FEDELI, Francesco, detto il Maggiotto (Magiotto, Majotto)
Nato a Venezia nel 1738 dal pittore Domenico e da Elena Zuliani, assunse dal padre il soprannome, poi cognomizzato, di Maggiotto. Seguì nella professione l'esempio paterno e all'età di ventitré anni fu ammesso a far parte del Collegio dei pittori di Venezia; nel 1771 fu eletto "maestro di pittura" della Accademia veneziana, sostenendo alternativamente in essa le cariche biennali di conservatore, consigliere, sindaco, priore e infine presidente (26 sett. 1790). Alla sua scuola si formarono numerosi e valenti artisti, come l'incisore G. S. Bartolozzi (iscritto dal 1772), lo scultore L. Zandomeneghi e alcuni dei più significativi pittori del neoclassicismo veneto, come G. Pedrini, A. Florian, G. C. Bevilacqua, G. A. Rusteghello, F. Hayez, N. Schiavoni, L. Querena e O. Politi. Eletto dagli Inquisitori di Stato "ispettore alle pubbliche pitture di Venezia" il 23 apr. 1796 - con la funzione di riferire sullo stato di conservazione dei dipinti custoditi negli edifici pubblici -, fu confermato in questa carica l'anno successivo e, ancora nel 1798, dopo la caduta della Serenissima, rivestì lo stesso ufficio nella Municipalità provvisoria di Venezia insieme col figlio Domenico, anch'egli pittore.
Il F. si applicò con successo a quasi tutti i generi della pittura, non disdegnando talvolta anche la copia da quadri di celebri artisti del suo tempo, la miniatura su avorio, la pittura ad olio su rame e l'affresco, senza trascurare il disegno fine a se stesso e quello preparatorio per le acqueforti, composizioni queste ultime tradotte da incisori contemporanei come G. Wagner, G. Volpato, T. Viero e P. Del Colle.
La produzione artistica del F. è stata anche di recente confusa con quella del padre Domenico, nonostante alla fine dell'Ottocento fosse stato pubblicato un rigoroso profilo dell'artista (Tessier, 1882, al quale è necessario fare ampio riferimento), che riassume i dati essenziali contenuti in un manoscritto autografo dal titolo Opere fatte da me Francesco Maggiotto - allora in proprietà di un pronipote del F., Angelo Maggiotto, ed oggi irreperibile - con l'elenco di tutte le sue pitture dal 17 maggio 1760 al 12 giugno 1801.
Allo stesso discendente appartenevano alla fine dell'Ottocento - oltre ad alcuni dipinti, disegni e incisioni - due opere manoscritte del F.: Elementi di geometria pratica e lezioni di prospettiva pratica (con tavole) del 1790 e Le pitture delle chiese di Venezia e delle isole circonvicine, estratte dallo Zanetti e poste per alfabeto: quest'ultima era una sorta di catalogo, riveduto e ragionato per ubicazione, delle opere descritte per autore da A. M. Zanetti nel suo celebre libro: Della pittura veneziana del 1771 (Tessier, 1882). La prima di esse era stata composta verosimilmente come sussidio didattico della scuola diretta dal K; la seconda invece scaturiva da una esigenza pratica relativa al suo incarico di "ispettore alle pubbliche pitture di Venezia".
Nel primo decennio della sua attività documentata il F. dipinse cinque Episodi della vita di Alessandro Magno (1760-1761) per Agostino Mora da S. Antonin, una paletta con S. Luigi Gonzaga (1763) per il procuratore Erizzo, quattordici dipinti di soggetto non specificato per i Manolesso e una Pietà per i Sagredo (1765). Per il conte Bonomo Algarotti Corniani eseguì inoltre un quadro con Apollo e le muse, alcune copie da dipinti dello Zuccarelli e del Tiepolo e il Ritratto del committente (1766-1768); inviò altri dipinti in Russia e offrì - quale consueto omaggio all'Accademia veneziana dei nuovi accolti nel sodalizio - il quadro allegorico La Pittura e la Natura (1769), oggi custodito nelle Gallerie dell'Accademia.
Negli anni '70 la produzione dei F. venne facendosi sempre più consistente con il raggiungimento di una metrica compositiva più sicura e di un ductus pittorico più sciolto e sfumato, dati che esprimono la sua tipica interpretazione prosastica, un po' stereotipata, dello stile del padre. Al Giudizio di Salomone (1770) - con aggiunte posteriori - di S. Cassiano seguono le coeve pale della Madonna del Rosario per la chiesa dell'ospedale di Treviso e dei Ss. Giacomo e Cristoforo in S. Stefano di Treviso - quest'ultima su incarico del matematico Giordano Riccati - oltre a quelle della Madonna del Carmelo e di S. Antonio nella parrocchiale di Maerne (Venezia).
Tra i dipinti eseguiti nello stesso periodo per i privati veneziani il F. annotava nel citato elenco manoscritto alcuni soggetti mitologici (1770) per i Maruzzi ai Greci, Bacco e Arianna (1771) e una mezza figura con Donna turca (1772) per Bonomo Algarotti Corniani, una S. Francesca Romana per Daniele Farsetti, una Rachele al pozzo (1773) per i Donà in Riva di Biasio, un Redentore (1774) per i Pisani a S. Stefano, una S. Teresa per Andrea Querini Stampalia (Dazzi-Merkel, 1979), una Assunta (1775) per i Grassi e un'altra pala di analogo soggetto (1772) per incarico di Pietro Barbarigo nella parrocchiale di Oriago - insieme col soffitto con L'incoronazione della Vergine 1776).
Tra le opere veneziane del F. a destinazione ecclesiastica ancora oggi in situ si riscontrano un S. Luigi Gonzaga (1775) nella sagrestia di S. Salvador e la Morte di s. Giuseppe in S. Geremia; la pala con S. Bernardino e santi, Il sacrificio di Isacco, Elia confortato dall'angelo e un S. Pietro in S. Giovanni in Bragora; un altro S. Pietro nella sagrestia di S. Moisè e la pala con Il martirio di s. Giovanni evangelista in S. Giovanni Novo. Infine datano anteriormente al 1776 un soffitto e le tele dell'Adorazione dei magi e delle Nozze di Cana per l'oratorio delle nobili dimesse a Padova (Rossetti, 1776).
Nel 1778 il F. dipinse per il collezionista e bibliofilo Maffeo Pinelli una serie di centosessantotto Ritratti di dogi, dogaresse, veneti patriarchi, cardinali e pontefici ad olio su rame (Morelli, 1787), venduta nel 1787 ai Pisani da S. Stefano (Moschini, 1806) e integrata nel 1791 con il Ritratto del doge Ludovico Manin e quello della Dogaressa sua moglie. Alcuni di essi sono riapparsi sul mercato antiquario: a Londra (Sotheby's, 19 apr. 1988); ad Amsterdam (Christie'S, 29 maggio 1986; Sotheby's, 22 maggio 1989).
Nel decennio successivo la produzione del F. si mantenne ancora ad un buon livello qualitativo, pur indulgendo ad un formalismo degli spunti compositivi e dei modelli figurali che anticipa il neoclassicismo. Ne sono esempi il Trionfo della Croce (1784-1788), accompagnato da quattordici chiaroscuri di Angeli con strumenti della Passione, per la Scuola grande di S. Giovanni Evangelista; la pala con la Madonna della Cintura e santi (1785) di S. Michele a Curzola (Fiskovic, 1972); quella con la Santissima Trinità, oltre a La Penitenza e la Meditazione (1789), oggi in S. Francesco della Vigna, e la Predica del Battista (1790?) per la parrocchiale di Ponte (in croato Punat) nell'isola di Veglia (in croato Krk; Gamulin, 1952). Appartengono alla metà di questo decennio l'inedita Allegoria nuziale, affrescata in un soffitto al II piano di palazzo Widmann a S. Canciano e anche numerosi ritratti singoli dei familiari: quello del Padre, della Madre, della Moglie e di un Fratello (Tessier, 1882), oggi non più rintracciabili.
All'ultimo decennio del Settecento e ai primi anni dell'Ottocento data, poi, un ristretto numero di opere del F. che segnano una marcata involuzione stilistica: la Sacra Famiglia (1790) della parrocchiale di Portegrandi (Sponza, 1990), l'Autoritratto con gli allievi Pedrini e Florian (1792) delle Gallerie dell'Accademia, le pale con S. Giovanni di Dio abbraccia la Croce e la Sacra Famiglia nella chiesa dell'isola di San Servolo (ante 1793), alcune Allegorie su tela in una sala di Palazzo Volpi a S. Beneto, le quattro Allegorie di Ercole eseguite per Girolamo Manfrin nel 1799 (Nicoletti, 1872; una di esse, con Ercole tra la Virtù e la Voluttà, è riapparsa nel 1991 su mercato antiquario danese), il Patriarca armeno Isacco e il Monaco armeno Mesrop Mashtots (1803), custoditi nel convento di S. Lazzaro degli Armeni, e infine la pala coeva con la Nascita di Maria nell'annessa chiesa dell'isola veneziana.
Tra i vari interessi del F. estranei in senso stretto alla sua professione di pittore, spiccano quelli nel campo della fisica, e in particolare della meccanica e dell'ottica: in collaborazione con un fratello ideò un prototipo di macchina elettrica a "disco composto" che, innovando e migliorando l'"elettrometro in convulsione", era capace di trasmettere con un solo quarto di giro una grande quantità di scintille elettriche nello spazio di una intera stanza. Di tale strumento - oggi non più rintracciato - il F. ha dato una dettagliata descrizione a stampa in alcuni opuscoli pubblicati a suo nome: Considerazioni elettriche, Venezia 1781; Lettera a Giuseppe Toaldo sopra una nuova costruzione di macchina elettrica, ibid. 1781 (con una illustrazione); Saggi sopra l'attività della macchina elettrica, ed alcuni riflessi intorno all'elettrico fluido, ibid. 1781 (con una illustrazione). Stando al testamento del pittore e all'Autobiografia dell'allievo G. C. Bevilacqua (Pavanello, 1972), il F. si occupò anche dell'ideazione e della costruzione di telescopi e camere ottiche. Tale attività scientifica, marginale rispetto a quella pittorica, anche se non del tutto separata da essa, gli valse numerosi riconoscimenti da parte dei contemporanei e l'iscrizione tra i soci dell'Accademia di Londra (Tessier, 1882).
Il F. morì a Venezia nella parrocchia di S. Marina, il 13 sett. 1805 (Ibidem).
Un mese prima, il 10 ag. 1805, aveva redatto il testamento nel quale sono ricordate la sorella Angela (indigente ed ospitata alla Ca' di Dio), la figlia Elena, ancora nubile, nonché i figli Giovan Battista (che si era sposato contro il volere del padre) e il già citato Domenico, avviato nella professione di pittore e fatto erede di ogni strumento relativo a quell'arte. Non viene indicato il nome della moglie premorta, né è fatta menzione alcuna del fratello.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Notarile, Testamenti (Not. Francesco Pocobelli), B. 760, fasc. non numerato, cc. 144v-146r; P. Orlandi, Abecedario pittorico..., Firenze 1738, col. 1327; A. M. Zanetti, Della pittura venez. …, Venezia 1771, pp. 472 s.; P. Rossetti, Descriz. delle pitt., scult. ed architett. di Padova, Padova 1776, p. 122; I. Morelli, Libreria già raccolta... dal signor Maffeo Pinelli veneziano..., V, Venezia 1787, p. 348; G. Moschini, Letteratura veneziana del sec. XVIII fino a' nostri giorni, Venezia 1806, III, pp. 74, 205; Id., Guida per la città di Venezia, Venezia 1815, I, pp. 83, 85, 129, 522, 547; II, pp. 51, 379, 382, 478; F. De Boni, Biografia degli artisti, Venezia 1840, p. 596; G. Nicoletti, Pinacoteca Manfrin in Venezia, Venezia 1872, p. 40; A. Tessier, Di F. Maggiotto pittore veneziano, in Archivio veneto, XXIII (1882), 1, pp. 289-315; G. Damerini, I pittori venez. del '700, Bologna 1928, pp. 33 s.; G. Gamulin, Un tableau d'autel de D. Maggiotto à Punat, in Zbornik Instituta za historijske nauke u Zadru, (1952), pp. 126-130; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, pp. 140 s.; R. Pallucchini, La pittura venez. del Settecento, Venezia-Roma 1960, p. 236; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Venezia 1963, ad Indicem; C. Fiskovic, Peinture de F. Maggiotto à Kortchoula (Korcula), in Zbornik za dikovne umetnosti, (1972), pp. 276-279; S. Moschini Marconi, Le Gallerie dell'Accademia di Venezia..., III, Roma 1972, pp. 52 s.; G. Pavanello, L'autobiografia e il catalogo delle opere di G. C. Bevilacqua (1775-1849), in Mem. Ist. ven. scienze lett. arti, XXXV (1972), 4, pp. 5-108; M. Dazzi-E. Merkel, Catal. della Pinacoteca della Fondaz. scientifica Querini Stampalia, Venezia 1979, p. 97; Le Scuole di Venezia, a cura di T. Pignatti, Milano 1981, pp. 32, 37, 64 s., 94, 123, 195; A. Martini, La pittura del Settecento veneto, Udine 1982, figg. 870-878; Catal. asta F. Semenzato, Venezia, 23 ott. 1983, p. 5 nn. 14-15; Restauri a Venezia (1967-1986), in Quaderni della Soprintendenza per i beni artistici e stor. di Venezia, XIV (1986), pp. 60 s., 142, 144, 174; S. Condemi, Dal "Decoro et Utile" alle "Antiche Memorie...", Bologna 1987, pp. 110, 198-202; E. Merkel, Il mecenatismo ed il collezionismo artistico dei Querini Stampalia dalle origini al Settecento, in I Querini Stampalia... (catal.), Venezia 1987, 1, pp. 152, 181; S. Sponza, Appunti su F. Maggiotto, in Notizie da palazzo Albani, XIX (1990), 1, pp. 65-68; Catal. asta B. Rasmussen, Veile, Danimarca, 2 maggio 1991, p. 46, n. 74; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 557 (s.v. Maggiotto, Francesco); Enciclopedia Italiana, XXI, pp. 892 s. (s.v. Maggiotto, Domenico).