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farsito

di Luigi Vanossi - Enciclopedia Dantesca (1970)
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farsito

Luigi Vanossi

Participio passato di ‛ farsire ', " farcire ", che appare una volta, in Fiore CIV 14 Ver è, ma, per ch'i' faccia il viso tristo, / i' son di buon morse' dentro farsito (cfr. Roman de la Rose 11235 ss. " j'emple ma pance / Des trés bons morseaus e de vins / Teus come il afiert a devins ", che verrà riprodotto alla lettera nella ripresa immediatamente successiva: Di buon morselli i' sì m'empio la pancia..., Cv 1 ss.).

La forma riproduce, anche nella fonetica, il francese farsiz, diffuso nel Roman de la Rose, dov'è già usato in senso metaforico e con connotazioni fortemente negative (cfr. ad es. " D'orgueil farsiz e de ramposnes ", Rose 18817; o anche: " Mais une granz bourse pesanz, / Toute farcie de besanz ", Rose 8348). Espressioni come del ventre farsir e simili sono del resto assai diffuse negli antichi testi francesi (cfr. Tobler-Lommatzsch). Lo spessore connotativo dell'immagine appare accresciuto dall'analogia con il tipo lus, porciaus farsis (riferentesi all'uso di allestire le vivande con ripieno), come per trasferirsi al contenente degli attributi del contenuto. V. anche RINFARCIARE.

Vocabolario
farsa
farsa s. f. [dal fr. farce, der. di farcir, che è il lat. farcire «riempire»]. – 1. Termine che in origine (nella forma fr. farce o in una corrispondente forma lat. mediev. farsa) indicò varî tipi di intervento popolaresco nelle cerimonie...
farso
farso s. m. [forse dal gr. ϕάρσος «pezzo di stoffa»], ant. – Indumento medievale, simile a una corta giubba: Oi dolce mio marito Aldobrandino, Rimanda ormai il f. suo a Pilletto (Rustico di Filippo). ◆ Dim. farsétto (v.).
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