FATTORE
. Presso i Romani l'azienda agricola era diretta dal villicus, il quale era uno schiavo che sorvegliava gli altri schiavi addetti al lavoro del fondo (familia rustica). Alla direzione delle grandi aziende agricole del periodo imperiale attendeva però anche il procurator: un liberto con poteri superiori a quelli del villicus.
La figura del fattore di campagna ha il suo maggiore sviluppo tra il sec. XV e il XIX, per l'esistenza della grande tenuta nobiliare e l'assenteismo del proprietario fondiario, ed è soprattutto frequente in quelle zone, in cui la mezzadria s'impone come sistema normale di coltivazione (Toscana, Umbria e Marche). Oggi al suo posto si colloca un'altra figura: il tecnico agricolo. Giuridicamente il fattore è un locatore di opere, investito di una rappresentanza stabile del proprietario dell'azienda nei confronti dei terzi. I limiti di questa rappresentanza sono segnati dagli usi interpretativi, che variano da zona a zona, da sistema a sistema di conduzione, da tempo a tempo.
Bibl.: F. Serragli, I fattori, in Giornale di agricoltura e commercio della Toscana, Firenze 1907, fasc. 20; G. Brunetti, Il fattore o agente di campagna e l'articolo 1775 cod. civ., in Scritti giuridici vari, Torino 1915, p. 216; D. Soldani Benzi, Il fattore toscano e la sua rappresentanza del proprietario, in Riv. diritto agrario, 1929, p. 362; B. Rossi, Il fattore di campagna, profilo storico-giuridico, Roma 1934.