PIRANDELLO, Fausto
Pittore, nato a Roma il 17 giugno 1899; figlio di Luigi (v). Ha studiato a Parigi e Berlino. A Parigi iniziava la sua carriera che, trasferita più tardi nel clima della "scuola romana", doveva giungere a una personalissima soluzione.
Egli esprime una visione minuziosa, quasi pedestre, dell'oggetto: nel tentativo di chiarirlo, definirlo, lo intristisce almeno, o lo tortura. Nasce così la opaca ruvidezza, l'allucinato, sabbioso riverbero della materia; nasce la sua ossessione del monocromato appena variato dalla intensità e spessore della pasta e da impercettibili gradazioni. Soprattutto nelle "composizioni" la sua pittura dava vita alla pena e al compianto per gli uomini, per la carne nuda, per il paesaggio allarmato, per gl'interni poveri e in disordine, per gli oggetti sperduti in una scabra solitudine. La sensualità e il senso di sfacimento della vita quotidiana e paesana furono analizzati fino alla crudeltà. Infine, pur non discostandosi da un nativo pessimismo, la sua pittura si è fatta più pacata, senza la prima disperazione violenta, ma forse per questo più triste: di una tristezza motivata, spiegata. Il P. ha esposto, personalmente, dal 1929 (Galleria di Roma), nelle principali gallerie italiane e in alcune straniere. Sue opere sono nelle più importanti collezioni d' Europa e di America.
Bibl.: E. Cecchi, in Circoli, marzo-aprile 1935; R. Guttuso, in Primato, marzo 1941; E. Maselli, in Maestrale, marzo 1942; V. Guzzi, in Arte italiana del nostro tempo, Milano 1947.