BONNÀ, Febo
Forse ferrarese (ma si ignorano il luogo e la data di nascita), il B. compì quasi sicuramente i propri studi a Ferrara. In una lettera che Diomede Borghesi gli indirizzava da Padova il 20 luglio 1582 si accenna alla sua preparazione prevalentemente letteraria: "Mi rallegro con voi, ch'io ho sempre tenuto per ingegnoso e per accorto, v'andate di giorno in giorno avanzando negli studi graziosi della lingua toscana, la qual di dolcezza, di maestà e di splendore avanza tutte le lingue vive" (Lettere discorsive, Roma 1701, p. 70).
II Solerti congetturò che il B. già da qualche tempo, rispetto alla data della lettera del Borghesi, fosse in rapporti con la corte estense, anche se non esiste documento nel quale egli appaia come stipendiato dalla corte stessa. A corte egli avrà conosciuto il Tasso, ammirato come la personalità letteraria di maggior spicco: sta di fatto che all'epoca in cui si fa più ricca e quasi giornaliera la documentazione del rapporto tra i due, il Tasso appare legato al B. da un sentimento di sincera familiarità.
L'unico episodio noto della vita del B. è costituito dall'edizione della Gerusalemme liberata che portò a termine, d'accordo col Tasso, nel mese di giugno 1581.
Le precedenti edizioni del poema, stampate contro la volontà dell'autore (a cominciare da quella del Goffredo curata da Orazio Malaspina, fino alle edizioni in venti canti del poema fornite dall'Ingegneri), avevano determinato nel Tasso un senso di estrema diffidenza, ma anche una volontà di riabilitare prontamente il proprio lavoro, contro le illecite appropriazioni di editori avventurieri, con una stampa. che fosse almeno fedele al grado di elaborazione cui era giunto nel 1581 il poema. Non stupisce quindi che il Tasso abbia accolto con benevolenza il progetto del B. di stampare la Gerusalemme, acconsentendo in un primo tempo a fornirne anche gli argomenti.
Tra l'aprile e il maggio 1581 il B. richiese privilegi per la imminente edizione del poema a numerosi Stati italiani, affermando di possedere finalmente la lezione voluta dall'autore. A questo scopo si mosse lo stesso cardinale Luigi d'Este presso la Curia romana, mentre il B. chiedeva al granduca di Toscana l'estensione del privilegio concesso al Tasso fino al 1576. Tale richiesta veniva confermata dal Tasso in persona che, scrivendo all'ambasciatore fiorentino a Ferrara, avallava la richiesta del B. e tentava di sollecitare le autorità competenti per far giungere il privilegio in tempo per la prossima stampa.
L'edizione, realizzata nel giro di pochissimi giorni dalla tipografia Baldini di Venezia, presso la quale si era recato il B. personalmente, vide la luce verso la fine di giugno. Non fece in tempo a giungere il privilegio del granduca di Toscana, ma si fregiava di quelli concessi dal pontefice, dalla Repubblica di Venezia, da Milano e da Ferrara.
Nella dedica ad Alfonso II d'Este, datata 24 giugno 1581, il B. insisteva ancora una volta sulla superiorità della propria edizione rispetto a quelle che l'avevano preceduta e ribadiva che essa rispecchiava le recenti volontà dell'autore, mentre nella prefazione "ai lettori" ricordava trattarsi dell'unica edizione esemplata su un originale che il Tasso aveva affidato alle sue cure.
Questa edizione fu fortunatissima e sembra che nel giro di meno di un mese gli esemplari in vendita fossero esauriti, tanto che il B. provvide in tempo a una ristampa dell'opera nella tipografia degli eredi De Rossi. La dedica ad Alfonso II porta la data del 20 luglio 1581; immutata rimase la prefazione "ai lettori"; ai privilegi della prima stampa si aggiunse quella del re di Francia.
Il testo fu replicato dal B. altre due volte (segno di una indiscussa preferenza che il pubblico dové presto accordare a questa edizione): nel 1582 a Ferrara presso D. Mammarelli e G. C. Cagnacini, e nel 1585 per il solo Cagnacini di Ferrara. Approntando quest'ultima replica del testo, il B. accennava a un "proprio originale dell'autore, che si trova appresso di noi"; egli avrebbe inoltre dato alle stampe il poema "non senza nuova revisione e correzione dell'istesso Poeta".
Le attestazioni del B. sono essenzialmente degne di fiducia. Il Tasso infatti non lamentò mai soprusi da parte dell'editore per quel che riguardava la stampa dei testi anche quando venne meno la collaborazione e cominciarono ad affiorare fra i due elementi di dissenso.
Il 1º ott. 1583 scriveva il Tasso a Biagio Bernardi: "Né si meravigli s'io perdo tempo a rispondere percioché Febo m'è molto avaro; il quale avendo fatto quell'arte di stampare e di vendere i libri miei, ch'io pensava già di fare, se ne sta a Parigi fra dame e cavalieri, e si dà bello e buon tempo; né mi fa parte alcuna de' denari che se ne ritraggono, come in m'aveva promesso per sua polizza" (Lettere, a cura di C. Guasti, II, Firenze 1853, p. 247). Non ci sarebbe stata migliore occasione di questa, esposta a chiare note nella lettera, per accusare il B. di scarsa scrupolosità nel far stampare i testi, qualora l'editore si fosse anche minimamente scostato dalla volontà del Tasso.
In realtà il B. dovè essere fedele interprete della mobile volontà del poeta e dové accogliere successivamente le variazioni che il Tasso apportava all'originale di cui egli era in possesso. Quando, nel 1584, uscì per l'editore Osanna di Mantova la nuova edizione del poema curata da Scipione Gonzaga, tale stampa sembrò soppiantare, se non altro per l'autorità del curatore, le precedenti edizioni del B., e per tutto il Sei e il Settecento fu l'edizione Osanna quella che godé maggiori favori presso gli eruditi e gli editori. Alla fine dell'Ottocento, però, Severino Ferrari ridava autorità alle stampe Bonnà nell'edizione da lui procurata della Gerusalemme liberata (Firenze 1890) e il Solerti, nella Vita del Tasso e poi nell'edizione del poema (Firenze 1895-96), suffragava, con un sufficiente apparato erudito, la scelta critica operata dal Ferrari.
Ancora per L. Bonfigli, editore della Gerusalemme per gli "Scrittori d'Italia" (Bari 1930), il criterio di scelta è dato dalla concordanza tra la seconda edizione Bonnà e l'Osanna, salvo nei casi in cui la prima edizione Bonnà non coincida con la lezione voluta dal Tasso nella Gerusalemme conquistata.
Da questo momento, fino agli studi più recenti di critica testuale tassiana, "si è sempre più consumata l'autorità preventiva della stampa prescelta" (Flora) per dar luogo ad una edizione composita che potesse meglio rispecchiare la volontà del poeta: ciò che non ha diminuito l'autorità delle due edizioni Bonnà (specialmente della prima) in mancanza di un testo definitivo approntato per la stampa dall'autore.
Oltre ciò che concerne i rapporti col Tasso nulla si conosce del Bonnà. Nel 1587 era sicuramente a Roma; poi le sue tracce scompaiono completamente. Si ignora anche l'anno della morte.
Bibl.: Poco piùdi un accenno in G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762 p. 1673. Per i rapporti col Tasso cfr. A.Solerti: Vita del Tasso, II, Torino 1895, ad Indicem (particolarmente le pp. 333 ss.). Circa la valutazione delle edizioni Bonnà in ordine ai problemi testuali pertinenti al poema cfr. L.Caretti, Chiose al testo della Liberata, in Studi tassiani, II (1952), 2, pp. 1ss.Di utile consultazione è anche l'appendice critica all'edizione Bonfigli della Gerusalemme liberata (Bari 1930, pp. 533 ss.) e la nota posta in appendice all'edizione procurata da F. Flora (Milano-Napoli 1952, pp. 993 ss.).