ZINELLI, Federico Maria
– Nacque a Venezia il 23 giugno 1805 da Niccolò (in alcuni repertori riportato anche come Nicolò) e da Laura Francesca Dolfin, sposata in seconde nozze dal padre, già vedovo della nobile Giacinta Zorzi.
Fu l’unico figlio maschio nato dalle due unioni matrimoniali paterne. La famiglia di provenienza era di recente nobiltà, avendo ricevuto il fregio nobiliare dalla Repubblica di Venezia nel 1793, riconoscimento poi confermato dall’autorità imperiale austriaca il 1° agosto 1819 (Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nelle provincie venete compilato da Francesco Schröder segretario di Governo, II, Venezia 1831, pp. 388 s.).
Zinelli svolse i primi studi a Padova, frequentando dapprima il collegio diretto dall’abate Bartolomeo Benetello e, successivamente, il seminario cittadino, dove seguì le ultime classi del ginnasio e di filosofia. Nel 1821, nonostante le forti resistenze dei genitori, scelse la vita ecclesiastica ed entrò nel seminario di Venezia, dove, per volontà del patriarca Giovanni Ladislao Pyrker, veniva impartita ai chierici una formazione filosofica e teologica che, in piena sintonia con gli orientamenti provenienti da Vienna, puntava a plasmare un clero funzionale alle esigenze burocratiche e di controllo del sistema di potere asburgico, ne ampliava l’istruzione e lo forniva di una moralità più rigida e di una spiritualità meno devozionalistica.
Ordinato sacerdote il 26 dicembre 1827, Zinelli venne trattenuto nel seminario patriarcale, dove fu docente di letteratura, filosofia, diritto pontificio e teologia dogmatica e pastorale e dove, per oltre un ventennio, fu prefetto agli studi. Collaborò con il patriarca Jacopo Monico nell’impegno di rendere l’istituto un luogo di formazione sottratto alle ingerenze governative e sostenne l’opera di riqualificazione culturale del clero veneziano promossa dall’autorità patriarcale mediante conferenze e pubblicazioni, la più nota delle quali fu Biblioteca dell’ecclesiastico (Venezia 1839), dove Zinelli fornì indicazioni sulla tipologia di testi che un sacerdote doveva avere a disposizione per coltivare un costante aggiornamento teologico, liturgico e morale.
Fu anche consultore della curia patriarcale per questioni di ordine giuridico, conquistandosi «fama di espertissimo nel foro così ecclesiastico come civile» (Chimenton, 1936, p. 4). Mise a frutto la sua competenza in ambito giuridico scrivendo Nexus scientificus praecipuarum propositionum spectantium ad introductionem Jurisprudentiae Ecclesiasticae, pubblicato a Venezia nel 1830.
Fu valente oratore e fecondo pubblicista, scrivendo, sulla scia della diffusione del pensiero kantiano nella penisola, di questioni di metodo (Dei due metodi analitico e sintetico. Discorso dell’abate Federico Maria Zinelli, Venezia 1832), dibattendo sulle tendenze umane legate all’intelletto e alla volontà (Degli affetti, dell’amore e dell’amicizia, Padova 1838) e illustrando, ancorché in prospettiva apologetica, il rapporto tra fede e scienza (Intorno allo spirito religioso della filosofia di Galileo Galilei, Venezia 1836) e la relazione fra dimensione religiosa e piano poetico (Intorno allo spirito religioso di Dante Alighieri desunto dalle opere di lui, I-II, Venezia 1839). Collaborò con importanti letterati veneti come Niccolò Tommaseo e Luigi Carrer e fu tra i principali organizzatori della Pia associazione de’ buoni libri, iniziativa volta a promuovere a Venezia la circolazione di opere che si fossero segnalate per avere testimoniato i principi cristiani in ogni campo dello scibile scientifico e letterario. Nel 1843 fu nominato socio corrispondente dell’Imperiale Regio Istituto di scienze, lettere e arti, da poco rifondato dall’imperatore Ferdinando I.
Durante i rivolgimenti del biennio 1848-49 Zinelli, in piena consonanza con il patriarca Monico, si attestò su una linea di sostegno al governo repubblicano, considerato legittimamente costituito, non mancando, tuttavia, di dimostrarsi critico dinanzi a provvedimenti e condotte che misero in discussione la posizione di privilegio della Chiesa cattolica. Nei dibattiti politici che attraversarono Venezia in quei mesi egli venne indicato come ‘albertista’, perché sostenitore dell’idea che l’unità italiana dovesse partire dall’unione con la casata dei Savoia.
Durante i patriarcati di Giovanni Pietro Aurelio Mutti (1852-1857) e di Angelo Francesco Ramazzotti (1858-1861) Zinelli vide progressivamente consolidarsi il proprio ruolo in seno al clero veneziano fino a diventare nel 1859 canonico teologo della basilica di S. Marco e nel 1860 vicario generale. A lui il patriarca Ramazzotti affidò l’incarico di elaborare lo schema generale delle norme che andarono a comporre il primo concilio provinciale veneto (1859). Impermeabile agli stimoli offerti dal pensiero rosminiano, presente, ancorché in posizioni di minoranza, fra il clero veneziano e veneto, l’impianto elaborato da Zinelli puntò a sottolineare, in un’epoca di rivolgimenti e trasformazioni, il senso della perennità e della continuità della ‘tradizione’ cristiana e a definire il perimetro di pertinenza dell’autorità ecclesiastica dinanzi alle ingerenze di una burocrazia statale austriaca che, nonostante la stipula del concordato del 1855, continuava ad attuare sul piano giuridico pratiche ispirate a criteri giuseppinisti.
Tra il 1860 e il 1861 Zinelli prese una decisa posizione contro i rivolgimenti politici che stavano portando all’unificazione italiana. Dopo avere dato alle stampe testi tesi a confutare l’opuscolo francese Le pape et le congrès e appelli antitemporalisti lanciati al clero italiano (Il papa e il congresso, Venezia 1860; L’appello al clero italiano di Antonio Salvoni, arciprete e vicario foraneo di Gavardo, confutato dal nobile signore Federigo Maria Zinelli, Venezia 1860) tenne nella basilica di S. Marco tre cicli di lezioni, poi pubblicate (Lezioni sui sacri libri dei Maccabei lette nell’anno MDCCCLX dal nobile signore Federigo Maria Zinelli, Venezia 1861; Pio IX e Francesco II. Gli odierni trionfi degli empi, Venezia 1861; Lezioni teologali intorno agli errori del giorno, Venezia 1861) che gli causarono contestazioni, minacce e percosse. In questi interventi pubblici egli espresse un’aspra critica al laicizzarsi della società civile e al liberalismo, prospettò la restaurazione dell’alleanza tra trono e altare e attaccò l’unità italiana, da lui considerata «sforzata» e mantenuta attraverso il ricorso alla repressione e alla violenza. In modo particolare, difese con toni decisi il potere temporale del papa, sollecitando con perentorietà i fedeli a prendere posizione sulla questione e chiedendo loro di esprimere la propria appartenenza cattolica attraverso un impegno sociale e politico che doveva portare al ripristino del volto cristiano del temporale. L’eco di questi interventi rese Zinelli uno dei principali promotori dell’intransigentismo temporalista veneto.
Nominato vescovo di Treviso da Pio IX il 24 agosto 1861, ricevette la consacrazione episcopale il 9 febbraio 1862 nella cattedrale di Udine. Il 24 maggio successivo fece il suo ingresso solenne in diocesi, accolto con freddezza e ostilità dagli abitanti di Treviso che lo accusavano di austriacantismo e di sentimenti antitaliani.
In terra trevigiana Zinelli confermò il suo orientamento fermamente temporalista e si dimostrò molto energico nell’imporre la disciplina ecclesiastica ai sacerdoti filomoderati e liberali, come indicò nel gennaio del 1863 la sospensione a divinis da lui comminata a tredici preti che si erano rifiutati di sottoscrivere la protesta concordata dai vescovi della regione contro La questione romana e il clero veneto di don Angelo Volpe. La necessità del potere temporale e il rifiuto delle idee liberali vennero ribaditi da Zinelli in occasione della presentazione dell’enciclica Quanta cura e dell’allegato Sillabo (Lettera pastorale con cui accompagna l’enciclica Quanta cura con osservazioni sopra ciascun errore condannato, Treviso 1865).
Il temporalismo e il rifiuto dei principi rivoluzionari liberali furono alla base del sostegno accordato da Zinelli al governo austriaco. Questo non impedì al vescovo di mostrarsi critico nei confronti del riaffiorare delle tendenze giuseppiniste, espresse a Treviso in pesanti interferenze governative nell’amministrazione dei beni ecclesiastici e nell’autorizzazione della libera circolazione di libri condannati dalla Chiesa come Vita di Gesù di Ernest Renan.
Durante gli anni della dominazione austriaca avviò un percorso di rilancio del seminario, ampliandone tanto la struttura quanto l’offerta formativa e ottenendone il riconoscimento pubblico. Inaugurò inoltre un severo processo di selezione dei candidati al sacerdozio.
Zinelli visse con difficoltà il passaggio del Veneto al Regno d’Italia. Tra l’agosto e il dicembre del 1866 la sua fama di austriacante gli provocò numerosi e violenti attacchi, ai quali reagì con fierezza e coraggio. Coerentemente con la sua visione provvidenziale del potere e dell’ordine sociale, accettò la nuova situazione politica, dimostrandosi, però, attento a non compiere gesti che potessero costituire riconoscimento del processo di unificazione che aveva leso il potere temporale del papa.
Con l’annessione Zinelli avviò un processo di riorganizzazione del tessuto parrocchiale, volto a rafforzare la devozione romano-papale tra i fedeli e di cui verificò l’attuazione durante le due visite pastorali condotte tra il 1866 e il 1869 e il 1874 e il 1875. Promosse la diffusione delle Conferenze di San Vincenzo e dell’Opera dei congressi, che, al termine dell’episcopato zinelliano, contò nella diocesi trevigiana ottantaquattro comitati parrocchiali.
Partecipò al Concilio Vaticano I, dove, fin dall’inizio dei lavori, si schierò a favore dell’infallibilità pontificia. Fu membro della commissione dogmatica De fide, chiamata a elaborare la costituzione Pastor aeternus. A lui venne affidato il delicato compito di presentare all’assemblea il capitolo III del documento, riguardante l’estensione e la portata del primato del romano pontefice.
Colpito da apoplessia nell’estate del 1875, pur senza rinunciare alle prerogative del proprio ruolo fu costretto ad attenuare la sua azione di governo episcopale, avvalendosi in misura crescente della collaborazione di Giuseppe Sarto, all’epoca cancelliere della curia trevigiana. Morì a Treviso il 24 novembre 1879.
Fonti e Bibl.: Le lettere pastorali e la documentazione sull’azione di governo episcopale svolta da Zinelli a Treviso sono contenute presso l’Archivio storico della diocesi di Treviso, Sezione Governo Diocesi.
C. Chimenton, S. Ecc. mons. Federico nob. Zinelli e il Seminario diocesano, Treviso 1936; C. Tonietto, Il vescovo F. Z. e la sua attività al concilio Vaticano I, tesi di laurea, Università degli studi di Padova, 1959-60; A. Gambasin, Orientamenti spirituali e stati d’animo dei cattolici intransigenti veneti, in Chiesa e Stato nell’Ottocento. Miscellanea in onore di Pietro Pirri, I, a cura di R. Aubert - A.M. Ghisalberti - E. Passerin d’Entrèves, Padova 1962, pp. 290-296; A. Gambasin, Problemi e dibattiti al primo Concilio provinciale veneto (1859), in Rosmini e il rosminianesimo nel Veneto, [Verona] 1970, pp. 145-216; F. Zabbeo, La figura di F.M. Z. vescovo di Treviso (1861-1879) e la sua visita pastorale nelle foranie di Camposampiero, Trebaseleghe, Mirano, tesi di laurea, Università degli studi di Padova, 1970-71; R Riezler - P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VIII, Patavii 1978, pp. 537 s.; P. Pecorari, La rivoluzione cainita, il potere e il peccato: “valenze” dell’utopismo metastorico zinelliano (1860), in Atti del Convegno storico di studi sul tema “Il Lombardo Veneto dal 1849 al 1866”, San Martino della Battaglia..., 1977, Padova 1978, pp. 183-208; E. Rosellini, Il vescovo di Treviso F. Z. nell’annessione del Veneto all’Italia, in Studi in onore di Angelo Gambasin. Dagli allievi in memoria, a cura di L. Billanovich, Vicenza 1992, pp. 219-292; S. Tramontin, La Chiesa trevigiana dalla caduta della Repubblica al concilio Vaticano II, in Diocesi di Treviso, a cura di L. Pesce, Padova 1994, pp. 231-241; M. Galvan, F. M. Z. vescovo di Treviso (1805-1879). Profilo biografico ed attività pastorale alla luce delle fonti edite ed inedite, tesi di laurea, Università degli studi di Venezia Ca’ Foscari, 1995-96; S. Chioatto, La devozione al papa nel magistero e nell’azione pastorale del vescovo F. M. Z. (1861-1879), in Il ministero del vescovo nella vita della Chiesa. Figura e figure. Scritti in onore di Paolo Magnani vescovo di Treviso nel XXV di ordinazione episcopale, Treviso 2002, pp. 269-312.