FASCIAZIONE (ted. Verbänderung)
Fenomeno teratologico che sovente si manifesta nelle piante per cui un ramo o un altro asse cilindrico o prismatico si presenta appiattito e allargato a guisa d'una fascia. Il ramo fasciato è spesso ricurvo o avvolto a spirale, a causa dell'irregolarità del suo sviluppo, ed è percorso longitudinalmente da scanalature più o meno parallele e marcate, corrispondenti ai fasci fibro-vascolari; porta foglie numerose, generalmente di forma e di grandezza normale o un po' più piccole, di minore durata delle foglie dei rami ordinarî; i fiori mostrano sovente sinanzie, pelorie e altre anomalie.
L'organo fasciato sembra derivare da più rami concresciuti insieme; secondo però O. Penzig, Nestler, P. Sorauer, ecc., tale organo si deve considerare come prodotto dell'appiattimento di un solo ramo, nel quale l'apice vegetativo si è allargato e da conico si è trasformato in una superficie di vegetazione pettinata. Osservando infatti alcuni rami fasciati si può vedere il distanziamento dei fasci fibro-vascolari in seguito all'allargamento del ramo. Nelle sezioni trasversali si vede che la parte midollare e quella legnosa formano tutta una superficie simmetrica e connessa e non una fusione di singoli cilindri legnosi, legati gli uni agli altri, come sarebbe se la fasciazione avvenisse per lo sviluppo unito di molti rami in origine separati.
Nel fenomeno, oltre a speciali condizioni anatomiche e fisiologiche di predisposizione del vegetale, intervengono molte altre cause. Alle perturbazioni nutritive si debbono aggiungere le azioni meccaniche, traumatiche, parassitarie e molto probabilmente anche altre azioni biologiche, non ben precisate. Si ritiene generalmente che la fasciazione non possa avvenire senza un forte afflusso di materiale plastico nella regione del cono di vegetazione. Questa ipotesi si appoggia sulle osservazioni di H. De Vries e di altri i quali hanno constatato che, nel terreno opportunamente concimato, il numero degl'individui fasciati di Tetragonia expansa, di Crepis biennis, di Phaseolus multiflorus e di qualche altra pianta sperimentata, era di molto superiore a quello che si aveva su terreno ordinario. Altri autori hanno attribuito le fasciazioni alla nutrizione abbondante, ma oggi si deve ammettere col Nestler che l'eccesso di materie nutritive amplifica il fenomeno ma non lo crea. Non si può infatti negare l'influenza della nutrizione sulla manifestazione dei caratteri anomali nascosti. Le varie condizioni ambientali hanno un'innegabile azione, ma se entrasse "in gioco l'azione esclusiva dell'ambiente la variazione sarebbe riuscita multipla e non avremmo avuto un certo numero di atavisti" (A. Béguinot).
Fra le cause meccaniche, la compressione ha portato tante volte alla produzione naturale o artificiale di rami fasciati. Treviranus riporta l'appiattimento di un ramo di Tecoma radicans per la pressione subita contro un muro; l'anomalia non è scomparsa nel ramo che si è sviluppato liberamente in seguito e si è manifestata anche sui rami secondari, che si sono prodotti dal ramo deformato. La stessa cosa osserva Groebner nel Tamus communis e la ottiene il Sorauer su rami di piante varie fatti crescere fra due strette superfici. Anche una pressione esercitata dall'alto o una lesione all'apice del ramo possono trasformare il cono vegetativo in una superficie di vegetazione e produrre la fasciazione. Alcuni autori hanno potuto ottenere l'anomalia con l'accecamento della gemma apicale (Russell).
Le fasciazioni che si hanno in seguito all'azione di un agente parassitario sono diverse e vanno sempre più estendendosi. Molliard osserva il fenomeno su giovani rami di Picris hieracioides in seguito all'attacco della larva di un lepidottero vivente nel midollo, e un altro caso simile su Raphanus raphanistrum per il parassitismo di un coleottero. G. Luboni attribuisce ad acari eriofidi le fasciazioni su Sarothamnus scoparius e spartium junceum e M. Misciatelli Pallavicinì quelle su Cichorium inthybus e su Robinia pseudacacia; il Patrie ha poi ottenuto con un simile acaro (Eryophyes eucalypti) delle caratteristiche fasciazioni accompagnate da una brillante colorazione rossa sull'Eucalyptus stricta.
La tendenza alla fasciazione può essere trasmessa per gemme o per semi da una generazione all'altra. La Celosia cristata ci offre uno dei casi più tipici di trasmissione costante; ma numerosi sono i casi osservati di fasciazioni ereditarie più o meno costanti. De Vries per primo e poi molti altri fra cui P. R. Pirotta e M. Puglisi, P. Baccarini, G. Lopriore, F. Todaro, A. Béguinot e G. P. Figini, ne hanno studiato diversi casi su mais, Bunias orientalis, Poterium sanguisorba, Ranumculus bulbosus, Antirrhimum majus e in qualche altra specie vegetale, con una percentuale elevata d'individui fasciati. R. von Wettstein da un germoglio fortemente fasciato di Sedum reflexum, che staccò e piantò a parte, ottenne una pianta deformata nel medesimo senso, dalla quale ebbe dei semi che svilupparono il 60% d'individui fasciati; nella seconda generazione tale percentuale era già salita al 71%.
La possibilità di produrre rami o individui nastriformi non puo essere esclusa in nessuna pianta superiore, sebbene il fenomeno si manifesti più frequentemente in certe specie piuttosto che in altre. Tutte le piante possono quindi andare soggette alla fasciazione, ma sono sempre le piante coltivate quelle che la presentano più comunemente.
Dalla vera fasciazione si deve distinguere la cosiddetta fasciazione incrociata del De Vries, cioè la sutura a fascio di due o più rami cresciuti vicini. Non è rara nell'asparago, nel geranio, nella vite e negli alberi forestali: in questi ultimi è frequente nei germogli che si sviluppano numerosi dai ceppi delle piante recise.
Bibl.: H. De Vries, Über die Abhängigkeit der Fasciation vom Alter bei zweijährigen Pflanzen, in Bot. Centr., LXXVII (1899), pp. 89-296; 321-329; P. Baccarini, Sulle fasciazioni di "Bunias Orientalis" Linn., in N. Giornale Bot. Ital., XXVI (1919), pp. 178-193; P. Sorauer, Handbuch der Pfanzenkrankheiten. E. B. Die nichtparasitären Krankheiten, Berlino 1924, pp. 368-371; G. P. Figini, Contributo allo studio delle fasciazioni caulinari, in Riv. biologia, X (1928), pp. 76-98, tav. I.