RELITTA, FAUNA
. L'espressione venne introdotta da S. Lovén nel 1861, per indicare certe forme di Crostacei da lui scoperte nei grandi laghi della Svezia meridionale, forme strettamente affini a specie note solamente in sede marina. Il Lovén pensò trattarsi d'immigrati dal Mare Artico, all'epoca in cui questo ricopriva la Finlandia, diffusisi quindi nel golfo di Botnia e in quei suoi bracci svedesi che poi se ne separarono per costituire altrettanti bacini lacustri. Con la separazione, la salinità delle acque andò diminuendo; parte della fauna soccombette, parte si adattò alle nuove condizioni, dando origine alle forme relitte di Mysis relicta, Pontoporeia affinis, Pallasea quadrispinosa, Limnocalanus macrurus.
Negli anni successivi alla scoperta di S. Lovén il problema venne molto discusso e la distribuzione delle presunte forme relitte studiosamente indagata: così la Mysis relicta, strettamente affine all'oceanica M. oculata, venne individuata nella parte nordorientale del Baltico, le cui acque hanno scarsissima salinità (golfi di Botnia e di Finlandia), in 42 laghi svedesi, in 15 laghi finnici, in alcuni bacini della Danimarca e del bassopiano germanico settentrionale. Le vicende della regione furono geologicamente interpretate da G. De Geer (1896), il quale mostrò che durante l'ultima fase di ritiro dei ghiacci nell'Europa settentrionale, gli spazî abbandonati dal grande ghiacciaio scandinavo in ritiro vennero invasi dal mare a Yoldia, freddo, molto più esteso dell'attuale Baltico, ricoprente la Finlandia e prolungato a oriente sino a comprendere gli attuali bacini del Ladoga e dell'Onega, comunicante con il Mare Artico e con il Mar Bianco attraverso stretti bracci di mare dai quali appunto sarebbe penetrata la fauna artica. Nel postglaciale il mare a Yoldia viene a separarsi dal Mare Artico e dà origine all'enorme lago ad Ancylus, esteso dal Golfo di Botnia al Ladoga. Nelle sue acque, in via di raddolcimento, avviene l'adattamento delle forme marine all'ambiente dulcicolo, mentre contemporaneamente i grandi fiumi sarmatici vi apportano nuovi elementi potamici che vengono a insediarsi accanto ai relitti marini. Un successivo abbassamento della regione occidentale del lago ad Ancylus lo rimette in comunicazione con il mare attraverso gli stretti danesi; l'acqua del Baltico occidentale si fa salata (mare a Littorine) e la precedente fauna dulcicola si sposta verso oriente, avviandosi verso le foci dei fiumi, risalendoli e giungendo anche ai laghi interni della Danimarca e della Prussia Orientale che non erano stati mai in comunicazione con il mare. Se l'interpretazione è corretta, essa mostra che le forme relitte non sono sempre ed esclusivamente forme marine adattatesi in loco all'ambiente dulcicolo: nel caso particolare il Ladoga e l'Onega sarebbero realmente laghi relitti, mentre le forme relitte presenti nei laghi danesi e della Prussia Orientale garebbero piuttosto immigrazioni di relitti dell'antico lago ad Ancylus.
Più tipico e semplice è probabilmente il caso del bacino aralocaspico, in cui il Mar Caspio e il Lago di Aral sono con ogni verosimiglianza resti di un antico mare, isolati, tuttora in via di raddolcimento (il Mare Sarmatico del Vindoboniano superiore, separato dal Mediterraneo, esteso dall'Austria Inferiore all'attuale Aral). Nel Caspio possono essere considerati come relitti la Phoca caspica, i Lamellibranchi Adacnia, Didacna, Monodacna, affini ai Cardium, numerosi Schizopodi, Cumacei e Anfipodi (specialmente Gammaridi). Accanto a questa fauna relitta ne vive un'altra, di origine dulcicola, potamica, d'immigrazione dai fiumi della regione caspica. La fauna dell'Aral, ripetutamente rimaneggiata da complesse vicissitudini geologiche è d'interpretazione meno facile. In passato, alla teoria dei laghi relitti e delle faune relitte si è data soverchia estensione, che gli studî moderni tendono a ridurre. I bacini lacustri, dei quali si possa provare geologicamente la natura relitta, sono pochi (non lo è, per esempio, il Bajkal) e la maggior parte della fauna limnetica vi si è insediata per trasporto attivo o passivo; è quindi una fauna d'immigrazione, non una fauna relitta. In particolare si distinguono con il nome di talassoidi gl'immigrati marini recenti, che conservano ancora nitida l'impronta della loro origine oceanica e che non vanno confusi con i relitti antichi.
Bibl.: A. De Geer, Om Skandinaviens geografiska utveckling, ecc., in Svenska Vetensk. Ak., XVIII, 1896; S. Ekman, Studien über die marinen Relikte der nordeuropäischen Binnengewässer, in Internat. Revue Hydrobiol., VI e VIII, 1914, 1916, 1918; A. G. Högbom, Über die akrtischen Elemente in der aralokaspischen Fauna, in Bull. Geol. Inst. Upsala, XIV, 1917; M. Samter e W. Wettner, Die geographische Verbreitung von Mysis relicta, Pallasiella quadrispinosa, Pontoporeia affinis, ecc., 1904, 1905.