GATTI, Federico
Non si conosce l'anno di nascita di questo litografo, attivo a Napoli nella prima metà del XIX secolo, la cui produzione è nota soprattutto per l'associazione imprenditoriale che condusse nella città campana insieme con Gaetano Dura.
Le prime notizie certe sul G. - che viene spesso confuso con Giovambattista Gatti, incisore attivo nella medesima città intorno alla metà del XIX secolo - risalgono all'epoca della collaborazione con la Litografia militare annessa all'Officio topografico di Napoli. Tra le prime opere firmate si ricorda il Ritratto di Antonio Genovesi, a matita, firmato e datato 1825, litografato da D. Cuciniello e L. Bianchi, facente parte di una raccolta iconografica di napoletani illustri. Si tratta di un lavoro nel quale sono già manifesti i segni di una certa maturità artistica, che gli permise di competere con altri già affermati artisti presenti nell'operazione editoriale, quali G. Forino, G. Dura, C. De Angelis e N. Pacileo.
Per conto della Litografia militare (o della guerra) nel 1829 realizzò, su disegno di C. De Falco, i ritratti dei sovrani Maria Isabella di Borbone e Francesco I, mentre a sua firma risulta un Ritratto di s.a.r. il duca di Calabria, il futuro Ferdinando II. Le commissioni reali gli provenivano certamente dal grande favore che egli riuscì a conquistarsi nello stabilimento litografico militare, presso il quale fu tra i più attivi e stimati collaboratori esterni. Di quegli anni si ricordano anche una Battaglia navale, datata 1828, oltre a una piccola e deliziosa Veduta di Algeri, pubblicata nel 1830 a seguito della conquista francese avvenuta nel luglio dello stesso anno e inserita nel catalogo di vendita dell'Officio.
Il G. fu tra i principali aspiranti a uno dei tre posti di litografo previsti nel nuovo organico dell'Officio topografico, stabilito con reale decreto del 1833. Egli poteva aspirare a quel posto in considerazione della decennale attività svolta e per l'appoggio manifestato dal direttore dell'Officio, F. Visconti. Il posto di litografo di seconda classe, messo a concorso nel 1836, venne assegnato solo nel 1839 a G. Forino, per diretto interessamento del re. Nell'esprimere al ministro della Guerra il rammarico per la mancata nomina del G. nella Litografia militare, il Visconti lo definì "uno dei migliori litografi della capitale" (Valerio, 1993, p. 273).
All'inizio degli anni Trenta il G. fondò un proprio stabilimento litografico, come risulta da alcune stampe popolari - quali l'Acquaiolo, il Cambiamonete, Donna di Aversa e altre - che furono realizzate nel 1833 su disegno di Dura. Da disegni di P. Canna il G. eseguì in litografia parecchie scene di balletti, rappresentati al teatro S. Carlo di Napoli, dedicate alla regina Maria Cristina di Savoia prima del 1836 (anno della morte della regina). Forse proprio la delusione per la mancata assunzione nell'Officio e per le lungaggini del concorso portarono il G. ad associarsi con Dura, anch'egli presente nel concorso per litografo di seconda classe, dando origine a una prestigiosa stamperia litografica. Dai loro torchi uscirono per oltre un trentennio stampe sciolte, ritratti, raccolte di costumi e di scene popolari, almanacchi, illustrazioni per libri e fogli musicali, tutti impressi e smerciati nello stabilimento sito in calata Gigante n. 19. Tra le prime opere si ricorda un foglio musicale datato ottobre 1835 (Arrigoni - Bertarelli, n. 329).
Il legame con l'Officio topografico non fu del tutto reciso se nel 1837 la litografia Gatti e Dura pubblicò la Carta della frontiera del Regno in due fogli, su disegno di B. Marzolla, allegata a un resoconto sulle dispute confinarie con lo Stato della Chiesa.
Tra il 1837 e il 1838, furono pubblicati cinquantadue fascicoli della Galleria pittorica, periodico litografico con ritratti, scene e vedute varie (Ozzola, p. 26). Nel 1842 vennero realizzate due tavole per il Cenno storico descrittivo della città di Castellammare, pubblicato a Firenze. Nel 1844 i due litografi collaborarono alla Descrizione del viaggio a Rio de Janeiro, di E. Rodriguez (a firma Gatti e Dura risulta la Veduta della città di San Sebastiano).
Dopo l'associazione con Dura, tuttavia, sembra che la principale attività del G. sia stata quella di riproduttore e litografo, piuttosto che di disegnatore e inventore di soggetti. A sua firma non risultano altri prodotti se non quelli editoriali dello stabilimento litografico; tra le rare eccezioni si ricorda, nel 1851, la parte figurata del primo foglio (Definizioni di geografia) dell'atlante geografico di B. Colao, pubblicato nel 1859 (Valerio, 1980).
Precedentemente al 1835 va fatta risalire, con ogni probabilità, la produzione di gouaches con scene popolari: Pescatori sulla spiaggia di Chiaia, Mangiatori di maccheroni, Popolane a Mergellina sono alcuni dei soggetti passati negli ultimi anni sul mercato antiquario. Tale attività del G. necessita di una maggiore documentazione e di una più attenta collocazione storica e stilistica. È molto probabile che quella attribuita al G. (erroneamente detto Giovambattista) nella mostra del 1985 sulle gouaches napoletane (Eruzione del Vesuvio, del 1858), sia solo una litografia colorata, come risulta dalla dizione "Gatti e Dura" che compare sul foglio.
Dopo l'Unità d'Italia, la litografia Gatti e Dura continuò a lavorare, come risulta dalla raccolta di immagini storiche relative al Risorgimento italiano dal titolo Album 1861 realizzata su disegni di Dura (Arrigoni - Bertarelli, n. 3378).
Dopo questa data non si hanno più notizie sul G. e non si conosce l'anno della sua morte.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Ufficio topografico, I serie, f. 6, nel quale sono conservati tutti gli incartamenti relativi al concorso per il posto di litografo, in gran parte pubblicati da V. Valerio nel 1993; L. Ozzola, La litografia italiana dal 1805 al 1870, Roma 1923, pp. 26, 33; P. Arrigoni - A. Bertarelli, Ritratti di musicisti ed artisti di teatro conservati nella Raccolta di stampe e disegni, Milano 1934, nn. 329, 3378; V. Valerio, Atlanti napoletani del XIX secolo (1806-1860), Napoli 1980, p. 107; Gouaches napoletane del Settecento e dell'Ottocento (catal.), Napoli 1985, pp. 52 s.; V. Valerio, Società uomini ed istituzioni cartografiche nel Mezzogiorno d'Italia, Firenze 1993, pp. 273 s., 479, 508, 530, 553; Id., Patrelli, Müller and the Officio topografico: the beginnings of lithography in Naples, in Journal of the Printing Historical Society, XXVII (1998), p. 25.