civis, 2007, suppl. 22-23, pp. 468 s.), forse appena ordinato sacerdote. Nel 1736 fu inviato alla casa dell’ordine a Brescia per assumere l’incarico di segretario della biblioteca e di docente di matematica e teologia presso i due istituti gestiti dai gesuiti, il collegio dei nobili di S. Antonio e le scuole pubbliche delle Grazie, mansioni che mantenne per venticinque anni, fino alla morte.
L’arrivo di Sanvitali a Brescia segnò un momento capitale per la crescita della cultura scientifica del luogo, già connotato da radicate realtà erudite improntate all’approfondimento delle discipline matematiche e letterarie, quali l’adunanza Mazzuchelliana e la colonia arcadica Cenomana (M. Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, I, Bologna 1926, pp. 533-537, IV, 1929, pp. 23 s.). Complici le origini bresciane materne e il matrimonio della sorella Margherita con il conte Giovanni Antonio Fenaroli, Sanvitali s’inserì con facilità nel contesto locale aderendo al circolo del conte Gian Maria Mazzuchelli con lo pseudonimo di Agius Biosimus. Vi si distinse con interventi che testimoniano l’universalità dei suoi interessi: tenne infatti dissertazioni Sopra il passaggio degli uccelli (1754), Sopra l’origine, ed il progresso della civile architettura (1756), Sopra la maniera d’insegnar a parlare a coloro che, essendo nati sordi, sono ancor muti (1757) e ancora sulla pirotecnia. Si dedicò inoltre allo studio dell’idrostatica e al comportamento delle correnti dei fiumi, ideando forse soluzioni pratiche per l’arginamento delle esondazioni (Brognoli, 1785, p. 154).
L’orizzonte intellettuale di Sanvitali non si limitò al contesto bresciano. Dal 1740, sulle pagine delle riviste curate dal gesuita Francesco Antonio Zaccaria presentò alcuni studi matematici, su tutti la dimostrazione della proprietà dei numeri semplici già teorizzata da Bernard de Fontenelle (Lettera di Federigo Sanvitali della Compagnia di Gesù a S. E. il Signor Marco Cornaro, in Storia letteraria d’Italia, VI, Modena, 1754, pp. 761-779), prendendo inoltre parte a dibattiti epistolari con intellettuali italiani e stranieri su tematiche scientifiche: è il caso della Lettera di Federico Sanvitali [...] intorno ad una falsa data d’una edizione dell’Opera di Monsù Henrion intitolata: Usage du Compas de Proportion, e l’invenzione dello stesso compasso (Modena 1761, pp. 242-257). Importante fu anche l’attività letteraria, con componimenti poetici arcadici prodotti soprattutto per la colonia parmense (Memorie..., 1833, p. 192), di cui Federico fu tra i primi aderenti con il nome di Arcesila Eacideo.
Il suo profilo intellettuale e le sue competenze da bibliotecario lo portarono a stretto contatto con il cardinale Angelo Maria Querini, per il quale curò imprese editoriali, prestando poi assistenza nella gestione della sua raccolta libraria destinata alla fruizione pubblica. A lui il cardinale si rivolse nel 1752 per tentare, senza fortuna, di convincere Zaccaria ad accettare l’incarico di prefetto della biblioteca Queriniana. In virtù di tale rapporto a Sanvitali furono affidate la redazione e la recita dell’orazione funebre del cardinale, il 7 gennaio 1755.
Incisivo fu l’insegnamento svolto presso le scuole pubbliche e il collegio dei nobili, principale luogo di formazione quest’ultimo per la nobiltà di tutto il Nordest d’Italia. Titolare della cattedra di matematica dal suo arrivo fino al 1759, Sanvitali pubblicò a Brescia nel 1750 gli Arithmeticae elementa adolescentium matheseos studium ingredientium commodo explicata et demonstrata, seguiti nel 1756, editi ancora a Brescia, dai Compendiaria arithmeticae et geometriae elementa Brixianae juventutis matheseos studium aggredientis commodo collecta, due trattati di matematica a scopo didattico che ebbero ampia diffusione anche in scuole al di fuori del contesto bresciano. Presso le Grazie tenne anche un corso di architettura, decisivo per la formazione intellettuale dei suoi allievi Gaspare Turbini, Antonio Marchetti e Domenico Corbellini, principali protagonisti della scena architettonica bresciana del secondo Settecento. Intorno al 1756 Sanvitali riorganizzò le lezioni sull’architettura civile in un manuale scolastico in lingua latina destinato alla stampa, ma pubblicato solo post mortem a Brescia nel 1765 con il titolo Elementi di architettura civile del padre Federico Sanvitali della Compagnia di Gesù. Opera postuma, tradotto e illustrato da Gaspare Turbini.
Articolato secondo il metodo dimostrativo-deduttivo galileiano tipico della letteratura scientifica settecentesca, il trattato testimonia una solida competenza sulle tecniche costruttive, sostenuta da una conoscenza delle più aggiornate pubblicazioni internazionali del settore, e consente di riconoscere in Sanvitali la principale figura del contesto bresciano di metà Settecento impegnata in una più matura riflessione teorico-critica sulla disciplina architettonica in relazione con il contesto nazionale ed europeo.
Dotato di un forte carisma pedagogico, nel 1760 diede vita all’Accademia di fisica sperimentale e storia naturale, un ente di studio e di ricerca che fosse «qualche cosa di più di semplici e nude letture» (Commentari della Accademia di Scienze, lettere, agricoltura ed arti del dipartimento del Mella, Brescia 1808, p. 28) private, per strutturare e dare continuità alle tensioni di ricerca del cospicuo gruppo di allievi e intellettuali radunatisi attorno a lui. Insediata negli ambienti della biblioteca Queriniana, l’accademia prevedeva un laboratorio predisposto per un corso di fisica, dotato delle strumentazioni necessarie e di una raccolta di erbe e minerali con cui formare «un Museo Bresciano» (Pilati, 1769, pp. 88-104).
L’accademia si ispirava all’esperienza secentesca dell’Accademia dei Filesotici del padre Francesco Terzi Lana, ma anche alle realtà scientifiche più moderne, come il teatro di fisica sperimentale di Giovanni Poleni a Padova. Tra i soci fondatori, oltre ai conti Mazzuchelli e Bartolomeo Fenaroli, nipote di Sanvitali, figurano l’ingegnere Girolamo Francesco Cristiani e il conte Giambattista Suardi, i cui importanti studi matematici e idrostatici sono debitori degli insegnamenti del padre gesuita. Nel 1764 l’accademia fu assorbita dall’Accademia di agricoltura di Brescia.
Morì a Brescia, dopo una lunga malattia, l’8 dicembre 1761.
Si ritiene che a lui Giovanni Battista Guatteri abbia intitolato la pianta erbacea denominata Sanvitalia procumbens (P.A. Saccardo, La botanica in Italia, Venezia 1895, p. 146).
Fonti e Bibl.: Brescia, Biblioteca Queriniana: Fondo Autografi, cart. 958; ms. F.VI.4 m7, f. 4; Archivio di Stato di Parma, Fondo S., b. 872.
Dissertazioni istoriche, scientifiche, erudite recitate da diversi autori in Brescia nell’Adunanza letteraria del Signor Conte Giammaria Mazzuchelli, I, Brescia 1765, pp. 323-341, II, pp. 245-270; C. Pilati, Saggio di storia naturale bresciana, Brescia 1769, pp. 88-104; C.I. Frugoni, Opere poetiche del Signor Abate Carlo Innocenzo Frugoni fra gli Arcadi Comante Eginetico, VII, Parma 1779, pp. 37-42; A. Brognoli, Elogi di Bresciani per dottrina eccellenti del secolo XVIII, Brescia 1785, p. 152-157; A. Comolli, Bibliografia storico-critica dell’architettura civile ed arti subalterne (1792), IV, Milano 1964, pp. 24-29; Memorie degli scrittori e letterati parmigiani raccolte dal padre Ireneo Affò e continuate da Angelo Pezzana, VII, Parma 1833, pp. 189-196; A. Ferretti Torricelli, Scienziati bresciani, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, p. 1006; R. Boschi, Le alternative del Barocco, in Le alternative del Barocco. Architettura e condizione urbana a Brescia nella prima metà del Settecento, a cura di R. Boschi, Brescia 1981, pp. 7-150; G. Nova, Stampatori, librai ed editori a Brescia nel Settecento, Brescia 2011, p. 131; S. Margutti, L’insegnamento dell’architettura a Brescia alla metà del XVIII secolo: F. S. e il suo trattato “Elementi di architettura civile”, in Libri, incisioni e immagini di architettura come fonti per il progetto a Brescia tra XV e XIX secolo, a cura di I. Giustina, Palermo 2016, pp. 105-155.