ONDULANTE, FEBBRE (XXV, p. 369)
FEBBRE Gli studî dell'ultimo ventennio hanno dimostrato la diffusione sempre maggiore della malattia e la frequenza sempre più elevata delle manifestazioni viscerali, considerate in tempo come complicazioni rare.
Le più importanti localizzazioni della febbre ondulante sono le seguenti:
1) Nervose (neurobrucellosi: meningiti, encefaliti, mieliti, radicoliti e neuriti brucellari). Carattere comune di tutte le neurobrucellosi è la loro comparsa relativamente tardiva, potendo manifestarsi qualche mese dopo l'inizio della malattia o addirittura dopo parecchi anni.
2) Ossee ed osteo-articolari: le prime sono rare, il tipo più comune è l'osteite della parete anteriore del torace, che provoca la formazione di un ascesso, simulante l'ascesso freddo tubercolare. Le seconde sono invece assai frequenti e possono presentarsi con le seguenti diverse manifestazioni: a) artralgie, manifestazioni articolari fugaci che compaiono all'inizio della malattia; b) forme poliarticolari acute, che si presentano con il quadro clinico di una poliartrite generalizzata, simulante il reumatismo articolare acuto (pseudo-reumatismo mediterraneo); c) forme monoarticolari, o a tipo di idrarto di solito localizzato al ginocchio o a tipo di osteoartrite. Queste ultime sono tra le più importanti localizzazioni dell'infezione brucellare. Colpiscono elettivamente le articolazioni sacro-iliache, coxofemorali e vertebrali. Sono difficilmente differenziabili, specie le lesioni vertebrali, dalle osteoartriti tubercolari.
3) Ghiandolari: tipica e nota da lungo tempo è l'orchite.
4) Cardiovascoiari: la più importante è l'endocardite ad evoluzione quasi sempre letale.
5) Respiratorie: oltre alle bronchiti e alle corticopleuriti, particolare importanza hanno le broncopolmoniti brucellari. Queste varie localizzazioni per il loro decorso lento possono essere scambiate con lesioni tubercolari (tisi mediterranea).
6) Epatiche e spleniche: un modico aumento di volume del fegato e della milza è abituale nella febbre ondulante. Talvolta però il fegato è più profondamente leso (epatite brucellare) oppure si verificano contemporanee, gravi alterazioni del fegato e della milza, che possono accompagnarsi ad ascite o ad abbondanti emorragie. Manifestazioni emorragiche (porpora, epistassi, gengivorragie, emottisi, metrorraggie) possono del resto prodursi anche isolatamente e conferire un carattere di gravità alla malattia.
7) Pluriviscerali: la coesistenza delle varie localizzazioni sopradescritte può verificarsi nel decorso della infezione brucellare, conferendo in taluni casi un carattere di malignità alla malattia.
Terapia. - La vaccino-terapia endovenosa è ancor oggi il metodo di cura più largamente usato con buoni risultati in Italia. Sono stati sperimentati con risultati varî, ma non troppo incoraggianti, gli arsenobenzoli, i sali di acridina, i sulfamidici. Anche la penicillina è scarsamente attiva sui germi del genere Brucella. Più efficace appare invece la streptomicina, alla quale le brucelle sono assai sensibili in vitro. I risultati della cura streptomicinica della infezione brucellare generalizzate sono però finora poco incoraggianti; notevoli successi invece sono stati ottenuti con la streptomicina nel trattamento di alcune localizzazioni brucellari. È consigliabile di associare alla streptomicina i sulfamidici.