BUFALETTI, Federico
Nacque a Napoli il 1º nov. 1862. Fu allievo prima del padre Luigi capo musica militare, e poi di un certo Rossetti a Verona; in seguito studiò a Padova e a Milano, dove venne ammesso al conservatorio di musica G. Verdi nella classe di G. Andreoli.
Di lì passò al conservatorio S. Pietro a Maiella di Napoli, nella classe di pianoforte di C. Palumbo, divenendone l'allievo prediletto. Nell'ambiente napoletano il B. godé, inoltre, della vicinanza di "eccelsi maestri", come B. Cesi e G. Martucci, e vi formò la sua personalità artistica, severa e solitaria. Iniziò l'attività pianistica a Bologna, il 22 dic. 1884, nella sala del liceo musicale G. B. Martini, con vivissimo successo di pubblico e di critica; proseguì poi con concerti in Francia, a Nizza, a Montecarlo e a Marsiglia, città nella quale, per conto della società Concerts classiques, suonò tre volte nel 1888 e una nel 1889, presentando, tra l'altro, un concerto inedito per cembalo e orchestra di F. Durante e riscuotendo grande successo. Dopo essersi esibito con pari successo a Parigi, ancora nel 1889 eseguì tre concerti a Bordeaux. l'ultimo dei quali, il 17 marzo, alla Société de Sainte-Cécile sotto la direzione di E. Chabrier. Fu quindi applauditissimo in Grecia, in Turchia e nel 1890 in Spagna, ottenendo i consensi di F. Pedrell, di T. Breton, direttore del conservatorio di Madrid, e di I. Albeniz, il quale, nel giornale ElLiberal diMadrid del 21 apr. 1890, lo definì un giovane pianista meritevole di essere "già ammirato in tutto il mondo". Rientrato in Italia da altre tournées in Portogallo e in Svizzera, il B. si stabilì nel 1892 a Torino, dove venne nominato titolare della cattedra di pianoforte nell'allora liceo musicale, rimanendovi fino al 1932. Pochi anni dopo il suo arrivo a Torino fondò e diresse una Società di musica da camera, che ospitò i più illustri concertisti dell'epoca, quali P. Casals, J. Joachim, E. Ysaye e A. Serato, di cui il B. fu collaboratore in esecuzioni memorabili. Nel 1915 la morte della minore delle sue tre figlie, Isotta, parve prostrarlo: sciolta la Società di musica da camera, non si fece più udire in pubblico e si dedicò soltanto all'insegnamento. Soltanto dopo molti anni accettò l'invito, nel 1924, di una tournée nell'America del Sud, dove rimase quasi un anno, ricevendo trionfali accoglienze. A Valparaiso gli fu offerta la direzione del conservatorio di musica, ma egli non accettò, preferendo ritornare a Torino fra i suoi allievi e ai suoi rari, ma preziosi concerti. Nel 1933 arricchì il suo già vasto repertorio con musiche di A. Honegger, P. Hindemith e di D. Milhaud, conferendo specialmente alle composizioni di questo ultimo autore un vigore insolito, possente e vibrante.
Nell'ottobre 1935 il B. fu colpito da improvvisa malattia e circa un anno dopo morì a Torino, il 26 giugno 1936.
In possesso di una mano non grande, ma larga, robusta e talmente elastica da prendere con facilità l'intervallo di undecima, il B. fu maestro nell'arte del fraseggio: nelle sue esecuzioni gli elementi del periodo musicale erano rilevati nella essenza espressiva e stilistica e in tutta la loro struttura. Fu un ottimo interprete della produzione pianistica di C. Debussy, particolarmente delle due Arabesques, della Rêverie, della Ballade, della Suite Bergamasque, delle Images, delle Estampes, dei Preludi e degli Studi, profondendo in tali interpretazioni i tesori di un'arte inconfondibile e raffinatissima, di cui può aversi l'idea in qualche rara registrazione su rullo e su disco risalente al 1909 (per esempio, Rêverie e Reflets dans l'eau). E fu con una pagina di Debussy che il B. chiuse nel febbraio 1935 il programma del suo ultimo concerto. Spirito aperto alla musica contemporanea, si accostò anche a M. Ravel, mettendo in risalto nell'opera pianistica di questo autore le diversità tecniche e spirituali che lo distinguono da Debussy. S'interessò per breve tempo alla musica spagnola e in seguito a quella francese di J.-J.-A. Roger-Ducasse, D. de Sévérac e G. Grovlez. Efficace conferenziere, si preoccupò di divulgare i problemi dell'interpretazione musicale, che individuava soprattutto nel rapporto tra il "movimento" e il "sentimento" dell'opera interpretata. Didatta esigentissimo, pose la massima attenzione alle basi dell'insegnamento pianistico, convinto che solo una sicura impostazione della mano e del braccio e uno studio iniziale fondato sulla indipendenza delle dita possono rendere libere e flessibili le articolazioni della mano. Secondo il pianista polacco R. Koczalski (Brusotti), che era grande interprete di Chopin, la scuola pianistica fondata dal B. era la sola che mantenesse in Italia le più pure tradizioni chopiniane.
Come revisore, si limitò a compilare in tutto due raccolte di studi (C. Czerny, Studi per pianoforte scelti ed ordinati da F. B., Torino 1931), che furono adottate nel conservatorio di Torino ed ebbero numerose edizioni. Nella prefazione ai sessantadue studi del primo volume il B. evidenzia gli aspetti lacunosi degli studi stessi, e cioè i difetti in merito alla "progressività e razionalità" nell'ordine di successione degli studi, la trascuratezza nello sviluppo della mano sinistra e l'"impiego della stessa tonalità di do maggiore in molti studi per le piccole mani".
A tali manchevolezze il B. pone rimedio ricavando da ogni esercizio per la mano destra un identico esercizio per la mano sinistra, mentre, trasportando molti di questi studi in tonalità diverse, raggiunge il fine di rendere la mano dell'allievo egualmente esperta sia sui tasti neri sia su quelli bianchi; infine, con una appropriata digitazione, abolisce le "cosiddette diteggiature di comodo", facendo corrispondere ad ogni nota "il dito che le spetta nella scala a cui appartiene". Altre osservazioni utili e pratiche sono state dettate dalla sua lunga esperienza dell'insegnamento per mettere lo studioso in condizioni di superare gradatamente le difficoltà tecniche di opere più impegnative, come, per esempio, gli studi di J. B. Cramer. Pubblicò, inoltre, a Parigi alcune composizioni per pianoforte (Suite in sol minore, Fogliod'album, ecc.).
Bibl.: M. Brusotti, F. B. e la sua arte, Milano 1938; C. Schmidl, Diz.universale dei musicisti, I, p. 259; A. De Angelis, L'Italia musicale d'oggi. Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 99 s.; Riemann Musik Lexikon, I, Mainz 1959, p. 247; Enciclopedia della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 337.