TANARA, Faustino
– Nacque il 10 gennaio 1831 nella frazione Manzano di Langhirano, vicino a Parma, da Giacomo e da Luigia Tromba.
Avviato agli studi nel seminario di Berceto, entrò in contatto con il circuito mazziniano attivo a Parma e fu in corrispondenza con lo stesso Giuseppe Mazzini. Nel 1859 lasciò il seminario per unirsi da volontario ai cacciatori delle Alpi, ottenendo il grado di sergente. Presente a Casale Monferrato, Varese, San Fermo e Laveno, ebbe modo di distinguersi nel combattimento dell’8 giugno a Seriate, destando l’ammirazione del generale Enrico Cosenz. Assegnato al corpo dei bersaglieri come sottotenente, terminò la campagna con i gradi di luogotenente. L’esperienza nella seconda guerra d’indipendenza lo rese un naturale candidato per l’iniziativa meridionale di Giuseppe Garibaldi, alla quale prese parte tra i Mille partiti da Quarto con la prima spedizione, segnalandosi per le sue capacità militari a Marsala e a Calatafimi, tanto che dopo la battaglia lo stesso Generale lo indicò come esempio di valore. Impegnato negli scontri a Palermo, al ponte dell’Ammiraglio e a porta Termini, venne immortalato a caldo nella diaristica garibaldina come icona di combattente: ne offrono numerosi esempi le Notarelle di Giuseppe Cesare Abba, descrivendolo, tra l’altro, durante il combattimento a porta Termini come «pallido, ardito e bello» (Abba, 2011, p. 49) nel guidare i suoi soldati, cui era profondamente legato. Nella risalita verso Napoli, si distinse ancora al Volturno e a Capua. Nella città partenopea, dopo nuovi apprezzamenti per le sue capacità militari, venne promosso maggiore.
La rapida carriera militare e l’esperienza di ferma militanza garibaldina erano destinate a marcare il percorso esistenziale e l’identità di Tanara, a livello sia locale sia nazionale. A fianco di Giuseppe Guerzoni, Giuseppe Missori e altri, fu naturalmente incluso da subito nella costruzione del pantheon degli ufficiali esperti e fedelissimi a Garibaldi, il quale, una volta che Tanara si fu congedato e fu rientrato al paese natale, gli affidò la creazione e la promozione della Società di tiro a segno nell’ambito di un progetto inteso, all’indomani dell’Unità, a mantenere vivo nei giovani l’esercizio delle armi. La Società di tiro a segno di Parma, con Tanara consigliere, fu infatti fra le prime a essere realizzate, e venne inaugurata dallo stesso Garibaldi il 30 marzo 1862, in una visita di grande impatto e significato per l’opinione pubblica democratica cittadina, in coda alla quale il Generale completò l’operazione mediatica facendosi fotografare in posa di fronte a un fondale rappresentante Venezia.
Nel 1863 Tanara sposò Virginia Costa con la quale nel 1862 aveva avuto una figlia, battezzata Teresita come la primogenita di Garibaldi. La dimensione domestica non gli fu tuttavia più sufficiente quando, nel 1866, l’universo garibaldino tornò operativo nel quadro della guerra contro l’Austria. Il Generale, per il quale Tanara era rimasto il fidato raccordo con l’ambiente patriottico di Parma e territorio, così gli scriveva infatti da Caprera il 12 maggio 1866: «Mio caro Tanara, più che mai è necessaria la concordia tra i nostri e lo direte ai bravi patrioti di Parma. Oggi cacciare lo straniero oppressore d’Italia dev’essere il supremo pensiero di tutti» (Epistolario di Giuseppe Garibaldi, 1983-2002, XI, p. 31). Con il grado di maggiore gli venne affidato il comando del V battaglione del 6° reggimento (Sprovieri) della brigata Nicotera. Partecipò e si segnalò per valore alla battaglia di Bezzecca, dove restò seriamente ferito. Garibaldi ne propose quindi la promozione a colonnello: la regolarizzazione di quella e di altre promozioni sul campo non fu tuttavia scontata, come testimoniano i frequenti riferimenti nella corrispondenza del Generale, il quale non mancava mai di sottolineare il merito di Tanara, «prode soldato, che ben conoscete, che rimase ferito il 21 luglio nella battaglia di Bezzecca. Questo, come tutti gli altri, caldamente vi raccomando» (ibid., p. 215), scriveva a Riccardo Sineo l’8 settembre 1866.
Nel 1867 Tanara partecipò a un’altra tappa dell’epopea garibaldina, quella fermata il 3 novembre a Mentana, sulla via per Roma, dagli chassepots francesi, e nella battaglia di Monterotondo, al comando del XIV battaglione, poté dare ulteriore prova delle sue capacità militari. Al rientro a Langhirano la sua militanza gli procurò la stretta sorveglianza della polizia, numerosi fermi e perquisizioni. Nel 1868, all’inasprirsi della tensione sociale a seguito dell’approvazione della tassa sul macinato – destinata a entrare in vigore il 1° gennaio 1869 – subì una sorta di carcerazione cautelativa a Parma, nel timore che la sua persona potesse promuovere azioni di protesta a partire dall’ambiente democratico. In effetti, Parma avrebbe registrato alcuni degli episodi più gravi di repressione dei tumulti legati al macinato, puntualmente denunciati dal giornale progressista locale Il Presente, a sua volta colpito da sequestri e dall’arresto del direttore e dei redattori.
Significativo fu il ruolo di Tanara nella creazione e presidenza della sezione di Langhirano della Fratellanza artigiana, altro strumento del concreto impegno sociale di matrice mazziniana e garibaldina a livello locale: progettata nel settembre del 1868 con finalità di mutuo soccorso e il sostegno di quarantasei soci fondatori, essa si riunì per la prima volta il 19 marzo 1869 – giorno onomastico di Mazzini e di Garibaldi – a pochi mesi di distanza dal trauma delle repressioni del macinato. Le parole pronunciate per la circostanza da Tanara rivelavano chiaramente l’obiettivo di un associazionismo solidale fra la componente operaia e quella contadina, in piena continuità con l’apostolato mazziniano.
Ultimo teatro di protagonismo eroicizzante nel crepuscolo dell’epica garibaldina, la campagna militare dei Vosgi in soccorso della Francia repubblicana assediata dai Prussiani consentì a Tanara di riprendere le armi, coinvolgendo nell’impresa anche molti compaesani, e di dimostrare ancora una volta le proprie capacità militari. All’inizio del novembre 1870 Garibaldi lo scelse, infatti, per sostituire Luigi Stallo al comando della legione italiana (circa 600-700 uomini trasferiti da Chambéry), che da lì in poi avrebbe preso il nome di legione Tanara e sarebbe stata protagonista di numerose azioni in prima linea, come testimoniato nei ricordi di Achille Bizzoni e da altri partecipanti a quella stagione di volontariato, le cui memorie restituiscono ritratti vividi e ammirati di Tanara come persona e come ufficiale. In quel teatro di guerra, sostenuto da Stefano Canzio, sconfisse i Prussiani a Pàques e a Prenois e partecipò alla difesa di Digione, nella quale la legione al suo comando riuscì a resistere dieci ore e a respingere l’assalto nemico.
Insignito a fine campagna della croce di cavaliere della Legion d’onore da parte del governo della Difesa nazionale di Francia, Tanara rientrò in patria e trascorse un’esistenza ritirata tra gli affetti domestici, a Quinzano, intento a coltivare la terra. In questa frazione di Langhirano la morte lo colse il 25 aprile 1876, a soli quarantacinque anni.
La sua famiglia versava in tali condizioni di povertà che i compagni d’arme, tra i quali Nicola Fabrizi, Luigi Miceli e Francesco Sprovieri, ne perorarono la causa presso l’allora ministro degli Interni Giovanni Nicotera, ottenendo la corresponsione di una modesta pensione di 600 lire annue.
Caratteristiche comuni a molti militanti garibaldini nei decenni postunitari, la sobrietà di vita e la fermezza dei principi contribuirono alla costruzione della memoria locale di Tanara; memoria che conobbe un rilancio nel cinquantesimo della morte, allorché Parma (dalla quale vennero organizzate per l’occasione persino corse speciali del tram a vapore) e la comunità langhiranese si attivarono per celebrarne la gloria. Ne scaturì così il 16 maggio 1926 un’operazione al contempo rievocativa e di propaganda, nel segno della rilettura/riappropriazione del Risorgimento eroico tipica del periodo, articolata in una sfilata in paese con gli ultimi reduci garibaldini ancora viventi trasportati in auto scoperta, e in una cerimonia solenne con affissione di una lapide nella quale Tanara veniva definito «grande precursore dell’Italia rinnovata».
Fonti e Bibl.: Lettere e cimeli di Tanara sono conservati nel Museo del Risorgimento a lui intitolato a Langhirano (Parma), sul cui sito www.museotanara.it è possibile visionare ambienti del percorso espositivo, oggetti e documenti digitalizzati (anche relativi alla Fratellanza artigiana), nonché l’album fotografico delle celebrazioni del 16 maggio 1926. La scheda descrittiva della lapide affissa sulla tomba nel 1926 in occasione del cinquantenario della morte è consultabile all’indirizzo: bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?=id_card=152563 (22 febbraio 2019). Si veda altresì: Roma, Museo centrale del Risorgimento nazionale, Carte Riboli, dove sono conservate alcune lettere di Tanara; Documenti vari, in cui si trovano quattro missive di Garibaldi a Tanara (copie), 1862-1876. Inoltre: F. Cavallotti, Storia dell’insurrezione di Roma, Milano 1869, p. 421; G. Baghelli, La camicia rossa in Francia, Milano 1871, pp. 101 s.; I. Fiorentino, Francia e Prussia. Album della guerra del 1870-71, II, Milano 1871, p. 27; A. Bizzoni, Impressioni di un volontario all’esercito dei Vosgi, Milano 1874, pp. 101 s.; A F. T. uno dei Mille. Inaugurandosi un monumento sulla sua tomba, il giorno 29 aprile 1877, Parma 1877; G. Adamoli, Da San Martino a Mentana. Ricordi di un volontario, Milano 1892, pp. 113, 139, 161; G. Castellini, Eroi garibaldini. Da Palermo a Digione, Bologna 1911, pp. 54, 196, 236; L. Barbieri, F. T. dei Mille, Langhirano 1926; G. Mazzini, Scritti editi ed inediti, XVI, Politica, Imola 1926, p. LXII; A. Barilli, Lettere inedite di Garibaldi e di Mazzini a F. T., in Aurea Parma, XIII (1929), 1-2, pp. 13-20; Dizionario del Risorgimento nazionale, a cura di M. Rosi, IV, Milano 1937, ad nomen; Epistolario di Giuseppe Garibaldi, VI-XI, Roma 1983-2002, ad indices; A. Clavarella, F. T., colonnello garibaldino dei Mille, Parma 1984; F. T. colonnello garibaldino, patriota integerrimo, valoroso combattente per l’Unità d’Italia, Roma 1993; R. Lasagni, Dizionario biografico dei Parmigiani, Parma 1999, ad nomen; G. Ricco, F. T. e il suo tempo, Langhirano 2006; E. Cecchinato, Camicie rosse. I garibaldini dall’Unità alla grande guerra, Roma-Bari 2007, ad ind.; G.C. Abba, Da Quarto al Volturno. Notarelle di uno dei Mille, nuova ed. La Maddalena 2011, pp. 35, 49; A. Mordacci - O. Piraccini, Monumenti tricolori. Sculture celebrative e lapidi commemorative del Risorgimento in Emilia e Romagna, Bologna 2012, pp. 85 s.; M. Becchetti, Fuochi oltre il ponte. Rivolte e conflitti sociali a Parma, 1868-1915, Roma 2013, ad indicem.