GAZINO, Federico
Nacque a Mantova nel 1506 da Francesco; non ci è noto invece se sua madre fosse Dorotea Ceresara, prima moglie di Francesco, o Paola Valenti, la seconda consorte. Suo padre aveva militato al servizio del marchese di Mantova Francesco Gonzaga e nel 1495 aveva combattuto agli ordini di questo anche nella famosa battaglia di Fornovo sul Taro contro Carlo VIII di Francia; seguendo le orme paterne anche il G. si dedicò all'esercizio delle armi ponendosi al servizio di Ferrante Gonzaga, dal 1539 conte di Guastalla, figlio di Francesco e fratello del marchese (duca dal 1530) Federico. Tuttavia non conosciamo con certezza quando iniziasse questa sua attività, molto probabilmente fin dal sacco di Roma del 1527 dove il Gonzaga ricoprì un ruolo di primo piano fra le fila imperiali. Al servizio del Gonzaga ricoprì la carica di capitano della sua guardia a cavallo (e con tale titolo è citato nei documenti). Fino alla morte di Ferrante Gonzaga (1557), il G. rimase uno dei suoi servitori più fedeli e tra gli uomini di cui nutriva maggiore fiducia.
La sua buona conoscenza della lingua spagnola e il favore goduto presso l'imperatore Carlo V potrebbero far supporre che, ancora giovanissimo, avesse seguito il Gonzaga durante il suo soggiorno spagnolo presso la corte di Carlo V dal 1523 al 1526. Di certo, per conto del Gonzaga il G. svolse delicatissime missioni presso la corte imperiale di Carlo V, ovunque essa stazionasse: tra il novembre e il dicembre 1537 fu inviato in Spagna per richiedere all'imperatore, a nome di Ferrante, il comando generale dell'esercito impegnato contro i Turchi. Tornò quindi in Spagna nel marzo dell'anno successivo e ancora nel febbraio 1540, da dove poi prese la via delle Fiandre. Al fianco di Ferrante prese parte a tutti i principali avvenimenti politici e militari dell'epoca, nei quali il Gonzaga giocò un ruolo di primo piano. Per tale motivo la sua presenza è segnalata nelle più disparate località ove era impegnato il suo signore al seguito dell'esercito imperiale: nel 1535 nella conquista di Tunisi; nel 1538 nell'impresa di Albania contro i Turchi, capitanati dal famoso pirata Barbarossa; nel 1541 nella sfortunata spedizione di Carlo V contro Algeri; nel 1544 nella campagna militare contro Francesco I, conclusasi con la pace di Crépy firmata dal Gonzaga in qualità di plenipotenziario imperiale. Rimase al fianco del suo signore anche quando questi ebbe dapprima l'incarico di viceré di Sicilia (1536-46), poi di governatore di Milano (1546-54). A quest'ultimo arco di tempo appartengono le missioni più delicate affidategli da Ferrante Gonzaga presso l'imperatore. La più nota è quella conosciuta come "Instructione segreta al Gazino": essa venne affidata al G. subito dopo la presa di Piacenza del 10 sett. 1547 e la congiura contro il duca Pierluigi Farnese conclusasi con il suo assassinio; con essa il G. era latore di un'altra istruzione da sottoporre all'imperatore riguardante il riassetto dei territori riannessi al Milanese con la presa di Piacenza. Il G., che aveva personalmente preso parte a quegli eventi, per i quali lo stesso Gonzaga richiederà poi una giusta ricompensa presso l'imperatore a favore del suo capitano, venne immediatamente inviato presso la corte imperiale, allora residente ad Augusta per riferire a voce su tutta la vicenda.
La sommossa di Piacenza, favorita da Ferrante Gonzaga e approvata segretamente anche da Carlo V, rappresentava solo il via all'attuazione di un programma politico imperniato sulla Spagna e sul suo interesse che il Gonzaga andava elaborando già dalla pace di Crépy del 1544. In sintesi il piano prevedeva lo scambio dei Paesi Bassi con il Piemonte, allo scopo di poter difendere meglio lo Stato milanese acquisito ormai definitivamente dalla Corona spagnola. Don Ferrante infatti, esperto in fortificazioni e fermamente convinto che l'Italia fosse il bastione della Corona di Spagna, era del parere che per difenderla occorresse uno scudo, non più rappresentato da Milano ma dal Piemonte. Perciò bisognava fare in modo che il Piemonte passasse nella mani dell'imperatore, abbandonando nel contempo i Paesi Bassi difficilmente difendibili a causa delle lunghe distanze.
Successivamente il G. svolse altre missioni presso la corte cesarea nell'agosto 1548 e nel novembre 1549; in quest'ultima occasione egli recava oltre a una "Instruttione generale" di Ferrante Gonzaga anche una più particolare riguardante le trattative con il duca di Parma Ottavio Farnese, allora filofrancese.
Nel corso della guerra in Piemonte contro la Francia, scoppiata come conseguenza dell'occupazione di Piacenza e del successivo assedio di Parma, il G. fu nominato da Ferrante supervisore delle fortificazioni di confine poste sul fiume Ticino e costruite tra il dicembre 1551 e il gennaio 1552 dall'ingegnere militare Giammaria Olgiati.
Una delle ultime missioni affidategli presso l'imperatore fu del gennaio 1553; essa riguardava la difesa di Ferrante Gonzaga da accuse di vario genere mossegli dagli alti funzionari spagnoli operanti a Milano e per le quali l'anno successivo lo stesso Gonzaga venne chiamato a Bruxelles per discolparsi.
Declinata nel 1554 la stella politica di Ferrante, esautorato dal governo di Milano, il G. rimase comunque al servizio dei Gonzaga svolgendo l'incarico di ambasciatore del duca di Mantova, Guglielmo Gonzaga, nelle Fiandre dal 1554 al 1558, dapprima presso la corte cesarea, poi, in seguito all'abdicazione di Carlo V, presso Filippo II re di Spagna. Durante questi anni seguì il re di Spagna anche in Inghilterra nei periodi trascorsi a Londra dal monarca in seguito al suo matrimonio con la regina Maria Tudor. Nel corso della permanenza nelle Fiandre il G. ebbe la possibilità di assistere agli ultimi giorni di vita di Ferrante Gonzaga, morto il 16 nov. 1557 a Bruxelles, dove si era recato chiamatovi da Filippo II come proprio consigliere nell'ennesima guerra contro la Francia. Per la fedeltà dimostrata verso la monarchia spagnola il Gonzaga lo raccomandò al re di Spagna citandolo nel suo ultimo testamento, redatto in punto di morte nel 1557.
La sua incessante attività militare al fianco di Ferrante Gonzaga, se da un lato lo condusse spesso lontano dalla sua patria d'origine, tuttavia gli dette modo di accumulare una discreta ricchezza che cercò di amministrare nel Mantovano una volta che ebbe lasciato il servizio del Gonzaga. Le registrazioni notarili dell'Archivio Gonzaga di Mantova lo segnalano infatti molto attivo: più di settanta sono gli atti stipulati e registrati a suo nome in un arco di tempo che va dal 1555 al 1575.
Tornato a Mantova nel 1558 fu inviato l'anno successivo nel Regno di Napoli per comprarvi granaglie per conto dei Gonzaga: incarico che dovette svolgere anche l'anno seguente alternandolo alla cura degli interessi ereditari nel Napoletano di Ferrante per conto del figlio Cesare. Nel 1561 si recò di nuovo nel Regno di Napoli, questa volta per curare il progetto di matrimonio di Andrea Gonzaga, altro figlio di Ferrante, con la figlia del principe di Melfi. Il 10 marzo 1568 fu nominato da Guglielmo Gonzaga, ora anche marchese di Monferrato, prefetto e castellano della cittadella di Casale Monferrato.
Se dobbiamo credere a C. D'Arco (Delle famiglie mantovane), egli fu anche "amico agli studi ed alle lettere", e "ancor giovane fu scritto alla Accademia della Fratta presso Rovigo".
Il G. non risulta essere mai stato sposato; tuttavia ebbe un figlio naturale, al quale dette il nome di Ferrante, evidentemente in segno di riconoscenza verso il suo signore, che gli fu legittimato dall'imperatore Ferdinando nel 1558, divenendo suo erede universale.
Dal 1572 il G. viene segnalato a Mantova dove probabilmente trascorse gli ultimi anni della vita, e dove morì, dopo una breve malattia, il 20 nov. 1575.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 570, 589, 815 s., 1668, 1670, 1907, 1914, 1916, 1922 s., 1925, 1927 s., 1930 s., 1933, 2579, 2587; Ibid., Registro dei necrologi, n. 12; Ibid., Registrazioni notarili, a. 1555, nn. 499, 1271, 1743 s.; a. 1556, n. 1372; a. 1557, nn. 181, 185 s., 224, 1301, 1304; a. 1558, nn. 113 s., 623; a. 1559, n. 2467; a. 1560, n. 13; a. 1561, nn. 298, 556, 562, 2184, 2599, 2759; a. 1562, n. 1450; a. 1563, nn. 174, 627, 637, 872, 2147; a. 1564, nn. 491, 841, 1138, 1147; a. 1565, nn. 365, 841 s., 857, 913, 918, 1672, 1725, 1847, 1865; a. 1566, nn. 908, 1765; a. 1568, nn. 1, 1291, 1300, 1942; a. 1569, nn. 947, 949, 1137, 1229, 1365, 1371; a. 1570, nn. 71, 791, 1069, 1082, 1611; a. 1571, nn. 814, 999, 1151, 1154, 1168; a. 1572, n. 369; a. 1573, n. 312; a. 1574, nn. 1094, 1207; a. 1575, nn. 1469, 1607, 1671; Archivo general de Simancas, Estado, 1193, cc. 2 s., 7, 47, 62-66, 120; 1194, cc. 340-342, 379-382; 1195, cc. 58d, 73 s.; 1196, cc. 5, 33; Ibid., Patr. Real, 45-70; Arch. di Stato di Parma, Ronchini, 07, 08-1a; Guastalla, Bibl. comunale Maldotti, Documenti originali Gonzaga, VII, 091; XX, 001; Ibid., Mossina, 46; Parma, Bibl. Palatina, Carte Gonzaga, Musi, 1547, 1553; Arch. di Stato di Mantova, Mss., IV: C. D'Arco, Delle "Famiglie Mantovane", pp. 294 s.; Nuntiaturberichte aus Deutschland, Berlin 1910, X, pp. 121, 126, 134, 148; XI, pp. 75 s., 84, 643 s., 720; G. Gosellini, Vita dello illustrissimo et generosissimo signor don Ferrando Gonzaga, principe di Molfetta, Venezia 1579, pp. 86, 175, 178; Id., Compendio storico della guerra di Parma e del Piemonte, 1548-1553, a cura di A. Ceruti, in Miscellanea di storia italiana, XVII (1878), p. 29; G. Capasso, Il governo di don Ferrante Gonzaga in Sicilia dal 1535 al 1543, Palermo 1906, pp. 121, 155, 177, 179, 258, 264, 266; Mantova. La storia, II, Mantova 1961, ad ind.; F. Chabod, L'epoca di Carlo V (1535-59), in Storia di Milano, IX, Milano 1961, ad ind.; Id., Lo Stato e la vita religiosa a Milano nell'epoca di Carlo V, Torino 1971, ad ind.; Id., Carlo V e il suo Impero, Torino 1985, ad ind.; S. Leydi, Le cavalcate dell'ingegnero, Modena 1989, ad ind.; N. Soldini, Strategie del dominio. La cittadella nuova di Piacenza (1545-1556), in Boll. stor. piacentino, LXXXVI (1991), 1, pp. 32, 41, 47, 52; Id., La costruzione di Guastalla, in Annali di architettura, IV-V (1992-93), pp. 64, 80.