FREZZI, Federico
Figlio di Freccia, nacque a Foligno, intorno alla metà del XIV secolo, e a Foligno si formò negli anni in cui governavano Ugolino e Trincio Trinci.
Tra i biografi del F. è stata dibattuta la questione se il Quadriregio, e in particolare il primo libro dell'opera, possano essere usati come fonti attendibili per la ricostruzione delle vicende risalenti ai suoi primi anni di vita. Nel primo libro del Quadriregio è narrata, infatti, la storia di una sorta di "conversione" dell'autore dalle attività mondane allo studio e alla religione, conversione che sarebbe avvenuta grazie anche all'influenza di Ugolino Trinci. Se è difficile risolvere in modo decisivo tale questione e al tempo stesso rispondere all'interrogativo se il F. si dedicasse anche alla composizione di poesia di carattere amoroso, come sembra indicare una canzone attribuita a un "maestro F. da Fuligno" in due manoscritti (cfr. Rotondi, pp. 151-163), è però certo che la pratica della poesia e lo studio degli autori volgari erano in genere estranei agli interessi e alla formazione di un frate domenicano, e furono quindi, probabilmente, intrapresi dal F. prima di entrare nell'Ordine.
In una data non precisata il F. entrò nell'Ordine domenicano. La prima testimonianza diretta, che risale al 1373, lo dà presente, forse come novizio, presso il convento domenicano di Orvieto.
Successivamente, nel 1375, lo troviamo a Perugia, presso il locale convento domenicano, e quindi a Firenze. Nel 1378 il capitolo generale dell'Ordine, che si teneva a Carcassonne, lo designò lettore di Sacra Scrittura presso lo Studio generale della provincia romana che proprio in quell'anno, a causa della guerra degli Otto santi (1368-78), era stato trasferito da Firenze a Pisa. Del soggiorno pisano rimangono ricordi all'interno del Quadriregio: più volte, infatti, il F. fa riferimento ad avvenimenti e personaggi della Pisa tardo trecentesca. All'impegno presso lo Studio seguì un periodo durante il quale il F. ricoprì diversi e sempre più importanti incarichi presso le istituzioni domenicane: fu ancora lettore di teologia a Bologna; priore del convento di S. Romano a Lucca nel 1381 e nel 1384, e bibliotecario presso il convento di S. Domenico a Foligno dall'agosto del 1386. Secondo la ricostruzione proposta dal Kaeppeli (1942), al F. fu concesso nell'agosto del 1386 dal maestro generale dell'Ordine, Raimondo da Capua, di soggiornare a Bologna per compiere gli studi necessari al conseguimento del titolo di magister in teologia. La licenza di maestro in teologia venne conseguita dal F. tra il 1390 e il 1391 a Pisa, e il discorso ufficiale di conferimento della licenza fu tenuto dal maestro Simone da Cascina.
Dell'attività del F. e dei luoghi in cui visse durante l'ultimo decennio del secolo si hanno poche e incerte testimonianze. Soggiornò soprattutto a Foligno, come ci indicano alcuni documenti del 1393 e del 1395 e quindi altri documenti notarili del 1398 e del 1399, ma non è possibile stabilire se questi soggiorni siano stati intervallati da periodi trascorsi in altri conventi dell'Ordine. A Foligno il F. ebbe la possibilità, grazie alle concessioni dei suoi superiori, di avere una cella tutta per sé, e di poter quindi studiare e comporre con tranquillità la sua opera principale, il Quadriregio, la cui stesura risale proprio all'ultimo decennio del sec. XIV.
Dal capitolo provinciale dell'Ordine tenutosi a Prato e apertosi nell'agosto del 1400, il F. venne designato priore generale della provincia romana, che comprendeva i conventi domenicani dell'Italia centrale. L'attività di priore è testimoniata da alcuni famosi confratelli del Frezzi. Con una lettera datata 31 genn. 1402 Coluccio Salutati, in qualità di segretario della Repubblica fiorentina, chiedeva al F. che il frate Leonardo Dati non fosse mandato ad Arezzo come stabilito dalle autorità dell'Ordine, ma che gli fosse invece consentito di restare a Firenze a insegnare le Sacre Scritture. Fra il 1401 e il 1403, ossia gli anni in cui fu alla guida della provincia romana dell'Ordine, il F. propose ai suoi confratelli maestri in teologia di trattare il tema della povertà e della proprietà presso i domenicani; da questa richiesta scaturì il trattato De proprio (o An liceat fratribus praedicatoribus in communi vel particulari possessiones habere) composto da Giovanni Banchini (Giovanni Dominici).
Il ruolo svolto in quegli anni dal F. viene anche ricordato nel Tractatus de Ordine fratrum et sororum de poenitentia di Tommaso di Antonio "Caffarini" da Siena.
Con la bolla del 16 nov. 1403 papa Bonifacio IX nominava il F. vescovo di Foligno. Succedeva a Onofrio Trinci e la scelta del pontefice venne certamente apprezzata e caldeggiata da Ugolino Trinci, che conosceva la fedeltà del F. alla città e ai suoi signori, e che, in qualità di reggente della città come vicario del papa, ricercava continuità e sicurezza nella gestione della Chiesa folignate.
Il 17 febbr. 1404 il F. prese solennemente possesso della cattedrale di Foligno, ricevendo inoltre dal papa la commenda del monastero di S. Stefano di Parrano, nella diocesi di Nocera. L'attività di vescovo, che impegnò il F. per il resto della sua vita, fu caratterizzata dal tentativo di arricchire, sia materialmente sia culturalmente, la cittadina umbra, al punto che l'esperienza letteraria ed episcopale del F. è stata successivamente indicata come l'espressione più caratteristica dell'umanesimo folignate fiorito intorno alla signoria dei Trinci. A questo riguardo si ha notizia di una preziosa mitra che il F., per arricchire la Chiesa, ordinò a un noto orafo, Luca di Matteolo, e a un ricamatore, maestro Giovanni; è stato inoltre ipotizzato che il F. partecipasse, forse attraverso la composizione di alcuni epigrammi latini, ai lavori di arricchimento del locale palazzo dei Trinci. Più incerta è la notizia - tramandata da un solo manoscritto un tempo conservato nel convento di S. Domenico di Foligno e attualmente irreperibile - relativa alla fondazione da parte del F. di una "Accademia dei Concili". Notizie più precise si hanno invece sulla fedeltà del F. e più in generale di tutta la Chiesa umbra al pontefice romano Gregorio XII durante lo scisma d'Occidente, mentre è incerta la sua partecipazione al concilio di Pisa del 1409.
Proprio in seguito alla defezione del generale dell'Ordine, Tommaso da Fermo, divenuto seguace di Alessandro V, i frati predicatori del convento di Fiesole - tra i quali si trovava il futuro arcivescovo di Firenze Antonino Pierozzi - rimasti fedeli alla Chiesa romana, si rifugiarono nel 1409 presso il convento domenicano di Foligno, dove vennero ospitati dal Frezzi.
Le ultime notizie relative al F. lo danno presente al concilio di Costanza tra il 1415 e il 1416, dove, oltre ad aver firmato alcune deliberazioni conciliari, produsse un Iudicium de liceitate tyrannicidi (pubblicato in parte negli Acta concilii Costanciensis, a cura di H. Finke, IV, Münster 1928, pp. 289-291). Quello del tirannicidio era stato fra i temi secondari trattati durante il concilio di Costanza, e, anche per l'intervento del F., venne condannato il teologo francese Jean Petit, che aveva difeso l'uccisione del duca Luigi d'Orléans.
Il F. morì a Costanza probabilmente nel marzo del 1416, e il discorso commemorativo fu tenuto il 23 marzo da Leonardo Dati (ibid., II, ibid. 1923, p. 440); suo successore alla cattedra episcopale di Foligno fu Nicola Ferragatti.
La fama del F. è legata al Quadriregio, composto probabilmente fra l'ultimo decennio del XIV secolo e i primissimi anni del XV secolo, durante il soggiorno presso il convento dell'Ordine a Foligno. Il Quadriregio è un poema allegorico didascalico in terzine, di chiara imitazione dantesca, testimone della fortuna di cui aveva goduto il genere creato da Dante tra la fine del Trecento e i primi decenni del Quattrocento. Vi si narra di un viaggio immaginario, un vero e proprio percorso di salvezza e di conoscenza che ha diretti ed espliciti riferimenti alla Commedia, compiuto dall'autore nei diversi regni oltremondani. Il testo è strutturato in quattro libri, a loro volta suddivisi in capitoli. La scrittura del F. risente anche del modello boccacciano del Ninfale fiesolano e dell'Amorosa visione, e dei Trionfi di Petrarca. Nei testimoni manoscritti che presentano anche la lettera di dedica a Ugolino Trinci, il titolo dell'opera è Liber de Regnis o Libro dei Regni, ed è quindi questo, con ogni probabilità, il titolo più corretto per indicare il Quadriregio (cfr. Corbo). L'opera ebbe una grande diffusione tra il XV secolo e gli inizi del XVI: i manoscritti che ce ne hanno tramandato il testo sono circa trenta. La princeps del Quadriregio venne stampata a Perugia nel 1481 da Stefano Arns, e fra questa data e i primi decenni del XVI secolo il testo fu pubblicato circa dieci volte: alcune edizioni vennero riccamente illustrate dagli incisori. Dopo questo periodo di grande fortuna, del Quadriregio non furono più stampate edizioni fino al 1725, quando, a seguito di un grande lavoro compiuto dall'Accademia folignate dei Rinvigoriti, il testo fu ripubblicato con un importante corredo di note storiche e linguistiche. Grazie a questa edizione il Quadriregio ebbe l'opportunità di essere ristampato due volte, nel 1838, all'interno del Parnaso italiano, presso l'Antonelli di Venezia, e di entrare a far parte dei testi citati nell'edizione del 1878 del Vocabolario della Crusca. Agli inizi del Novecento per il poema e il suo autore si riaprì una nuova stagione di fortuna critica, che portò all'uscita di una serie di monografie e dell'edizione del Quadriregio curata da E. Filippini (Bari 1914, nella collana Scrittori d'Italia, LXV). Si ha notizia di un esemplare del Quadriregio che venne postillato da L. Ariosto, il quale usò alcuni luoghi del poema frezziano come fonte dell'Orlando Furioso.
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