POLCENIGO, Federico di
POLCENIGO, Federico di. – Nato a Polcenigo (in provincia di Pordenone) nella seconda metà del XIV secolo, era figlio di Giacomo e di Bartolomea di Colloredo, ed ebbe due fratelli, Simone e Vicardo.
Dottore in decreti, intraprese la carriera ecclesiastica, ottenendo diversi benefici in Friuli, tra cui un canonicato a Cividale e uno presso la prepositura di S. Stefano di Aquileia. Nel 1396 divenne decano del Capitolo cattedrale di Aquileia. Nel 1402 accolse con favore la nomina del nuovo patriarca Antonio Panciera da Portogruaro. Nel 1408 il presule aquileiese, accusato di non aver versato alla Camera apostolica quanto dovuto per il servizio comune, fu deposto dal papa dell’obbedienza romana Gregorio XII (1406-15). Federico di Polcenigo, in linea con la posizione politica assunta dalla propria famiglia, che aveva maturato una forte opposizione nei confronti del patriarca, si schierò apertamente contro Antonio Panciera. Nel giugno del 1409 fu tra gli ecclesiastici che parteciparono alle sedute del Concilio convocato a Cividale da papa Gregorio XII. Nel mese di settembre Antonio Panciera, confermato patriarca dal papa dell’obbedienza pisana Alessandro V (1409-10), intimò al clero aquileiese di riconoscerne l’autorità. Federico di Polcenigo, insieme a molti ecclesiastici cividalesi, rifiutò di presentarsi di fronte ai vicari patriarcali e per questo motivo fu privato dell’ufficio decanale e dei benefici ecclesiastici. Fu reintegrato nelle proprie funzioni solo nel 1411, dopo l’allontanamento dal Friuli del patriarca Antonio, nominato cardinale. Il 6 luglio 1412 Federico di Polcenigo e i canonici Giovanni Manco da Napoli e Filippo Fontanelli furono incaricati dal Capitolo cattedrale di eleggere il nuovo patriarca: in tale circostanza il decano di Aquileia e i due confratelli elessero Ludovico di Teck (1412-39), candidato dal re dei Romani Sigismondo di Lussemburgo.
Un mese dopo Federico di Polcenigo fece testamento, nominando suoi eredi universali la serva Giovanna, sua compagna, i figli Cristoforo, ancora minorenne, Bartolomea, Temporaria e Domina e il nipote Simone, figlio del fratello Vicardo: a quest’ultimo lasciò tutti i suoi libri, a eccezione del Liber Sextus e delle Clementine, che dovevano essere restituiti al canonico di Cividale Pietro Covassi. In favore della collegiata della città ducale dispose il lascito di un messale, corrispondente al Cividalese XC; un paramento liturgico, un calice e un secondo messale, dato in uso a un sacerdote cividalese, furono, infine, lasciati alla cappella di S. Donato.
Morì il 24 agosto 1412.
Fonti e Bibl.: Necrologium Aquileiense, a cura di C. Scalon, Udine 1982, p. 364; C. Scalon, Produzione e fruizione del libro nel Basso Medioevo. Il caso Friuli, Padova 1995, pp. 184, 352; C. Scalon - L. Pani, I codici della Biblioteca Capitolare di Cividale del Friuli, Firenze 1998, p. 13; L. Gianni, P. (di) F., decano di Aquileia, in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei Friulani, I, Il Medioevo, a cura di C. Scalon, Udine 2006, pp. 692 s.; I libri degli anniversari di Cividale del Friuli, a cura di C. Scalon, Roma 2008, p. 407.