fecondazione
Fecondazione assistita
Decine di milioni di uomini e donne sono nati ormai grazie alla fecondazione assistita. Oggi le tecniche più utilizzate sono: l’inseminazione intrauterina (GIFT, Gamete IntraFalloppian Transfer), che avviene per introduzione artificiale del seme, preparato in laboratorio, nella cavità uterina in fase ovulatoria spontanea o stimolata, e la FIVET, ossia la fertilizzazione in provetta degli ovociti prelevati dall’ovaio, e trasferimento degli embrioni così ottenuti nella cavità uterina. Al momento (2009), la legge italiana sulla fecondazione assistita vieta l’accesso ai trattamenti alle donne sole e alle coppie omosessuali, il congelamento degli embrioni, e la fecondazione con gameti di donatori esterni alla coppia. È riconosciuta l’adottabilità dei soli embrioni congelati già esistenti.
L’impianto via FIVET di più di 2 embrioni rappresenta un grave problema ostetrico e uno ancor più grave di medicina neonatale. Le gravidanze gemellari e trigemine partoriscono in media uno (36 settimane) o due mesi (32 settimane) prima del termine (40 settimane). Questi neonati pretermine hanno un’alta incidenza di patologie: insufficienza polmonare, cecità, sordità, ritardo mentale, paresi muscolare, basso quoziente intellettivo, ecc. La madre di gravidanze multiple ha un’elevata incidenza di complicazioni ostetriche, quali non solo il parto pretermine, ma anche l’aborto spontaneo, la preeclampsia, l’ipertensione, e il diabete. Per evitare le gravidanza multiple, si trasferisce un solo embrione di ottima qualità nelle donne più giovani (meno di 35 anni), e due embrioni massimo nelle donne meno giovani. Le percentuali di successo con l’impianto di questo limitato numero di embrioni sono simili a quelle in cui si impiantano molti più embrioni. Per questo motivo, alcuni paesi occidentali hanno una legge che limita il numero di embrioni da transferire in utero con la FIVET; in molti, è possibile impiantare solo un embrione per ciclo. Nelle grandi gravidanze multiple (3 o più feti), può essere utilizzata una tecnica di aborto selettivo (embrioriduzione), che consistente nell’eseguire iniezioni mortali, sotto controllo ecografico, a una parte degli embrioni, cercando così di garantire la sopravvivenza di quelli rimanenti (1 o 2). Questa tecnica pone complessi quesiti in campo etico, ed è molto difficile da accettare da parte della donna, prima infertile e ora incinta di ‘troppi’ feti. Le terapie di stimolo, anche eseguite con le cautele necessarie, possono stimolare in eccesso le ovaie (sindrome da iperstimolazione ovarica), fino a determinare complicanze. Le forme più lievi richiedono solo osservazione e controllo ecografico. Le più severe rappresentano un rischio per la salute e – in casi rarissimi – per la vita della donna. La terapia è sintomatica e basata soprattutto sul controllo dell’equilibrio elettrolitico, della funzione renale e della coagulazione. La durata complessiva dei disturbi può prolungarsi per l’instaurarsi di una gravidanza, così che è opportuno, quando la sindrome sia prevedibile, non trasferire gli embrioni prodotti.
Per evitare di dover sottoporre le donne a ripetute stimolazioni ovariche, si possono congelare gli embrioni sovrannumerari, da utilizzare in seguito, anche a distanza di anni (la sopravvivenza degli embrioni congelati è ancora buona dopo 5 anni; non si conoscono i limiti della loro vitalità). Per ridurre il numero di embrioni congelati, è possibile il congelamento degli ovociti, che possono essere conservati anche per lunghi periodi di tempo e utilizzati per le FIVET in caso di insuccesso dei tentativi eseguiti con ovociti freschi. Il congelamento degli ovociti può rappresentare un metodo per conservare la propria fertilità qualora fossero necessarie terapie sterilizzanti.
La ICSI (Intra Cytoplasmic Sperm Injection) è la microiniezione di singoli spermatozoi nell’ooplasma degli ovociti. Consente di ottenere gravidanze a partire da campioni di seme estremamente poveri, e di prelevare direttamente spermatozoi dal testicolo di uomini azoospermici (cioè con eiaculato privo di spermatozoi). Sono state ottenute anche gravidanze utilizzando spermatidi, cioè i precursori degli spermatozoi.
La FIVET consente di eseguire nell’embrione, prima dell’impianto, indagini genetiche rivolte a identificare malattie non compatibili o poco compatibili con una normale qualità di vita, in modo da poter evitare il trasferimento nell’utero della madre di embrioni malati. La tecnica prevede il prelievo di una o più cellule embrionali o dei soli globuli polari, e permette di anticipare indagini generalmente eseguite a gravidanza avvenuta come l’amniocentesi o il prelievo dei villi coriali.
Con la donazione di ovociti è possibile consentire la maternità a donne che non avrebbero potuto avere figli (avendo ovociti di cattiva qualità o essendo in menopausa), o che hanno timore di trasmettere loro malattie genetiche. La donazione di ovociti ha riflessi in campo etico e sociale, poiché consente la maternità a donne non più giovani, per le quali si devono considerare problemi di salute, longevità, e anche di maternage.
È possibile donare embrioni (per es., gli embrioni congelati che vengono abbandonati dalle coppie) a coppie che desiderano adottare un bambino ‘prenatale’. Nella maternità surrogata, una donna fertile ospita nel proprio utero l’embrione di una coppia che, per varie ragioni (assenza dell’utero; presenza di malattie incompatibili con la gravidanza), non è in grado di avere un figlio. L’impegno della madre surrogata, di condurre a termine la gravidanza nel migliore dei modi per poi consegnare il bambino ai genitori genetici, può basarsi su un atto di solidarietà o rappresentare la conclusione di un accordo contrattuale.