ALESSANDRINI, Federico
Nacque a Recanati il 5 ag. 1905 da Raffaele, pittore e restauratore, allievo di Luigi Fontana, e da Maria Patrignani. A Recanati compì i primi studi, fino al 1919, allorché con la famiglia si trasferì a Roma, ove frequentò gli studi classici presso il liceo "Visconti" al Collegio Romano. Conseguita la maturità nel 1924, si iscrisse alla facoltà di medicina presso l'università di Roma, ma, dopo un anno, preferì trasferirsi alla facoltà di lettere, ove, nel 1929, conseguì la laurea con una tesi su "La fortuna del Manzoni", discussa con Vittorio Rossi.
Gli anni universitari coincidono con un attivo impegno dell'A. in seno alle organizzazioni cattoliche. Iscrittosi alla Federazione universitaria cattolica (FUCI) nel 1924, nella primavera del 1925 assunse la carica di segretario supplente del circolo romano, nel successivo mese di giugno entrò a far parte del consiglio di presidenza e venne eletto segretario effettivo. Nel 1926 il nuovo presidente generale della FUCI Igino Righetti e l'assistente ecclesiastico G. B. Montini lo chiamarono alla segreteria della presidenza generale maschile; nel settembre 1928 assunse le funzioni di segretario generale del consiglio superiore, collaborando anche alla redazione della rivista Studium e ad altre iniziative editoriali della FUCI. Alla fine del 1929, sostituendo G. Gonella, trasferitosi alla direzione di Studium, l'A. assunse la direzione di Azione fucina, la rivista degli universitari cattolici che aveva cominciato le pubblicazioni il 5 febbr. 1928 e che rappresentò una importante guida culturale, organizzativa e formativa per gli universitari cattolici durante gli anni del regime fascista. L'A. ne mantenne la direzione sino al gennaio 1934.
Maturò, in questi anni, la sua vocazione giornalistica, che si arricchì anche attraverso l'esperienza maturata presso l'ufficio stampa dell'Azione cattolica, diretto da monsignor Civardi. All'A. era affidato il compito di selezionare le notizie della stampa quotidiana e periodica nazionale per la presidenza dell'Azione cattolica, di redigere il Bollettino ufficiale e il "foglio bozze", con articoli destinati ai settimanali diocesani, compilato con la collaborazione di Giuseppe De Mori e Lamberto Giannitelli.
L'ufficio stampa dell'Azione cattolica, nato con compiti e fini limitati, acquistò importanza all'indomani del conflitto fra fascismo e Azione cattolica nel maggio 1931.
Su iniziativa del presidente A. Ciriaci, che era anche direttore della Tipografia poliglotta vaticana, l'ufficio stampa venne trasferito in Vaticano, allargò il suo campo di interesse alla stampa estera e prese il nome di ufficio giornali, rimanendo, formalmente, una sezione distaccata dell'Azione cattolica, ma nella sostanza si pose al servizio della segreteria di Stato vaticana, alle cui dipendenze passò, ufficialmente, nel 1938. Compito dell'ufficio giornali era la redazione quotidiana di un bollettino di notizie che veniva trasmesso al segretario personale di Pio XI, monsignor C. Confalonieri, al segretario di Stato Eugenio Pacelli, al segretario della Congregazione degli Affari straordinari monsignor G. Pizzardo, al sostituto della segreteria di Stato monsignor Tardini e, dal 1937, monsignor Montini, e al presidente dell'Azione cattolica.
Sono questi gli anni in cui gli avvenimenti politici europei (in particolare spagnoli, tedeschi e austriaci) trovavano particolare attenzione presso i vertici della Santa Sede. Il ruolo dell'A. in seno all'ufficio giornali acquistò peso ed importanza anche in relazione ad un nuovo compito: la redazione, sulla base di notizie politiche e diplomatiche che provenivano alla segreteria di Stato dalle varie nunziature, di finte corrispondenze, destinate alla pubblicazione sull'Avvenire d'Italia e su altri quotidiani cattolici, quali L'Italia di Milano e Il Nuovo Cittadino di Genova. L'A. usava vari pseudonimi: Renano per le corrispondenze da Berlino, Cid da Madrid, Danubiano da Vienna. Questo sistema permise di fornire al pubblico italiano notizie esatte sulla situazione di quei paesi europei, evitando gli interventi della censura, e denunciando le persecuzioni e le vessazioni contro la Chiesa e i cattolici soprattutto da parte nazista, in Germania e in Austria. Le autorità tedesche non mancarono di promuovere indagini per scoprire i misteriosi giornalisti che da Berlino e da Vienna inviavano corrispondenze a Roma.
Nel 1940 l'A. venne assunto in seno agli organici redazionali del quotidiano della S. Sede, al quale già collaborava da alcuni anni. Dal 1940 al 1946 ebbe anche il compito di dirigere l'ufficio stampa della Santa Sede, per assistere i giornalisti accreditati in Vaticano. Un incarico che gli permise di entrare in stretti rapporti con monsignor Tardini e con il conte G. Dalla Torre, direttore dell'Osservatoreromano.
Negli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra si evidenzia il suo interesse per il ruolo che i cattolici avrebbero assunto nel nuovo quadro politico nazionale, dopo la caduta dei fascismo. Si manifesta, in particolare, la sua preoccupazione anticomunista, soprattutto in polemica con il movimento dei cattolici comunisti, trasformatosi nel 1944 in partito della sinistra cristiana. Su Studium pubblicò tra il 1943 e il 1944 tre articoli sull'argomento, poi raccolti in un opuscolo dal titolo I cattolici e il comunismo (Roma 1945); un altro articolo apparve sull'Osservatoreromano del 23 giugno 1944, sotto il titolo Non conciliare l'inconciliabile, nel quale si confutava l'impianto teorico dei cattolici comunisti ed in particolare si escludeva la possibilità per un cattolico di aderire alla politica comunista, accettando il materialismo storico e respingendo il materialismo dialettico.
La sua attività giornalistica trovò la maggiore esplicazione con la nascita, l'11 genn. 1944, del Quotidiano, foglio cattolico romano che sostituì L'Avvenire. Diretto da I. Giordani, nato con l'approvazione della Santa Sede e sotto gli auspici dell'Azione cattolica, presieduta da V. Veronese, Il Quotidiano (che incontrò al suo nascere riserve e diffidenze presso esponenti della Democrazia cristiana, quali De Gasperi e Spataro) si pose l'obiettivo, della difesa dei valori cristiani; sostenne la necessità di un assetto sociale e politico ispirato alle linee del magistero della Chiesa, con frequenti richiami alle encicliche dei pontefici, da Leone XIII in poi, e alle indicazioni contenute nei messaggi e discorsi di Pio XII; fu fermo nella condanna delle ideologie di ispirazione marxista e auspicò l'unità del mondo cattolico italiano sul piano politico. Sin dalla nascita del Quotidiano, l'A. ne fu un attivo collaboratore. Frequenti i suoi articoli di politica estera, firmati con lo pseudonimo di Sandro Federici, e su argomenti relativi ai rapporti fra Stato e Chiesa, per i quali usava lo pseudonimo di Carlo Adami. Una collaborazione che assunse spesso toni polemici, soprattutto in risposta agli attacchi della stampa sovietica contro la Santa Sede ed in relazione alla difficile situazione che la Chiesa incontrava in Polonia e nei paesi dell'Est europeo controllati da Mosca.
Il 19 apr. 1946, avendo Giordani lasciato la guida del giornale per candidarsi alle elezioni per l'Assemblea costituente, l'A. assunse la direzione del Quotidiano. Dovette subito gestire il delicato problema di orientare i suoi lettori attorno ai temi della questione istituzionale e delle elezioni per la Costituente. La sua linea appare chiaramente delineata in un articolo apparso il 30 apr. 1946 sotto il titolo Il dovere dell'unità: "Icattolici, quanto agli istituti - scriveva l'A. -, hanno libertà di scelta. Ma qualunque cosa accada, non debbono dimenticare che il dovere principale di quest'ora è di non dividersi, di rimanere uniti, per esprimere una forza concorde, capace di difendere alla Costituente, quelle che sono le loro essenziali libertà religiose, civili e politiche". Insomma, al di là della soluzione per la scelta della forma istituzionale dello Stato, nei confronti della quale si lasciava libertà di scelta ai cattolici, l'A. giudicava prioritario il problema di una forte rappresentanza cattolica alla Costituente, per favorire la nascita di uno Stato ispirato a valori nei quali i cristiani potessero riconoscersi e garante della libertà religiosa dei cittadini e della Chiesa.
Tuttavia, pur fiancheggiando e sostenendo la Democrazia cristiana, l'A. intese sempre mantenere il suo giornale su un piano di autonomia di giudizio, ribadendo la distinzione tra il ruolo formativo dell'Azione cattolica e l'impegno politico vero e proprio. Rifiutò sempre il collateralismo acritico, sollecitando il partito dei cattolici ad una coerente azione sul piano dell'impegno sociale e della ispirazione cristiana.
Questa autonomia di giudizio non mancò di suscitare anche qualche malinteso o dissapore tra l'A. e De Gasperi. Un primo episodio si verificò in occasione della elezione di L. Einaudi alla presidenza della Repubblica, allorché l'A. non condivise il sostegno dei leader della Democrazia cristiana alla candidatura di C. Sforza. Un articolo dell'A. del 12 maggio 1948 (Il presidente) venne interpretato da De Gasperi come frutto di pressioni e interventi "superiori", di cui l'A. negò sempre l'esistenza. Altro dissenso si verificò nell'ottobre 1948, allorché De Gasperi, con una lettera a monsignor Montini, accusò Il Quotidiano di atteggiamenti demagogici, per aver sostenuto l'agitazione sindacale dei lavoratori statali, e di ostacolare in momenti difficili l'azione del governo. L'A. replicò con una lunga lettera a Montini, precisando la posizione del suo giornale, sottolineando la legittimità dell'azione rivendicativa degli statali, sostenuta anche dai sindacati di ispirazione cristiana, e precisando che "se si vuole che la fiducia di questi lavoratori non vada ad un partito che mira a scardinare lo Stato minandone l'apparato burocratico, noi non possiamo ignorare i bisogni che sono alla base di questo gravissimo fenomeno e tanto meno possiamo metterci contro gli impiegati statali". L'A. si rammaricava con Montini per questo episodio, nel quale scorgeva "l'inclinazione a far chiudere la bocca di autorità a chi è persuaso di parlare e di scrivere al servizio di interessi che non sono né personali né di partito".
Dal 1947 al 1950 l'A. fu anche alla guida, con la collaborazione di E. Lucatello, del Servizio informazioni romane (SIR), che, facendo capo al Quotidiano, aveva il compito di unificare gli uffici di corrispondenza romani a favore di altri giornali cattolici, quali L'Avvenire d'Italia di Bologna, L'Italia di Milano, L'Eco diBergamo, Il Nuovo Cittadino di Genova e L'Adige di Trento.
A partire dalla seconda metà del 1949 la posizione dell'A. alla guida del Quotidiano divenne delicata, essendo stato affidato al vicepresidente dell'Azione cattolica, Luigi Gedda, il settore organizzativo, in sostituzione del presidente V. Veronese, impegnato nella guida del comitato centrale per l'Anno santo. L'A. e Gedda, sin dal 1948, avevano manifestato diverse valutazioni sul ruolo e sui compiti dell'Azione cattolica in seno alla vita politica e sociale italiana. In particolare, l'A. giudicava i Comitati civici strumenti da utilizzare principalmente per la formazione civile e sociale dei quadri cattolici, mentre Gedda, che ne fu il maggior ispiratore, li concepiva come strumenti politici, che dovevano svolgere non solo un'azione di sostegno elettorale ma anche di condizionamento nei confronti della Democrazia cristiana. Nel marzo 1950 Gedda propose la nomina di un vicedirettore del Quotidiano. L'A. interpretò questa proposta come tentativo di limitare la sua autonomia nella direzione del giornale e come espressione di scarsa fiducia nei suoi confronti, manifestando la volontà di dimettersi. Al fine di preparare la successione, rimase in carica altri due mesi, sino al 1º giugno 1950, allorché, con un breve saluto ai lettori, lasciò, dopo quattro anni, la direzione del giornale, sostituito da N. Badano.
L'A. tornò all'Osservatoreromano, con mansioni di aiuto alla direzione. Nel 1961 venne nominato vicedirettore. Rimase in carica sino al 1970. Di particolare rilievo furono tre articoli, pubblicati sull'organo vaticano il 12, 22, 26 genn. 1969, sul problema dei vescovi e dei cattolici olandesi. Il primate d'Olanda, cardinale Alfrink, li definì "una mano tesa verso la Chiesa olandese" (intervista alla televisione olandese, riportata in L'Avvenire, 30 genn. 1969).
Negli anni Sessanta collaborò anche al Popolo con lo pseudonimo di Tommaso Ala. Nel 1970 assunse l'incarico di direttore della sala stampa vaticana, in via provvisoria fino al 1972 e definitiva fino al 1976, quando lasciò il servizio per raggiunti limiti d'età.
La sua attività pubblicisfica è documentata da numerosi scritti storici e politici, tra i quali ricordiamo: I cattolici e il comunismo, Roma 1945; La Spagna e la Repubblica (1931-1936), ibid. 1945; Del corporativismo e d'altro, in AA.VV., Verso il corporativismo, Bari 1951, pp. 104-107; Laicismo e politica, in AA.VV., Storia e filosofia del laicismo, s.l. 1953, pp. 75-82; Chiesa e comunismo, Roma 1956; Prefazione a W. Gurian, Introduzione al comunismo, Bologna 1958; Introduzione a Il volto del cattolicesimo attuale, ibid. 1960; Introduzione a Il LXX anniversario della lettera enciclica Rerum Novarum, Roma 1961; La Mater et Magistra e la San Vincenzo, ibid. 1962; Pio XI e l'Azione cattolica: il sacerdozio regale del cristianesimo e l'annuncio di una teologia del laicato, in AA. VV., Spiritualità e azione del laicato cattolico italiano, Padova 1969, I, pp. 447-63; Disegno per una storia di Portorecanati, Porto Recanati 1973.
Dal 1940 al 1970 fu insegnante di storia presso un istituto magistrale romano.
Negli ultimi anni di vita continuò la collaborazione a riviste e giornali cattolici, intervenendo con vivaci testimonianze su aspetti e problemi legati alla storia del movimento cattolico e alla sua personale esperienza.
L'A. morì a Roma il 2 maggio 1983.
Fonti e Bibl.: Richiami autobiografici con giudizi e interpretazioni su avvenimenti di cui fu protagonista sono rintracciabili in alcuni articoli e saggi dello stesso Alessandrini. In particolare: Ricordi ed episodi di anni vicini e lontani, in L'Osservatore romano, 31 ag. 1961; Accanto a Tardini nella segreteria di Stato, in L'Avvenire d'Italia, 25 giugno 1963; Dopo la pubblicazione degli atti del convegno di Torreglia, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XXXIII (1979), pp. 533-546; Centenario di De Gasperi, in Studium, LXXVII (1981), pp. 535-46; Tra cronaca e storia, in 120anni di storia della Chiesa e del mondo, suppl. a L'Osservatore romano, 13 dic. 1981, pp. 103-104; Per la storia del movimento cattolico: il giornale "Il Quotidiano", in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XXXVI (1982), pp. 116-24; Il tempo della FUCI, in Studium, LXXIX (1983), pp. 155-62. Notizie e riferimenti sull'attività dell'A. si trovano in: A. Baroni, I. Righetti, Roma 1948, passim; G. Marcucci Fanello, Storia della FUCI, Roma 1971, ad Indicem; P. Murialdi, La stampa italiana del dopoguerra. 1943-1972, Bari 1974, pp. 197, 395; N. Antonetti, La FUCI di Montini e Righetti. Lettere di I. Righetti ad A. Gotelli (1929-1933), Roma 1979, ad Indicem; S. Magister, La politica vaticana e l'Italia. 1943-1978, Roma 1979, ad Indicem; R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologna 1979, ad Indicem; AA. VV., La stampa italiana dalla Resistenza agli anni Sessanta, a cura di V. Castronovo e N. Tranfaglia, Bari 1980, ad Indicem; G. Licata, 120anni di giornali cattolici italiani, Milano 1980, ad Indicem; G. Nicolini, Il cardinale D. Tardini, Padova 1980, pp. 161, 269-70; F. Malgeri, La Sinistra cristiana (1937-1945), Brescia 1982, ad Indicem; A. Riccardi, Il "partitoromano" nel secondo dopoguerra (1945-1954), Brescia 1983, ad Indicem; AA.VV., Pio XII, Bari 1984, pp. 287, 382-383, 393; M. Casella, L'Azione cattolica alla caduta del fascismo. Attività e progetti per il dopoguerra (1942-45), Roma 1984, ad Indicem; G. Alessandrini, F. A.: una testimonianza e F. Alessandrini, Memoriale, in Studium, LXXXI (1985), n. 6, pp. 727-756.