MALDARELLI, Federico
Nacque a Napoli il 2 ott. 1826 da Gennaro, pittore, e da Margherita Aulicino. Pittore, disegnatore e anche scultore nella maturità, fu allievo di Costanzo Angelini, dopo essere stato introdotto all'arte dal padre.
Grazie alla sua guida il M. poté cominciare prestissimo a prendere parte alle Mostre Borboniche: appena tredicenne si presentò nel 1839 con una Testa della ss. Vergine (ubicazione ignota), prima testimonianza di una serie di opere a soggetto sacro, realizzate secondo i dettami accademici filtrati dal padre, che caratterizzarono la sua fase artistica iniziale. Dal 1839 il M. fu presente a tutte le esposizioni borboniche fino all'ultima del 1859 (Valente, 1993, p. 139). Si segnalò alla critica e venne premiato con la terza medaglia d'oro nel 1855 con S. Gliceria converte e battezza il suo carceriere (oggi nelle collezioni del Museo di Capodimonte), esposto accanto a Gl'iconoclasti di D. Morelli (prima medaglia d'oro). L'amicizia e la vicinanza al coetaneo Morelli, fino a oggi poco note, ma in realtà ben documentate dal fascicolo personale conservato presso l'Archivio dell'Accademia di belle arti di Napoli, oltre che da Le carte di Domenico Morelli( (n. 57), perdurarono per tutta l'esistenza del M., che tuttavia aderì superficialmente al rinnovamento morelliano del linguaggio (Picone Petrusa, p. 504).
Al di là dell'influenza artistica, nel 1850 il M. ebbe presumibilmente modo di consolidare il suo legame con Morelli quando entrambi superarono il concorso per il pensionato di Roma, Morelli al primo posto e il M. al terzo, secondo quanto testimonia il fascicolo personale. In quegli anni la non obbligatorietà del trasferimento a Roma per il pensionato artistico (ibid., p. 518 n. 9) consentì al M. di dedicarsi a numerose commissioni provenienti soprattutto dalla Casa reale e dal clero partenopeo.
Tra le prime si segnalano Cristo nell'orto del Getsemani e Riposo durante la fuga in Egitto per la cappella di palazzo reale a Napoli; Rachele al pozzo e Rebecca ed Eleazar (1851) per gli appartamenti reali (Porzio). Di committenza reale sono anche tre dipinti inediti eseguiti per la chiesa di S. Antonio di Padova a Caserta dei padri liguorini, fatta costruire da Ferdinando II dall'architetto P. Valente nel 1843 su una chiesa preesistente: La Vergine Immacolata; S. Giuseppe col Bambino Gesù e coro d'angeli; S. Antonio da Padova (lettere del 10 luglio 1850 e dell'8 marzo 1853 conservate nel fascicolo personale). Tra le commesse ecclesiastiche, invece, di una certa rilevanza sono i dipinti per la chiesa dei Ss. Severino e Sossio a Napoli (Profanazione del tempio, Visitazione di s. Elisabetta e S. Ferdinando) e La Vergine col Bambino e santi per il santuario di Pompei.
Oltre che nella pittura, il M. seguì le tracce del padre anche nell'insegnamento del disegno, cominciando a sostituirlo già dagli inizi degli anni Cinquanta nelle supplenze alla scuola elementare degli artieri (lettere datate 24 nov. 1853, 12 dic. 1854, 29 luglio e 19 dic. 1856, contenute nel fascicolo personale del padre Gennaro conservato a Napoli nell'Archivio dell'Accademia di belle arti, cartella 17, B. I, serie Professori, sottoserie Fascicoli personali, senza numerazione di carta), fino a subentrargli definitivamente il 1( luglio 1858, dopo la sua morte. Come si ricava, ancora, dal suo fascicolo personale, il 15 ag. 1863 il M. sarebbe diventato professore aggiunto di disegno di figura, affiancando R. Postiglione, A. Licata e G. Morelli, nella cattedra di G. Mancinelli (Lorenzetti, p. 129); e il 31 dic. 1885 avrebbe ottenuto l'incarico di "professore di disegno dalla statua".
Nel 1861 alla Mostra nazionale di Firenze presentò l'opera La vedova del volontario (ubicazione ignota), dipinto a soggetto storico patriottico che, insieme con un altro rintracciato sul mercato antiquario, La legione dei volontari del 1861 (ubicazione ignota: Bénézit), testimonia la sua piena adesione agli ideali liberali e nazionali. Nel 1862 il M. partecipò alla prima mostra della Società promotrice di belle arti di Napoli e, quindi, a diverse delle successive, esponendo La lettura di soppiatto, Poppea e S. Elisabetta regina d'Ungheria (Valente, 1993, p. 139).
Nelle scelte formali dei soggetti, inizialmente di genere religioso, e, a partire dagli anni Sessanta, anche di genere neopompeiano e realista, il M. restò ancorato fino alla maturità al modello accademico neoclassico della finitezza e della precisione puntigliosa delle figure e delle cose rappresentate. Esso trovava riscontro non tanto in ambito partenopeo, dove si apprezzava più la resa non finita di Morelli, quanto Oltralpe, ricollegandosi direttamente al filone commerciale della pittura dei pompiers inaugurato in Francia da L. Gérôme e che aveva avuto successo in tutta l'Europa e nell'America settentrionale grazie all'intraprendenza del mercante parigino A. Goupil. Con l'ambiente francese, infatti, il M. ebbe modo di confrontarsi almeno in tre occasioni: un soggiorno a Parigi nell'estate del 1866 (lettera del 26 luglio 1866, nel fascicolo personale), la partecipazione all'Esposizione universale di Parigi nel 1867 con due studi (Valente, 1993, p. 139), infine, la presenza al Salon del 1880 con due dipinti di ridotte dimensioni, Bain e L'Assomption (Explication des ouvrages de peinture(). Assai più vicina alle tematiche moderne di ambiente francese nella scelta del genere en plein air si rivela un'altra opera datata al 1881, In un campo di papaveri, rintracciata sul mercato antiquario (ubicazione ignota: Bénézit). Un largo consenso il M. trovò anche nell'ambito del collezionismo tedesco e anglosassone, come è reso noto da alcune lettere inedite del 1877-78 inviate all'artista da mercanti tedeschi, nelle quali si chiede l'invio di dipinti per le esposizioni permanenti nelle loro gallerie, e da due trafiletti di giornali inglesi che riportano il successo ottenuto a Rochester nel 1878 presso la Rundel Gallery dei dipinti Pompeian bath e The vestal virgin di ubicazione ignota, compresi nel fascicolo personale.
Gli anni Settanta videro il M. partecipe delle più importanti iniziative artistiche partenopee e nazionali. Fu membro del consiglio direttivo dell'Accademia di belle arti durante la presidenza di Morelli (Le carte di Domenico Morelli(, nn. 395, 510 e passim), dal quale fu nominato ispettore onorario della Pinacoteca di Capodimonte (Della Rocca, p. 53); venne eletto vicepresidente al primo Congresso artistico italiano di belle arti di Parma del 1870 (Biscarra, p. 141), mentre all'esposizione si presentava con quattro dipinti di genere neopompeiano (Valente, 1993, p. 139). Nel 1877 diresse alcune delle cerimonie di inaugurazione dell'Esposizione nazionale di Napoli, alla quale si propose ancora con due opere neopompeiane (Netti, p. 140).
Riguardo alla sua attività scultorea, iniziata negli anni della maturità, si hanno poche notizie. Nel 1878, in occasione della Promotrice napoletana, presentò per la prima volta, assieme al dipinto La sepoltura di s. Sossio martire per la chiesa madre di Frattamaggiore, due statue in marmo eseguite per il santuario della Madonna di Pompei e situate sulle due porte che fiancheggiano l'altare maggiore, L'orazione mentale e L'orazione vocale del rosario, e una statua in gesso di Susanna al bagno (Valente, 1993, p. 139). Ulteriori indicazioni sull'attività scultorea provengono dalle fonti archivistiche: si ha notizia di una testa modellata, realizzata per il concorso nazionale del pensionato del 1880 (lettera del 19 ott. 1880, in Le carte di Domenico Morelli(, n. 687) e di quattro statue di gesso donate dalla vedova Giulia De Luca all'Istituto di belle arti di Napoli in ricordo del marito (lettera del 12 febbr. 1894, nel fascicolo personale).
Presso la Galleria dell'Accademia di belle arti di Napoli si conservano altre due opere dell'artista: un ritratto ad olio "fortemente faruffiniano" (Fusco), La lettera (Caputi - Causa - Mormone) e un Autoritratto (Maresca di Serracapriola, p. 93). Altre istituzioni pubbliche conservano sue opere: la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma possiede Donna pompeiana che legge; mentre presso l'Amministrazione provinciale di Avellino si trova La stanza da letto di una pompeiana, identificata con il dipinto di analogo soggetto esposto a Parma nel 1870 e alla Promotrice di Napoli del 1871 (Valente, 1993, p. 139).
Il M. morì a Napoli il 9 dic. 1893.
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. dell'Accademia di belle arti, B. VI, serie Professori, sottoserie Fascicoli personali, cartella 17: Federico Maldarelli; F.P. Bozzelli, Sulla pubblica mostra degli oggetti di belle arti nella primavera del 1855, Napoli 1856, pp. 128-135; C.F. Biscarra, Primo Congresso artistico italiano e delle Esposizioni di belle arti di Parma. Ricordi e note, in L'Arte in Italia, II (1870), 9, pp. 141-143; A. Rondani, Scritti d'arte, Parma 1874, pp. 49, 53-55, 365; Catalogo della Esposizione nazionale di belle arti del 1877 in Napoli, Napoli 1877, pp. 38 n. 482, 59 n. 793, 129; Explication des ouvrages de peinture( exposés au Palais des Champs-Élisées le 1.er mai 1880, Paris 1880, p. 242, nn. 2436 s.; M. Della Rocca, L'arte moderna in Italia, Milano 1883, pp. 53-55; A. Maresca di Serracapriola, Pittori da me conosciuti, Napoli 1936, pp. 82, 92 s.; G. Ceci, Bibliografia per la storia delle arti figurative nell'Italia meridionale, II, Napoli 1937, nn. 3764, 3903, 4044, 4128, 4186, 4209, 4256, 4825 s., 5364; C. Lorenzetti, L'Accademia di belle arti di Napoli (1752-1952), Firenze 1953, pp. 116, 129, 259; B. Molajoli, Il Museo di Capodimonte, Napoli 1961, p. 58; A. Caputi - R. Causa - R. Mormone, La Galleria dell'Accademia di belle arti in Napoli, Napoli 1972, p. 113, n. 299, fig. 42; F. Netti, Scritti critici, a cura di L. Galante, Roma 1980, pp. 140, 152, 289; G.A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, pp. 57, 151, 228, 259, 301; Il secondo '800 italiano. Le poetiche del vero (catal.), a cura di R. Barilli, Milano 1988, pp. 132 s.; C. Tavarone, in G. Muollo, Pittori dell'800 in Irpinia nella collezione dell'Amministrazione provinciale (catal., Avellino), Roma 1989, pp. 37-39, 79; M.A. Fusco, in La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, p. 894; M. Picone Petrusa, La pittura dell'Ottocento nell'Italia meridionale dal 1848 alla fine del secolo, ibid., pp. 504, 511, 518; I. Valente, in La pittura napoletana dell'Ottocento, a cura di F.C. Greco, Napoli 1993, pp. 64, 139, tavv. 254 s.; Id., in Civiltà dell'Ottocento, I, Le arti figurative (catal.), a cura di N. Spinosa, Napoli 1997, pp. 584, 586, fig. 17.213; A. Porzio, La quadreria di palazzo reale nell'Ottocento. Inventari e museografia, Napoli 1999, p. 148; Le carte di Domenico Morelli nell'Archivio storico dell'Accademia di belle arti di Napoli, a cura di C. Carrino, con la collaborazione di R. di Costanzo, Napoli 2002, nn. 57, 105, 163, 394 s., 510, 556 s., 564 s., 687, 831, 842, 854, 945; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 589; E. Bénézit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres(, IX, Paris 1999, p. 95.