BIANCHI, Federico
Secondo qualche fonte questo pittore sembrerebbe appartenere al ramo della nobile famiglia dei Bianchi da Velate, trasferitosi sin dal sec. XV a Masnago (Varese); è ignota la sua data di nascita, ma il B. risulta sicuramente attivo fino al primo decennio del sec. XVIII: è quindi da escludere che egli potesse già operare nel 1618 come voleva lo Zani (Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 39).
II Bigiogero (1699) lo dice nativo di Masnago, l'Orlandi e il Bartoli lo citano come "milanese": si sono quindi create confusioni con i Bianchi attivi a Varese e a Milano, tanto più che sia Salvatore e Francesco Maria, sia Isidoro, erano, come Federico, cavalieri e spesso si trovano indicati nei testi semplicemente come "cavalier Bianchi". Si tenga conto comunque che il Bartoli distingue da Federico un cavalier Bianchi da Velate (da intendersi Salvatore o Francesco Maria) e un cavalier Bianchi da Campione (da intendersi Isidoro), e che nelle tavole genealogiche delle famiglie Bianchi da Velate, Masnago e Fogliaro (G. Bianchi,Cenni stor. sulla nobile fam. Bianchi da Velate, Varese 1940) compaiono i nomi di Francesco Maria e Salvatore, ma non quello di Federico, loro contemporaneo.
A qualcuno degli altri Bianchi andranno dunque meglio riferite talune delle opere eterogenee che passano sotto il nome del B., e che hanno indotto il Nicodemi a formulare l'ipotesi dell'esistenza di due pittori a nome Federico Bianchi, all'incirca contemporanei: ipotesi legittima, ma non suffragata dall'esame delle opere attribuite al B., le quali non possono dividersi in due gruppi distinti, ciascuno internamente omogeneo. Va detto infine che in molti testi, a partire dal Malvezzi (Le glorie dell'arte lombarda, Milano 1882, p. 235), il B. è confuso con il Francesco Bianchi collaboratore del Ruggeri, errore contro il quale già il Lanzi aveva messo in guardia.
Altra inesattezza in cui incorrono i biografi del B. risale all'Orlandi (e di esso lo stesso B. aveva avuto a dolersi: Arfelli, p. 459), che lo faceva genero di Giulio Cesare Procaccini, mentre egli fu genero di Ercole Procaccini il Giovane e scolaro dello stesso e di Carlo Villa (Note della Bibl. Trivulz.; Mrozinska, p. 73).
Non è possibile suggerire una data anche approssimativa per gli affreschi scomparsi nel chiostro milanese di S. Maria della Pace, che l'Orlandi indicava come prima opera importante del B., eseguita a diciassette anni. La prima data che di lui sia nota è il 1668 (o 1665 ?), apposta con la firma alla sanguigna n. 157 del codice Bonola. Nel 1677 egli lavorava con i quadraturisti Giambattista e Girolamo Grandi nel S. Francesco di Varese (distrutto) e vi continuava l'attività fino al 1692 (affreschi nel coro), dando poi disegni per altre pitture decorative nella stessa chiesa, eseguite nel 1706 da Paolo Cazzaniga e Carlo Pusterla, dopo che il B. era venuto appositamente da Milano per sovrintendere ai lavori (Adamollo, ff. 83 r, 85 r. il Marliani, invece, p. 52, riferisce gli affreschi del S. Francesco a un Fr- Bianchi che è stato interpretato come Francesco Maria). Nell'anno 1683 il B. affrescava nella chiesa di S. Alessandro di Milano a fianco di Filippo Abbiati, sempre con la collaborazione dei Grandi per le quadrature (i suoi lavori nella chiesa sembra si protraessero fino al 1686; secondo il Manzini, sino al 1696); nello stesso 1683 riceveva la commissione per il S. Onorio nel Carmine, pagato nel 1685; dopo il 1681 (1698?) dipingeva con i Grandi la tredicesima cappella (della Pentecoste) al Sacro Monte di Varese; nel 1692, con gli stessi, la tredicesima cappella (dell'Umiltà di s. Francesco) al Sacro Monte d'Orta. Nel 1691 aveva intanto dipinto per la "chiesa del giardino ai Padri riformati" (Bartoli) a Milano (distrutta). Nel 1702 trasmetteva all'Orlandi le notizie sui pittori milanesi; lo stesso Orlandi, includendo il nome del B. nell'Abecedario, riferiva genericamente della sua attività torinese al servizio dei Savoia, che gli aveva valso il dono di una medaglia d'oro. Il Lanzi lo dice ancora operoso nel 1718. La data di morte del 1719, che è raccolta dalla tradizione astigiana, appare assai verosimile.
Si dà qui di seguito, secondo le località, l'elenco delle opere attribuite al B.: Asti, duomo: affreschi nel cappellone di S. Filippo, con quadrature del Pozzi (ma G. Bosio,Storia della chiesa d'Asti, Asti 1894, pp. 266, 353; autori recenti attribuiscono questi affreschi e quelli della distrutta chiesa di S. Anastasio a Salvatore Bianchi); probabile collaborazione con Antonio Milocco (e Francesco Fabbrica?) per gli affreschi della volta (il Bartoli, I, p. 60, riferisce questi affreschi al solo Fabbrica, ma vi si individuano affinità con l'Onorio III e altre opere del B.; per Mallé, p. 385, le volte sono tutte del B.); S. Pietro in Consavia: frammenti di affreschi (Giuditta,David e Golia e le Offerte bibliche)provenienti dal distrutto S. Anastasio (ma cfr. Bosio, cit.); Pinacoteca: altri frammenti dei medesimi affreschi (L'ossesso e Il paralitico [ma cfr. Bosio, cit.]). Casale Monferrato, S. Filippo: Madonna col Bambino e santi,Incontro di s. Filippo e s. Carlo (tele); duomo: Madonna e santi (tela; attribuz. Gabrielli); Cascina Brusada (presso Macignago): affreschi nell'oratorio. Cernusco sul Naviglio: villa Alari Visconti, oggi ospedale, cappella, pala d'altare (cit. da G. Gussalli,Una villa lombarda..., in Emporium, XV[1901], p. 313, come di Isidoro Bianchi, è patentemente del B.). Miasino (lago d'Orta): Morte di s. Rocco,S. Rocco e i poveri (tele; dubbie). Milano, S. Alessandro: affreschi, assai guasti, nella controfacciata (coperti dall'organo), attorno alle porte minori e nell'archivolto delle stesse; collaborazione con l'Abbiati per l'affresco della cupola centrale (al B. sembrano doversi assegnare i pennacchi), per quello della volta della prima campata destra e per le Storie di s. Alessandro nel coro; collaborazione con l'Abbiati e Pietro Maggi per l'affresco della volta della prima campata sinistra; collaborazione con Gianolo Parravicino per l'affresco nell'intradosso dell'arcone verso l'altar maggiore, assai guasto; S. Antonio (chiostro): Apparizione di s. Caterina (tela: riferita a un Felice Bianchi, ma giustamente rivendicata al B. dall'Arslan 1960, p. 88); S. Carlo al Corso: il Beato Angelo Porro (ovato su tela; proveniente da S. Maria dei Servi: attribuzione antica ancorché discutibile); S. Celso (archivio): Sogno di s. Giuseppe (tela; dubbia); S. Eustorgio, seconda cappella a sinistra: Il Padre Eterno con Adamo ed Eva (tela); completamento degli affreschi lasciati interrotti da Carlo Cornara (la mano del B. è particolarmente evidente nell'archivolto; negli affreschi della terza cappella, talora attribuiti al B. [Mezzanotte-Bascapé], non si identifica la sua mano); S. Francesco da Paola: Caduta di Lucifero (tela: attribuzione [in U. Thieme-F. Becker] molto sospetta; forse il quadro è identificato, erroneamente, con quello di medesimo soggetto che secondo il Bartoli si trovava in S. Francesco dei frati minori); S. Lorenzo, sacello di S. Aquilino: affresco con la Maddalena penitente; S. Marco: affresco attiguo alla cappella del Crocifisso con la Cacciata di Eliodoro (attribuzione antica, non del tutto sicura; il Latuada riferisce il dipinto a un "cavalier Bianchi" che il Bartoli induce a identificare con Federico; gli affreschi nella cappella del Crocefisso, talora assegnati al B., sono da assegnare al Montalto); S. Lucia (tela nella cappella di S. Giuseppe: probabilmente sostitutiva della tela originale); S. Maria del Carmine: Onorio III approva la regola (tela); S. Teresa ai piedi di Gesù (tela); S. Maria della Passione: affreschi nella quarta cappella a destra,Sacra famiglia (tela, sul quarto altare a destra, generalmente identificata con quella che si trovava sul primo altare a destra, ma l'attribuzione èdifficilmente sostenibile); S. Ubaldo (tela, prima cappella a sinistra); S. Stefano: Madonna col Bambino e s. Anna (generalmente e assai improbabilmente identificata con la Sacra famiglia citata dal Lanzi). Monza, duomo, navata centrale: L'ambasciata pontificia a Teodolinda (tela; riferita nei testi a Francesco Bianchi, ma i caratteri stilistici la rivelano chiaramente di Federico). Notre Dame, Indiana: Nozze mistiche di s. Caterina (D. C. Miller,Seventeeth and eighteenth cent. paintings from the University of Notre Dame, Urbana 1962, n. 18). Orta, Sacro Monte: affreschi nella tredicesima cappella, coi Grandi. Pavia, Certosa: prima cappella a sinistra: affreschi con Storie della Maddalena; quarta cappella a destra: affreschi con Storie della Passione; cinque tele: S. Anselmo,S. Ugo (cfr. Breve e fedele descrizione... della Bibl. Ambrosiana di Milano e letteratura successiva sulla Certosa; l'Arslan, 1961, avanza alcuni dubbi sulla paternità di questi due quadri),Beato Guglielmo,Beato Gerardo,S. Romualdo (attrib. dubbia: talvolta riferita al Cornara). Saronno, santuario: cappella di S. Giovanni Battista: affresco con S. Famiglia, e probabile intervento negli altri affreschi della cappella oltre che in quelli della navata destra. Torino, SS. Maurizio e Lazzaro: affresco nel catino del coro (Assunzione), assai guasto, spesso attrib. a Isidoro Bianchi (Vesme, I, p. 137), ma sicuramente di Federico. Tremezzo, chiesa parrocchiale: Madonna col Bambino e s. Antonio (tela). Varese, Sacro Monte: affreschi nella tredicesima cappella, coi Grandi; S. Vittore: affreschi nella terza cappella, con G. B. Dal Sole; frazione Biumo Inferiore, palazzo Orrigoni, poi Litta Modignani: affreschi (citati ab antiquo; la mano del B. è riconoscibile in quelli superstiti del salone, specie nella Diana e Endimione). Vigevano, S. Maria del Popolo: Presentazione al tempio,Sposalizio della Vergine (attribuzione del Bartoli; aggiungeremmo, dubitativamente, la medaglia a fresco nella volta della stessa chiesa).
Risultano infine distrutte o irreperibili le seguenti opere del B.: Casale Monferrato, tele in S. Francesco (S. Luca)e in S. Giuseppe (cinque Storie del santo); Chieri, affreschi nel chiostro di S. Francesco (distrutto); Cremona, tela con il Presepio in SS. Giuseppe e Teresa; Milano, tela con la Cattura di s. Giovanni in S. Giovanni alle Case Rotte (distrutto), tela con la Visitazione in S. Lorenzo, affresco con l'Assunzione in S. Maria alla Porta, affresco con Cristo e un santo francescano nell'ex convento di S. Maria della Pace (distrutto), affreschi in vari palazzi (Orlandi), tele con "satiretti", in una raccolta privata (Arese); Pavia, Certosa,Assunta (sacrestia); Torino, affreschi in S. Tommaso; Varese, tele in S. Giovanni, S. Rocco (distrutto), affreschi in S. Francesco (distrutto).
Del B. si conoscono alcuni disegni e numerosi altri gli andrebbero attribuiti; vanno indicati come sicuri o fortemente probabili le sanguigne del codice Bonola nn. 148, 149, 157, 158 (Mrozinska) e le sanguigne e i carboncini conservati nella Biblioteca Ambrosiana di Milano: codd. F 232 inf. (nn. 389, 390, 392, 401), F. 233 inf. (n. 665 e forse nn. 578, 635), F. 234 inf. (nn. dal 73 al 722), F. 235 inf. (nn. 1080, 1082).
Dal B., G. F. Bugatti incise il ritratto del vescovo G. B. Odescalchi (Thieme-Becker).
Il ragguardevole numero di opere rimasteci del B. non toglie che dell'artista sia difficile individuare la fisionomia precisa; elogiato ai tempi suoi e considerato dal Lanzi "uno dei migliori Milanesi" del Seicento, appare discontinuo, anche quando si voglia limitarne il catalogo alle cose più sicure; egli passa dalla grossolanità di molte tele (specie l'Onorio III)e di molti goffi e farraginosi affreschi (specie quelli del duomo di Asti) alla nobiltà della S. Teresa (nettamente abbiatesca), dei due quadri di Vigevano (specie la Presentazione si allinea con la migliore tradizione del primo Settecento lombardo, accostandosi al Legnanino: tanto che questa sua speciale qualità ha fatti sorgere dubbi attributivi) e degli ariosi e leggiadri affreschi provenienti dalla chiesa di S. Anastasio ad Asti. Che non fosse artista dappoco è provato dai suoi buoni disegni, alcuni dei quali schizzi per opere profane (e ci fanno rimpiangere la perdita - o la mancata identificazione - delle sue pitture decorative nei palazzi, documentate soltanto a Biumo); ma andava disordinatamente soggetto all'influenza dei maggiori. È probabile che la sua attività sia stata molto estesa nel tempo, sì da consentirgli di passare dal fare procacciniano (specie sulla linea di Ercole) e persino ceraniano delle opere giovanili, con qualche andamento desunto da Panfilo Nuvolone, alla maniera abbiatesca del periodo centrale, in cui si notano anche affinità con Antonio Busca, sino all'approdo settecentesco, nell'aria del Legnanino, dove incominciano ad avvertirsi le prime vibrazioni barocchette.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano,Registro degli autografi, cartella 27, n. 1; Schede Vesme, I, Torino 1963, p. 131; D. Bigiogero,Le glorie della gran Vergine al Sagro Monte sopra Varese…, Milano 1699, p. 65; G. A. Adamollo-L. Grossi,Cronaca di Varese (mem. cronol.), Varese 1931, ff. 79, 82, 83, 85; P. Orlandi,Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 148; Milano, Bibl. Trivulziana,Miscell. storica, n. 1131, fasc. 28: Note di alcuni pittori scultori ed architetti... ; C. Torre,Ritratto di Milano, Milano 1714, p. 117; S. Latuada,Descrizione di Milano, I, Milano 1737, p. 234; III, ibid. 1737, pp. 103, 104, 105, 199, 314, 323-24; V, ibid. 1738, pp. 100, 101, 282, 283; Milano, Bibl. Ambrosiana, ms. X, 21 sup. (1777): Breve e fedele descrizione delle pitture..., pp. 17 s.; G. Bartoli,Notizia delle pitture..., I, Venezia 1776 pp. 33, 50, 58, 60 s., 62, 67, 138, 159, 161, 178: 184, 187, 196, 198, 199, 201; II, ibid. 1777, pp. 66, 69, 74, 108, 149; V. Marliani,Le mem. della città di Varese dall'anno 1737 all'anno 1776, a cura di L. Giampaolo, Varese 1955, p. 51; Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, ms. B. 133, II (1770-1780 circa): M. Oretti,Notizie de' professori del disegno, p. 182; M. Paroletti,Turin et ses curiosités, Torino 1819, p. 373; M. Malaspina,Guida di Pavia, Pavia 1819, pp. 125, 153; S. Ticozzi, Dizionario…, I, Milano 1830, p. 159; L. Lanzi,Storia pittorica d'Italia, Venezia 1839, IX p. 90; C. Bizzozzero,Varese e il suo territorio, Varese, 1874, pp. 66 s., 70, 82, 105; D. Sant'Ambrogio,Una breve corsa artistica..., in Arch. storico lombardo, s. 3, XXIII (1896), p. 350; L. Manzini,La chiesa di S. Alessandro, Milano 1922, pp. 21-26; U. Bazzetta di Vermenia,Guida del Lago Maggiore e lago d'Orta, Milano 1930, p. 269; C. Del Frate, S. Maria del Monte sopra Varese, Varese 1933, pp. 9, 110; N. Gabrielli,L'arte a Casale Monferrato, Torino 1935, p. 81; L. Meregazzi,La chiesa di S. Marco nella storia e nell'arte, Milano 1937, p. 47; P. Mezzartotte-G. Bascapé,Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, pp. 282, 390, 582, 780, 828, 1022, 1035 (con bibl. relativa a singole opere) ; C. Baroni, F. Abbiati maestro del Magnasco, in Arch. storico lombardo, s. 8, III (1951-52), pp. 215 s. (con note bibliogr. e documentarie); F. Maggi, S. Celso e la sua Madonna, Milano 1951 p. 247; G. Nicodemi,La pittura lombarda dal 1630 al 1706, in Storia di Milano, XI, Milano 1958, pp. 510 s.; A. M. Romanini,La pittura milanese nel XVIII sec., ibid., XII, Milano 1959, pp. 719 (per Felice), 739, n. 2; A. Arfelli,Per la cronologia dei Procaccini, in Arte antica e moderna, 1959 pp. 457, 459; M. Mrozinska, I disegni del codice Bonola (catal.), Venezia 1959, pp. 72, 73, 74, 80 (con nota bibliogr.); L. Mallé,Le arti figurative in Piemonte, Torino 1960, pp. 251, 261, 274, 385; E. Arslan,Le pitture del Duomo di Milano, Milano 1960, pp. 69, 83, 88, 90 n. 33, 109; L. Vergano-L. Di Stefano,La cattedrale di Asti, Asti 1960, pp. 20, 31; E. Arslan,Le tele settecentesche ora nel refettorio della Certosa di Pavia, in Arte lombarda, VI(1961), pp. 227 ss.; G. Consoli,Riscoperti in S. Eustorgio affreschi..., ibid., X(1965), p. 158; F. Arese,Una quadreria milanese della fine del seicento,ibid., XII(1967), pp. 140 s.; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, pp. 581 s.; Encicl. Ital., VI, p. 865.