GRAVINA, Federico Carlo
Nacque a Palermo il 12 sett. 1756 da Giovanni, principe di Montevago, duca di San Michele e grande di Spagna, e da Eleonora Napoli dei principi di Resuttana.
Dopo studi nella città natale e nel collegio Clementino di Roma, il G. chiese di essere ammesso nella marina da guerra spagnola; sostenuti esami di matematica, geografia, cosmografia e lingue straniere, il 18 dic. 1775 fu nominato guardiamarina nel dipartimento di Cadice.
Imbarcato dapprima sul vascello "San José", il 2 marzo 1776 fu promosso alfiere di fregata e destinato alla fregata "Clara", della squadra di F. Everardo marchese di Casa-Tilly, che partì per trasportare sulle coste del Brasile la spedizione del generale Pedro Cortés y Calderón de Ceballos. Impossessatasi la squadra dell'isola di Santa Catalina, il G. ebbe l'incarico di intimare la resa al castello della Asunción, che si effettuò senza resistenza. Poco dopo la partenza della squadra dalle foci del Rio de la Plata (27 febbr. 1777), la "Clara" perse la rotta e si arenò; il G., scampato al naufragio, passò sul "San José" e poi sul "San Dámaso", col quale tornò a Cadice, dove gli fu notificata la promozione ad alfiere di vascello (23 maggio 1778). Navigò poi con gli sciabecchi "Pilar" e "Gamo", che incontrarono e distrussero quattro sciabecchi algerini passati in Atlantico.
Entrata la Spagna in guerra contro l'Inghilterra (1779) il G., già tenente di fregata, ebbe il comando dello sciabecco "San Luis"; ottenne presto la promozione per merito a tenente di vascello e il comando della fattoria marittima di Algeciras (maggio 1780). Destinato poi alla spedizione di Minorca (agosto 1781) con le forze navali del brigadiere V. Moreno, prese parte alle operazioni di assedio del forte di San Felipe; dopo la resa di Minorca (gennaio 1782) tornò al suo comando di Algeciras.
Partecipò poi all'attacco a Gibilterra (settembre 1782) al comando della "San Cristóbal" e, come capitano di vascello sul "Santísima Trinidad", alla battaglia del capo Espartel (novembre 1782); tornò poi al comando del "San Luis". Terminata la guerra contro l'Inghilterra, il G. passò a comandare la fregata "Juno", della squadra del tenente generale A. Barceló, partita da Cartagena nel luglio 1783 per una spedizione contro Algeri, fallita a causa delle pessime condizioni del tempo. Nel 1784, al comando dello sciabecco "Catalán", bloccò durante la cattiva stagione il porto di Algeri, poi attaccato nuovamente dalla squadra di Barceló; ma il potenziamento delle difese algerine a opera degli Inglesi impedì agli Spagnoli di conseguire una vittoria piena. Nel 1787 fu affidato al G. il comando della fregata "Rosa", destinata alla squadra di manovra del tenente generale J. de Lángara y Huarte. Nel maggio 1788 il G. portò con la "Rosa" a Costantinopoli l'inviato ottomano Gusuf effendi; rientrò a Cadice dopo avere effettuato interessanti rilevazioni, che espose in una memoria. All'inizio del 1789 fu promosso brigadiere e nell'aprile successivo ebbe il comando della fregata "Paz", con la quale nell'estate dello stesso anno portò a Cartagena di Colombia il governatore J. Cañaberal e la notizia dell'avvento sul trono di Carlo IV (la sua doppia traversata dell'Atlantico, dal 17 giugno al 14 luglio e dal 29 luglio al 2 sett. 1789, restò a lungo una delle più veloci nella storia della navigazione a vela).
Nel 1790, delineandosi una rottura tra Spagna e Inghilterra, il G. ebbe il comando del vascello "Paula", facente parte della squadra di J. Solano y Bote marchese del Socorro, riunita a Cadice. Con questa squadra partecipò nel 1791 al soccorso di Orano e alla successiva evacuazione della piazza. Promosso capo di squadra, fece un viaggio in Inghilterra, da cui tornò all'inizio del 1793, quando la Spagna entrò in guerra a fianco dell'Inghilterra contro la Francia.
A bordo del "San Hermenegildo" comandò una divisione della squadra del tenente generale J. de Lángara, partecipando all'occupazione e all'evacuazione di Tolone insieme con la squadra inglese del viceammiraglio S. Hood (1793); combatté valorosamente anche a terra nella difesa di Tolone, rimanendo ferito gravemente a una gamba. Promosso tenente generale per meriti di guerra, succedette a Lángara nel comando della squadra e nel maggio 1794 uscì con essa da Cartagena per andare a soccorrere le piazze di Collioure e Port-Vendres; tuttavia, avendole trovate già occupate dai Francesi, si ritirò nella baia di Rosas, difendendo questa piazza per due mesi e mezzo (ottobre-dicembre 1794) e dando così all'esercito spagnolo il tempo di riorganizzarsi per respingere l'invasore. Carlo IV ricompensò il G. per tanti e tali servizi nominandolo suo gentiluomo di camera.
Nel 1797, alleatasi la Spagna con la Francia ed entrata in guerra contro l'Inghilterra, il G. fu nominato generale in capo della squadra dell'Oceano, ma rinunciò all'incarico in favore del più anziano tenente generale J. de Mazarredo, assumendo il comando in seconda. Nel 1798 respinse per due volte la squadra inglese venuta a bombardare Cadice. Nel 1799, con la squadra dell'Oceano, si riunì a Brest con la squadra francese del viceammiraglio E. Bruix. Tra 1801 e 1802 condusse brillantemente una spedizione a Santo Domingo; tornato in Spagna, fu decorato della gran croce dell'Ordine di Carlo III.
Dopo la pace di Amiens il G. ottenne per la prima volta una licenza per visitare i genitori a Palermo. Rimase nella città natale (dove conobbe il viceammiraglio H. Nelson) fino al giugno 1804, quando fu nominato ambasciatore di Spagna a Parigi; accettò l'incarico con l'espressa condizione di essere richiamato in servizio di marina non appena la guerra riprendesse. Napoleone, che molto stimava il G., lo accolse con grande cordialità e gli offrì un comando navale al servizio della Francia, ma il generale spagnolo volle seguire le sorti della bandiera per la quale aveva sempre combattuto.
Il 5 genn. 1805 il G., dopo avere firmato a nome del proprio re il trattato di alleanza con la Francia per la nuova guerra contro l'Inghilterra, lasciò Parigi per tornare in Spagna e alle sue funzioni di tenente generale di marina. Il 15 febbraio assunse il comando della squadra di Cadice, alzando la sua insegna sul vascello "Argonauta". Il 9 aprile salpò con la squadra, forzando il blocco inglese a Cadice, per unirsi alla squadra francese del viceammiraglio P. Villeneuve, nel quadro del piano di Napoleone per strappare alla flotta inglese il controllo del canale della Manica e tentare l'invasione dell'Inghilterra. Raggiunta e presa nel maggio la Martinica, il G. e Villeneuve si diressero verso la Manica. Il 22 luglio le loro squadre si scontrarono al largo di capo Finisterre con quella inglese del viceammiraglio R. Calder; l'esito fu incerto, per l'insoddisfacente coordinamento tra la squadra spagnola e quella francese. Ancora col Villeneuve si portò poi a Vigo e da qui a El Ferrol, da dove - per decisione del francese, che temeva di incontrare Nelson, e contro la volontà del G., che a detta di Napoleone era "tutto genio e decisione nel combattere" - invece di puntare sulla Manica ripararono a Cadice (20 agosto). Il 15 settembre l'imperatore, che aveva rinunciato a invadere l'Inghilterra e si preparava ad affrontare sul continente europeo la terza coalizione, ordinò a Villeneuve di portare le due squadre a Napoli e poi a Tolone. Villeneuve esitò ancora fino all'8 ottobre, quando comunicò al consiglio degli ufficiali generali delle due squadre la decisione di uscire da Cadice. Il G. si oppose, ritenendo a ragione che ormai fosse vantaggioso rimanervi per imporre agli Inglesi un blocco invernale logorante. Solo l'intervento (13 ottobre) del generalissimo M. Godoy, comandante in capo delle forze armate di Spagna (quindi anche dell'armata navale), poté convincere il G. a seguire Villeneuve. Egli ottenne però che le navi spagnole venissero alternate a quelle francesi, onde evitare inconvenienti come quello verificatosi al capo Finisterre, dove gli Spagnoli avevano dovuto sostenere il combattimento quasi da soli.
Tra il 19 e il 20 ottobre la squadra combinata (15 vascelli spagnoli e 18 vascelli, 5 fregate e 2 brigantini francesi) uscì da Cadice; il G., che alzava l'insegna sul vascello "Príncipe de Asturias", comandava la divisione di riserva (7 vascelli spagnoli e 5 francesi). La mattina del 21 ottobre la squadra alleata fu intercettata da quella di Nelson al largo di capo Trafalgar. Poco prima dell'inizio della battaglia il G. chiese con segnali a Villeneuve di poter manovrare autonomamente, ma l'ammiraglio francese non acconsentì; la decisione fu fatale, perché solo la riserva, al comando di un ammiraglio audace come il G., avrebbe potuto far fallire il piano di Nelson. La disfatta fu inevitabile. Il "Príncipe de Asturias", attaccato da cinque navi nemiche, combatté ininterrottamente per oltre quattro ore, fino a rimanere disalberato e smantellato; il G., ferito gravemente da un colpo di mitraglia al braccio sinistro, dovette cedere il comando al suo capo di stato maggiore, A. de Escaño, che ordinò la ritirata. Il "Príncipe", rimorchiato da una fregata francese, fu uno dei 15 vascelli della squadra che riuscirono a rientrare a Cadice alla fine della tragica giornata; l'insegna ammiraglia del G. era l'unica che sventolasse ancora su una di quelle navi.
Per la ferita riportata a Trafalgar il G. morì a Cadice il 2 marzo 1806.
Sul letto di morte ricevette la nomina a capitano generale, concessagli da Carlo IV per il valore dimostrato nell'ultima battaglia. Precedentemente - già grande di Spagna di prima classe e oltre alle onorificenze citate - aveva ottenuto da Carlo IV anche la commenda dell'Ordine di Calatrava e quella dell'Ordine di S. Giacomo della Spada; da Napoleone aveva ricevuto la grande aquila della Legion d'onore.
Fonti e Bibl.: Madrid, Archivo del Museo naval, mss. 870, 960, 987, 1399 (Colección Guillén, t. CLXXX), 1871 (Colección Guillén, t. DCLXXIII), 2198 (Colección Guillén, t. CMLXXXIX), 2273 (Colección Guillén, t. MLVII) e 2485; Viso del Marqués, Ciudad Real, Archivo General de Marina Álvaro de Bazán, Expediente personal del capitano generale G.; Correspondance de Napoléon I, Paris 1858-70, docc. 7929, 7958, 8261, 8269; M. Dell'Urso, Vita di F. G., Napoli 1824; M. Marliani, Combate de Trafalgar. Vindicación de la Armada española, Madrid 1850, passim; G. Bozzo, Le lodi dei più illustri siciliani, I, Palermo 1851, pp. 105-139; E. Junen de La Gravière, Guerres maritimes sous la République et l'Empire, Paris 1861, passim; A. De Orestis, Biografia di F. G., in Riv. marittima, X (1877), pp. 226-234; C. Fernández Duro, Armada española, VI-VII, Madrid 1900-01, passim; M. Gravina, F. G. grande ammiraglio di Spagna, in Nuova Antologia, 1° nov. 1909 (poi in Id., Scritti, Roma 1935, pp. 3-14); J. Baeza, Los héroes de Trafalgar, Barcelona 1930, passim; V. Sborni, L'ammiraglio F. G. (1756-1806), Roma 1935; Enc. Italiana, XVII, pp. 767 s.