MORASSUTTI, Federico
MORASSUTTI, Federico. – Nacque il 22 ottobre 1876 a San Vito al Tagliamento, in provincia di Udine, da Paolo e da Antonietta Zamperini.
Da diverse generazioni la famiglia Morassutti aveva legato il suo nome alla distribuzione commerciale di ferramenta e, soprattutto, di legname. Agli inizi degli anni Sessanta Antonio, nonno di Federico, aveva deciso di investire la maggior parte dei suoi capitali nell’acquisto di legname proveniente da diverse segherie della Carinzia. I manufatti, di qualità superiore rispetto a quelli di produzione locale, venivano poi rivenduti in tutto il Veneto, regione nella quale si assisteva all’epoca a un forte aumento dell’attività edilizia. La necessità di disporre di magazzini e punti vendita sul territorio spinse i Morassutti (l’attività era gestita da Antonio e dai figli Paolo e Pietro) ad aprire filiali in diverse città venete. Attorno al 1862 la scelta cadde su Padova, importante centro di intermediazione mercantile dell’area.
Federico trascorse la sua infanzia nel paese natale, frequentando le locali scuole comunali. All’età di dieci anni fu inviato a Cremona, presso il collegio Marco Gerolamo Vida, e da lì all’estero, a Grenoble e a Lubiana, al fine di perfezionare la propria istruzione e impratichirsi nelle materie commerciali. Mostrò subito una speciale passione per la matematica, grazie a una rapidità di calcolo della quale andò sempre fiero.
La ditta di famiglia attraversava in quel periodo non poche difficoltà. Dopo la morte del nonno Antonio (1875), la direzione era passata nelle mani di suo padre Paolo e dello zio Pietro. Nel 1891 quest’ultimo morì, lasciando il posto al primogenito Antonio. I rapporti fra Paolo e il nipote Antonio furono caratterizzati da forti dissidi, dovuti alla profonda differenza di vedute in campo imprenditoriale. Per Paolo, infatti, i risultati più ambiti dovevano essere raggiunti attraverso una strategia volta all’accumulazione del capitale e al risparmio; Antonio, invece, era fautore di una politica più rischiosa e tesa all’incremento dei profitti da ridistribuire in seguito fra i soci. Dopo qualche anno, nel marzo del 1895, la distanza fra i due si rivelò incolmabile e la scissione del gruppo fu inevitabile. Nacquero due ditte distinte: la «Paolo Morassutti», destinata a diventare un’azienda leader nell’intermediazione grossista, e la «Antonio Morassutti», che, dopo qualche anno, fu costretta a chiudere i battenti.
Il periodo successivo alla divisione dell’azienda di famiglia coincise con una fase molto importante per la formazione imprenditoriale del giovane Morassutti. Tornato dall’estero, affiancò il padre nel difficile compito di risanare l’azienda, indebolita dalla divisione patrimoniale e minacciata da una concorrenza sempre più serrata. In quegli anni la strategia di Paolo Morassutti si concentrò su tre obiettivi. In primo luogo riuscì a mantenere attivi i vecchi impianti di San Vito al Tagliamento, Portogruaro, Casarsa, Köflach e Zeltweg, mentre nuovi negozi furono aperti a Montebelluna (1896), Mestre, Vittorio Veneto (1897) e Motta di Livenza (1898). In secondo luogo, quale centro motore dell’azienda, fu scelta la sede padovana; qui, nei pressi dell’ex teatro Concordi, in pieno centro cittadino, fu allestito un magazzino di ferro e ferramenta, mentre in una zona limitrofa fu collocato un punto per la vendita al minuto. In questa direzione si inserì la terza e più importante scelta imprenditoriale: quella di investire su una rete di negozi – vera e propria catena distributiva ante litteram di prodotti a largo consumo – grazie alla quale la Morassutti avrebbe potuto compensare eventuali perdite nelle vendite all’ingrosso, fornendo allo stesso tempo una discreta quantità di capitale liquido.
Alla morte del padre, nel 1898, la gerenza dell’azienda passò a Federico che, pur non avendo ancora compiuto i 22 anni, era l’unico figlio maschio maggiorenne. Nei primi tempi fu tuttavia indispensabile l’appoggio della madre Antonietta e di un amico del padre, Antonio Coccolo, nelle vesti di consigliere. Inizialmente Morassutti concentrò i suoi sforzi sul consolidamento finanziario dell’azienda. L’obiettivo principale era quello di uscire dai confini regionali, per raggiungere il mercato nazionale e scongiurare così la chiusura dell’attività. Il processo di accelerazione registratosi in tutti i settori dell’economia, infatti, aveva determinato un aumento di concorrenti nei settori commerciali nei quali era attiva la Morassutti.
Federico ampliò le unità di negozi e puntò sul rafforzamento del settore dei casalinghi. Di fondamentale importanza fu la scelta di presentare alla clientela l’intero assortimento disponibile attraverso un catalogo periodicamente inviato ai dettaglianti delle diverse città. Sebbene l’iniziativa non portasse, come in altri Paesi esteri, all’avvio di un reale filone di vendite su catalogo, essa rappresentò un supporto indispensabile per gli agenti della ditta che potevano recarsi da clienti già sufficientemente informati del prodotto loro offerto. Allo sviluppo dell’azienda concorsero anche le variegate modalità di pagamento offerte ai compratori; oltre alle tradizionali pratiche seguite nel commercio grossista, fu infatti prevista una serie di dilazioni a seconda delle diverse regioni. A inizio secolo l’attività della ditta era articolata in tre rami distinti: l’ingrosso, la vendita a utilizzatori professionali e il dettaglio di massa.
L’impegno di Morassutti all’interno dell’azienda, continuo e costante, ebbe ricadute anche nell’ambito della sua vita privata. Solo a 29 anni, nel 1905, sposò Gianna Lucchetti, dall’unione con la quale nacquero poi 11 figli.
Lo scoppio della Grande Guerra inferse un duro colpo alla Morassutti: l’interruzione dei rifornimenti provenienti dall’area tedesca, le difficoltà nel trovare fornitori e agenti nella Penisola, i crescenti ostacoli interposti al trasferimento delle merci e la collocazione dei principali magazzini e negozi nelle immediate retrovie del fronte ridussero notevolmente il livello commerciale dell’azienda. L’attività ebbe un calo, in particolare, nel ramo della vendita al minuto e degli utilizzatori professionali. Per compensare almeno in parte le perdite derivanti degli altri settori, si cercò di imboccare la difficile strada delle forniture militari. Il danno maggiore si registrò in ambito finanziario, dove molti pagamenti per le vendite ordinarie non vennero saldati, mentre quelli per le forniture all’esercito procedettero con molta lentezza.
Gli anni del primo dopoguerra offrirono nuove opportunità per il rilancio della ditta. Aumentarono le importazioni di materiali dalla Germania, dall’Austria e dalla neonata Cecoslovacchia. L’incremento della concorrenza e il conseguente ribasso dei prezzi furono contrastati con una maggiore diversificazione dell’offerta di prodotti e con una più attenta scelta delle fonti di approvvigionamento dall’estero. L’obiettivo di Morassutti – l’espansione dell’azienda attraverso la rete commerciale – non venne mai meno: furono aperti nuovi depositi, prima a Bologna e poi a Napoli. Una simile strategia espose l’impresa a molti rischi, ma ebbe il merito di collocarla ai primi posti nel panorama nazionale del settore distributivo.
In quel periodo, tuttavia, nacquero i primi contrasti all’interno della famiglia. La morte della madre Antonietta (1922) e la successiva spartizione del patrimonio fra i figli portarono all’ingresso in azienda dei fratelli Giovanni Paolo, Domenico e Antonio. La «Paolo Morassutti» fu trasformata in una società a nome collettivo e Federico, che avrebbe preferito la costituzione di una società in accomandita, fu nominato amministratore delegato. Di lì a qualche anno, in concomitanza con la crisi generale degli anni Trenta, il fratello minore Antonio lasciò l’azienda. In seguito, a causa delle perdite registrate in alcuni anni, emersero le profonde differenze fra le strategie imprenditoriali dei tre fratelli rimasti. Federico era propenso a continuare gli investimenti anche in un periodo così difficile, al fine di non perdere i contatti e le posizioni raggiunte. Per Giovanni Paolo e Domenico, invece, era prioritaria la conservazione del patrimonio familiare. Morassutti riuscì ad evitare la chiusura dei depositi di Napoli e Bologna per non compromettere il credito bancario e commerciale di cui godeva l’azienda. In seguito fondò una società satellite, la «Federico Morassutti & C.», con lo scopo di proseguire nel commercio di legname, il settore che maggiormente gravava sul bilancio. Sul finire degli anni Trenta, comunque, l’attività della ditta principale era in continuo aumento: furono aperti diversi depositi a Bologna, Pordenone, Roma e Castelfranco Veneto, anche se poi molti di questi sforzi furono frenati dallo scoppio del secondo conflitto mondiale. Il 16 dicembre 1943, inoltre, il bombardamento aereo su Padova distrusse lo stabilimento di via Trieste, sede centrale della ditta.
L’opera di ricostruzione fu possibile grazie all’utilizzo del patrimonio societario. Intorno agli anni Cinquanta l’azienda aveva già aumentato il proprio giro d’affari e impiegava più di 500 dipendenti distribuiti in 21 negozi e depositi. L’efficiente rete allestita da Morassutti nei decenni precedenti stimolò inoltre l’impresa a dotarsi di un ufficio stampa, per le necessarie comunicazioni su listini, cataloghi e stampati.
In seguito, grazie a diversi contratti di fornitura in esclusiva con ditte tedesche e inglesi produttrici di ceramiche e casalinghi, furono incentivate le vendite al dettaglio nell’obiettivo di abbandonare il settore della ferramenta e spostare il baricentro commerciale verso gli oggetti per la casa. Nell’ambito dell’organizzazione interna furono potenziate le strutture di vendita, con l’introduzione di moderne tecniche di lay-out nei magazzini, e migliorati i percorsi formativi dei buyers, ai quali veniva richiesta un’ampia e approfondita conoscenza dei prodotti offerti e delle modalità di vendita. Una maggiore attenzione fu altresì riservata al marketing innovativo, con l’adozione di propri marchi a garanzia della qualità di alcuni prodotti. La società stessa cambiò volto: Morassutti si impegnò in prima persona nella trasformazione in una moderna S.p.A. spinto, soprattutto, dalle necessità della ripresa postbellica. Il passaggio si concretizzò nel luglio del 1952.
Con un capitale di 210 milioni di lire, l’azienda impiegava ora circa 570 dipendenti dislocati in 24 insediamenti (20 negozi e 4 depositi) sparsi sull’intero territorio nazionale: dal Veneto al Lazio, dalla Liguria all’Emilia, dalla Lombardia alla Campania. A riconoscimento di un impegno che durava ormai da più di cinquant’anni, Morassutti fu nominato presidente e amministratore delegato. Il cambiamento in atto (un mix fra tradizione gestionale, vocazione al rischio oculato e innovazione) fu tuttavia segnato dal tragico incendio che colpì, il 17 gennaio 1953, la sede centrale dell’azienda.
Morassutti morì a Padova, quindici mesi dopo, il 17 aprile 1954, a causa di un attacco apoplettico.
Con il suo operato, l’azienda di famiglia si era affermata come una fra le principali realtà nel settore della distribuzione grossista del panorama nazionale. Sette anni dopo la sua morte, il 4 giugno 1961, fu inaugurata la nuova sede centrale nella neonata area industriale di Padova: la ditta poteva allora vantare 1250 dipendenti, 7 depositi e 27 filiali.
Fonti e Bibl.: L’Archivio aziendale della «Paolo Morassutti» è andato distrutto a seguito dell’assorbimento, negli anni Settanta, della sede centrale di Padova da parte del gruppo La Rinascente. Alla famiglia Morassutti è dedicato il volume Una famiglia e un caso imprenditoriale: i Morassutti, a cura di G. Roverato, Vicenza 1993 (per Federico spec. pp. 38-88, 98-226). Dagli autori del volume sono state raccolte una serie di carte, intitolate Carte Morassutti, contenenti corrispondenze private, bilanci aziendali e materiale pubblicitario.