VILLA, Federico Gaetano
– Nacque a Roma il 7 febbraio 1835 da Luigi Villa, proprietario terriero originario della provincia di Ancona (morto a Roma il 18 luglio 1865), e dalla romana Francesca Aureli (morta a Milano il 13 aprile 1881).
Fra il 1850 e il 1855 frequentò assieme al fratello Tommaso la scuola notturna di religione presso la chiesa di S. Marcello, meritandosi un primo premio per la figura e un terzo premio per l’ornato. Iniziò a lavorare nello studio di Adamo Tadolini, partecipando alla lavorazione della statua del Re Davide per la colonna dell’Immacolata Concezione in piazza di Spagna (1856-57).
Dopo la morte del padre, Villa si trasferì a Milano, assieme alla madre e a Tommaso; un altro fratello, Peppino, rimase a Roma, dove è attestato come argentiere. Pur risiedendo stabilmente nel capoluogo lombardo – inizialmente in via Borgonuovo, dal 1871 in via Palermo, dal 1875 in via Fatebenefratelli, dal 1894 in via Cernaia –, la breve formazione accademica di Villa ebbe luogo all’Albertina di Torino tra il 1869 e il 1872, alla scuola del quasi coetaneo Odoardo Tabacchi.
A partire dal 1870 – e per oltre due decenni – fu costante la presenza di Villa alle mostre di belle arti organizzate in seno all’Accademia di Brera di Milano e alla Società promotrice di belle arti di Torino. Tra le opere, registrate nei cataloghi delle esposizioni e ricordate dalle recensioni a stampa, si segnalano: Nessun pensiero (busto infantile, marmo, Milano, 1870 e 1872, Torino, 1873 e 1882), Giacometta (maschera torinese, busto, marmo, Milano e Torino, 1871), Pico della Mirandola (gesso, Torino, 1872, Milano, 1877 e 1880, e Napoli, Esposizione nazionale di belle arti, 1877), Matelda (busto in marmo, Milano, 1878, Torino, 1886), Tempo cattivo (anche noto come Bimbo che piange, Torino, 1876, Milano, 1878, e in una lotteria a Nizza nel 1891; all’Esposizione nazionale di belle arti di Roma nel 1883 ne espose il pendant Tempo buono/Bimbo che ride), Benda d’amore (anche nota come Amore acceca, gruppo in marmo, Milano, 1880 e 1881, Torino, 1904), La figlia della nutrice o della balia (marmo, Milano, 1875 e 1881), La pappa (busto, marmo, Torino, 1888). A questa lunga serie si aggiungono il marmo Non ti scordar di me (Esposizione generale italiana, Torino, 1884), Bajadera (busto femminile, marmo, Milano, 1878 e 1881, Torino, Esposizione nazionale di belle arti, 1880, assieme a Innocenza). Villa non mancò di proporre questo campionario di soggetti femminili e infantili in alcuni fortunati appuntamenti internazionali: all’Esposizione universale di Vienna (1873) Giovane pompeiana, all’Esposizione universale di Filadelfia (1876) La figlia della nutrice e Giovane pompeiana, all’Esposizione universale di Parigi (1878) Benda d’amore e Pico della Mirandola, all’Esposizione internazionale di Monaco Matelda (1879) e Prima impressione (1901), all’Esposizione internazionale d’arte di Anversa La figlia della nutrice (1894 e 1895) e Brianzola (1894), alla Great Italian Exhibition di Londra Benda d’amore (1888) e all’Esposizione internazionale nella stessa capitale Prima impressione (1904).
Socio onorario dell’Accademia di Brera (1880-82) e membro della commissione accademica (fino al 1894), Villa fece parte del consiglio direttivo della Società per le belle arti ed Esposizione permanente di Milano (1880-94), dove espose nel 1877 i busti Egiziana e Giacometta, nel 1886 Non ti scordar di me e Cinque vocali, e nel 1899 Prima impressione.
Tra i molti suoi rapporti di amicizia con colleghi e personalità dell’ambiente culturale milanese spiccano quelli con Vespasiano Bignami (il cui fratello Pompeo, fotografo, ebbe invece rapporti con il collega Tommaso, fratello di Villa), oltre a quelli con il pittore Roberto Fontana e gli scultori Ettore Ferrari e Achille Alberti. In tale contesto si inserisce pure l’adesione di Villa alla Famiglia artistica meneghina: all’Indisposizione artistica di belle arti, in concomitanza con l’Esposizione nazionale organizzata a Milano nel 1881, egli presentò l’opera Cinque vocali, un marmo così descritto quando apparve, nel 1887, all’Esposizione artistica di Venezia: «sono cinque teste in basso rilievo, le quali lasciano di leggieri comprendere quale sia la vocale che la loro bocca formula, tanto i movimenti ne sono giusti ed indovinati» (S. P., 1887, p. 175). La sola personificazione della lettera A (un busto femminile che ride a bocca aperta, accompagnato dall’iscrizione «ah ah ah») fu esposta dallo scultore nel 1894 ad Anversa con il nome di Brianzola.
A fronte di una discreta produzione di genere, perfettamente in linea con le dinamiche della coeva produzione artistica e del mercato, ben poche opere, fra quelle poc’anzi ricordate, si conservano tuttora. La Giovane pompeiana (acquistata all’esposizione milanese del 1872, dove Villa l’aveva già proposta l’anno prima; nel 1878 ne espose una replica a Torino) è l’unica in collezione pubblica (Milano, Galleria d’arte moderna, deposito della Pinacoteca di Brera) e costituisce un valido esempio di quelle figure femminili di costume popolare che contrassegnarono la produzione dello scultore: Giacometta, Bajadera, Egiziana, Brianzola (Petriglieri, 2017b). Alla schiera si aggiungono la Piemontesina (1880, un esemplare apparve sul mercato statunitense nel 2006) e, soprattutto, la Trasteverina (1873, apparsa sul mercato nel 1991 con erronea attribuzione a Vincenzo Vela): quest’ultimo marmo – esposto a Vienna nel 1873, Milano (1876 e 1881), Napoli (1877) e Londra (United Arts Gallery, 1882) – raffigura una donna che indossa una collana con medaglione recante l’effigie di Giuseppe Garibaldi e una croce con la scritta «Aspromonte», di chiaro intento commemorativo (Zanchetti, 2006, pp. 505 s.). Inoltre un bel busto marmoreo raffigurante la Marchesa Giuseppina Vajni, firmato e datato 1875, è conservato in una collezione privata milanese (ringrazio Giorgio Zanchetti per la segnalazione).
La carriera di Villa si segnala per un ristretto numero di monumenti pubblici: la lapide-ritratto di Giulio Richard per lo stabilimento milanese di S. Cristoforo e quella di Amilcare Ponchielli per il conservatorio Verdi (1886-89), l’erma di Franco Faccio commissionata nel 1897 per il teatro alla Scala (tutte distrutte), il busto bronzeo di Gaetano Cantoni (1891-93, Milano, Università degli studi, facoltà di agraria) e la statua di Galeazzo Viganò (1900-03, marmo, collezione privata), in origine posta nell’Opificio Viganò di Ponte di Triuggio (Monza). Nel 1899 Villa partecipò al concorso internazionale bandito a Torino per una testa di Cristo (il gesso è presso gli eredi).
Più corposa e variegata dal punto di vista stilistico fu la produzione funeraria, nella maggior parte dei casi per il cimitero Monumentale di Milano: le tombe della madre Francesca Aureli (1883, distrutta), Ghiringhelli (1883), Giovanni Cimbardi (1884-85), Vajni Parisetti Odescalchi (1891-93), Moneta Caglio (1900), i monumenti di Luigi, Maria, Gaetano e Francesco Vimercati (1893-1904), Agostino Bertani (1887-88, già attribuito a Vela) e Fedele Sala (1890). Per il cimitero di Novazzano (Canton Ticino) Villa eseguì la tomba Crivelli (1894), per Faenza la tomba del conte Sebastiano Tampieri (1897), a Meina (Novara) le tombe Lebegott e Bedone (1900). L’opera di maggiore impegno nel camposanto milanese fu la tomba Necchi (circondante di ponente, nn. 55-60), destinata alle spoglie del capitano Luigi. Villa ne sposò la vedova Cecilia Frisiani (1852-1904) il 29 marzo 1884, adottandone nel 1902 il figlio Lodovico (Vico) Necchi (1876-1930). Nel 1905 Vico Necchi Villa sposò la nobildonna Vittoria della Silva, e da quell’anno lo scultore prese a frequentare i consuoceri a Schianno (Varese). Lì morì il 13 ottobre 1907, trovando sepoltura nella cappella della Silva del cimitero locale. Presso i discendenti sono conservati l’archivio di famiglia e numerose sculture (modelli e opere finite).
Il profilo che emerge dalla biografia di Villa e dall’esame della sua non vasta produzione è quello di un «modellatore eccellente e creatore di simpatici gruppi» (De Gubernatis, 1889), uno «scultore di buona tecnica» (Vicario, 1994) che preferì inserirsi nel solco della più rassicurante produzione commerciale, assai fortunata all’epoca per gli esponenti della scuola di Milano. È stato rilevato (Necchi Villa della Silva, 1991-92, pp. 207 ss.) che la scelta di rivolgersi all’insegnamento scapigliato di Tabacchi potrebbe spiegarsi con il fatto che i due si conoscessero sin dal soggiorno dello scultore lombardo a Roma (1860). Tale frequentazione, innestandosi sul precedente e poco documentato alunnato romano con il canoviano Tadolini, consolidò in Villa l’attitudine al marmo, che tradì solo in rari casi per il bronzo. Dal 1881 al 1886 Villa accolse nel suo studio, per un periodo di apprendistato, il giovane Adolfo Wildt, destinato a perpetuare questa innata predilezione per la lavorazione del marmo.
Fonti e Bibl.: Esposizione delle opere di belle arti per l’anno 1870, Milano 1870, n. 265; Esposizione..., Milano 1871, nn. 356, 366; Esposizione..., Milano 1872, nn. 7, 58; Esposizione..., Milano 1876, n. 417; Belle Arti. La figlia della nutrice, in Emporio pittoresco. Illustrazione universale, XIV (26 agosto-1° settembre 1877), 678, pp. 104 s.; Esposizione..., Milano 1877, n. 428; Esposizione..., Milano 1878, nn. 521-523; Belle Arti. Pico della Mirandola, in L’illustrazione italiana, VI (19 gennaio 1879), 3, p. 35; Esposizione..., Milano 1881, pp. 49, n. 90, 75, n. 11; Ingegni precoci. Pico della Mirandola, in L’illustrazione popolare, 13 novembre 1881, p. 305; S. P., Esposizione nazionale artistica in Venezia, in Arte e storia, VI (17 agosto 1887), 23, pp. 175 s.; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi: pittori, scultori, architetti, Firenze 1889, s.v.; P. Arrigoni, V., F. G., in U. Thieme - F. Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, XXXIV, Leipzig 1940, p. 362; P. Bondioli, Vico Necchi, Milano 1944, pp. 16-18, 289; A.M. Bessone Aurelj, Dizionario degli scultori ed architetti italiani, Roma 1947, s.v.; G. Anzani - L. Caramel, Scultura moderna in Lombardia, 1900-1950, Milano 1981, p. 82; M.L. Necchi Villa della Silva, F.G. V. (1835-1907) scultore, tesi di laurea, Università cattolica del Sacro Cuore, Milano, a.a. 1991-92; V. Vicario, Gli scultori italiani dal Neoclassicismo al Liberty, II, Lodi 1994, p. 1097; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. Da Antonio Canova ad Arturo Martini, II, Torino 2003, p. 955; G. Zanchetti, In margine a un catalogo dell’opera di Vincenzo Vela, in L’uomo nero. Materiali per una storia delle arti della modernità, III (2006), pp. 498-514; G. Petriglieri, F.G. V., in 100 anni. Scultura a Milano, 1815-1915 (catal.), a cura di O. Cucciniello - A. Oldani - P. Zatti, Milano 2017a, pp. 287 s.; Id., scheda n. 35, ibid., 2017b, pp. 150 s.