CONTI (Conte, del Conte o anche, in forma latina, Comitis o de Comitibus), Federico de'
Nato a Verona in un anno che G. Annibaldi (basandosi sull'età dei figli) indica di certo anteriore al 1437, nel 1460 era già sposato e negli anni seguenti aveva numerosa famiglia. Non si conosce il motivo che lo spinse a lasciare la città veneta, e neppure si conosce per quali vie poi giunse a Iesi.
Due comunque le ipotesi: che fosse allettato dagli inviti che il Comune marchigiano (vista decimata la sua popolazione da una grave pestilenza e trovandosi esposto agli attacchi di bande di briganti) aveva fatto diffondere in molte città dell'Italia settentrionale e nei quali si prometteva che sarebbe stata concessa la cittadinanza iesina a quanti ne avessero fatto richiesta, o che si trovasse invece a Roma da dove avrebbe seguito i messi del Comune di Iesi in un'epoca nella quale i contatti tra le due città erano particolarmente frequenti. Nel primo caso il C. avrebbe appreso a Verona l'arte della stampa, mentre nel secondo bisogna ipotizzare un suo contatto con Pannartz e Sweynheim, i due maestri tedeschi che da Subiaco si erano trasferiti a Roma.
Quale sia stato il motivo che lo spinse a Iesi e quale l'itinerario seguito, resta il fatto che il 25 sett. 1472 presentò al Comune una supplica per ottenere la cittadinanza. La richiesta venne accolta con molto favore (fu in fatti accettata con ventisei voti su ventisette) e, come beneficio connesso all'approvazione, il C. ottenne due appezzamen i di terreno (uno per il grano ed uno per la vigna), una certa quantità di semente, un'area per la costruzione della casa e l'esenzione per dieci anni dalle tasse personali e reali. Nonostante condizioni così vantaggiose, la sua attività di tipografo non riuscì a consolidarsi e la sua fortuna decadde molto rapidamente: nel 1477 venne rinchiuso per debiti nelle prigioni cittadine, da dove fuggì il 12 luglio dello stesso anno.
Il C. dovette venire a morte di lì a poco:il 4 genn. 1478 le autorità comunali provvedevano a nominare dei tutori per i figli, rimasti orfani di ambedue i genitori. Il 15 marzo 1479 si ebbe un atto di generosità del Comune, che diede in dote ad una figlia del C. la somma di dieci ducati d'oro.
L'attività tipografica dei C. è scandita, per quel che è dato sapere, dalla stampa della Divina Commedia (in 4°, di cc. 220, terminata il 18 luglio 1472), delle Constitutiones Marchiae Anconitanae, conosciute anche come CostituzioniEgidiane (in folio, di cc. 144, terminate il 4 ott. 1473), che riportavano la legislazione penale della Marca Anconitana; del commento di Baldo degli Ubaldi Super secunda ff. veteris (in folio, di cc. 290, del 3 apr. 1475) e di un'opera in volgare di Niccolò da Osimo, la Quadriga spiritualis (in 40, di cc. 177, del 25 ott. 1475).
Al nome dei C. e, in particolare, alla sua Divina Commedia, è legata una polemica nella quale si discuteva se la stampa avesse avuto luogo a lesi o a Verona, polemica che si considerò chiusa a favore di Iesi quando, nel 1877, G. Annibaldi dimostrò che le marche che contrassegnavano la carta dell'incunabolo, non documentate nell'area veronese, erano invece tutte presenti nella carta in uso presso la Cancelleria del Comune marchigiano. Nel 1932 la discussione fu riaperta da un intervento di V. Scholderer, che, basandosi sull'esame puntuale delle lettere di stampe sicuramente fridericiane, riusciva a distinguere la produzione del maestro veneto in due gruppi, uno dei quali, più tardo, sicuramente iesino (e comprendente appunto le Constiturionos, il Baldus, la Quadriga spiritualis ed un'opera priva di indicazioni bibliografiche, le Perdonanze di Terra Santa di Bartholomaeus Canonicus - inquarto, di cc. 6.), ed un altro, riconducibile probabilmente a Venezia, costituito dalla Commedia e da altre quattro opere (Galeottus Martius, De homine, in quarto, di cc. 69; Propertius, inquarto, di cc. 74, datato febbraio 1472; Tibullus, inquarto, di cc. 36; Ovidius, Metamorphoses, in quarto, di cc. 195), la cui attribuzione (almeno per il Properzio, il Tibullo e il Galeotto) è confermata dall'Indice generale degli incunabili (nn. 8086, 9650, 4130). L'Annibaldi si dimostrò invece patetico campanilista quando cercò di togliere a Foligno il primato della stampa del poema dantesco; le ragioni che addusse, di poco conto e per di più metodologicamente contraddittorie non raggiunsero lo scopo prefissato, cosicché anche dopo gli sforzi del canonico iesino si è continuato a posporre l'edizione di Iesi a quella di Foligno.
Bibl.: Sulla biografia del C. fondamentali i saggi di G. C. Giuliari (Della tipografia veronese. Saggio storico-letterario, Verona 1871, spec. le pp. 15-19, 193 s.) e di C. Annibaldi (M°F. de' C. da Verona tra i primi tipografi ital. primo opografo in lesi, Iesi 1877) ed interessanti, per alcune puntuali precisazioni, la recensione all'Annibaldi di A. Gianandrea (Dell'introduz. dell'arte della stampa a Iesi per M° F. dei C. da Verona e della sua edizione quattrocentesca della "Divina Commedia", in Il Bibliofido, I[1880], pp. 167-170, 182 ss.) e l'intervento di C. Annibaldi (La seconda ediz. della "Divina Commedia", in Picenum, XVIII [1921], 8, pp. 201-210). La prima descriz. di una sua stampa, e precisamente di Dante, alle pp. XXXIII-XXXIV del repertorio di G. A. Volpi, Catalogo di molte delle principali edizioni che sono state fatte della Divina Commedia di Dante Alighieri, premesso alla sua ediz. della Commedia (Padova 1727), dove però il volume viene descritto in folio mentre è in quarto; di lì l'indicazione è passata poi in F. S. Quadrio, Della storia e ragione di ogni poesia, VI, Milano 1749, p. 249, e. finalmente corretta, in G. B. Audiffredi, Specimon historica-criticum editionum Italic. saeculi XV, Romae 1794, che alle pp. 1-4 descrive tutte le opere attribuite alla stamperia del Conti. Ancora un'illustrazione dell'incunabolo ed una sua attribuzione a lesi nelle pp. IX-X della prefaz. di A. Panizzi a G. G. Warren lord Vernon, Le prime quattro edizioni della Divina Commedia letteralmente ristampate. Londra 1858. Concorde con l'Annibaldi nell'ipotizzare un soggiorno del C. a Roma è A. Marinelli, La stampa della "Divina Commedia" nel XV sec., Firenze 1911, pp. 14-18. L'ipotesi di V. Scholderer (F. de' C. and the first books printed ar Iesi, in Gutenberg Jahrbuch, VII [1932], pp. 110-113, ora anche in V. Scholderer, Fifty Essays in Fifteenth- and Sixteenth- Century Bibliography, a cura di D. E. Rhodes, Amsterdam 1964, pp. 131-134), ridiscussa nella premessa al vol. VII del Catalogue of Books Printed in the Fifteenth Century ... British Museum, London 1935, pp. LVI e 1134 s., ha cambiato quella che era la sistemazione tradizionale della produzione del C., e infatti G. Fumagalli, aggiornando nel 1939 il suo Lexicon typogr. Italiae, Florence 1905-1939, la segnalava limitandosi poi a dire che "il primo libro stampato a Iesi sarebbero le Constitutiones" (II, p. 40). Incentrata sull'edizione della Commedia la voce di B. Maracchi Biagiarelli in Enciclopedia dantesca, II, Roma 1970.