FARO (ϕάρος; pharus)
Il primo faro del mondo antico fu quello di Alessandria. Non vi è prova infatti che avesse tale funzione, come è stato supposto, il Colosso di Rodi (290 a. C.); anteriormente, le segnalazioni all'ingresso dei porti avvenivano per mezzo di fuochi accesi su colonne (sono ricordate per esempio le due colonne erette a tale scopo all'ingresso del Pireo, e una colonna di questo tipo è rappresentata nel mosaico dell'Antro delle Sorti di Palestrina).
Il f. di Alessandria fu eretto nell'isola di Faro (da cui ebbe il nome) antistante alla città, per opera dell'architetto Sostratos di Cnido. La costruzione durò una ventina d'anni: iniziata sotto Tolomeo I, fu terminata intorno al 280 a. C., al principio del regno di Tolomeo Filadelfo. La spesa raggiunse gli 8oo talenti. Un'iscrizione posta sul monumento ricordava il nome dell'architetto e diceva il f. eretto per la salute dei naviganti, in onore degli Dèi Salvatori (cioè probabilmente i Dioscuri, e non Tolomeo I e Berenice). Ispirato alla nuova costruzione appare un epigramma di Posidippo. Assai numerosi sono poi i ricordi letterari (Strab., xvii, 791; Ios. Fl., Bell. Iud., iv, 10, 5; Plin., Nat. hist., xxxvi, 12, 83; ecc.): il f. viene ricordato spesso fra le sette meraviglie del mondo. Attualmente rimangono di esso rovine incluse nel forte diroccato di Qāit Bey (1477-79); ma le caratteristiche del monumento sono accertate da molte testimonianze antiche e medievali: figurazioni assai accurate in monete di Domiziano, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio e Commodo; in sigilli di piombo di Alessandria e modellini fittili ad uso di lucerna pure rinvenuti ad Alessandria; fonti letterarie di età classica e descrizioni assai precise di scrittori arabi (il f. rimase fino al 796, quando fu distrutto da un terremoto).
L'edificio si componeva di tre parti sovrapposte, una torre a pianta quadrata col lato di m 30, alta m 60-70, rastremata verso l'alto; una torre ottagonale alta m 30-34, e provvista come la precedente di finestre; una lanterna alta m 9, costituita da un colonnato circolare sostenente un tetto conico. L'altezza complessiva è valutata da alcuni a m 120, da altri a m 135. La torre quadrangolare era decorata agli angoli da tritoni che suonano il corno. Sopra il tetto era collocata una statua colossale, forse di Posidone col tridente. L'interno era percorso da due rampe. La luce era ottenuta con la combustione di legni resinosi o olii minerali, ed uno specchio concavo ne regolava probabilmente la direzione e aumentava la potenza; il raggio di visibilità era di circa 50 km. Presso la torre sorse poi un tempio di Iside che ebbe l'epiteto di Faria.
Sul f. di Alessandria si modellarono spesso i fari, che da quello derivarono anche il nome. Anzitutto il f. di Taposiris Magna (Abu Sir), sulla costa occidentale del Delta, di età tolemaica, composto di base quadrata, alto corpo ottagonale, torre cilindrica (esso è anche raffigurato probabilmente in una pittura di una tomba della stessa località). A due piani e sormontato da una statua era il f. di Laodicea sul mare in Siria, noto da monete.
Una variante al tipo alessandrino era la torre a ripiani, tutti a pianta quadrata: così era il f. del porto di Claudio, a quattro piani degradanti, quale appare nelle monete di Antonino Pio e Commodo e da varie altre figurazioni: la fiamma non era protetta in una lanterna, ma ardeva sulla piattaforma terminale. Di questo tipo era il f. di Leptis Magna, scavato in questi ultimi anni (1957), a tre dadi sovrapposti (l'inferiore ha il lato di m 21; altezza totale calcolabile in m 35); a pianta quadrata anche il f. presso la Coruña (Brigantium) in Spagna.
Frequente la forma cilindrica: anzitutto il f. di Messina, come è rappresentato in un denaro siciliano del 38-36 a. C., fornito di due finestre e un balcone, coperto con cupola, sulla quale era una statua di Nettuno o di Pompeo. Cilindrico, a tre ripiani (l'ultimo con la lanterna) il f. rappresentato nella Colonna Traiana, forse di un porto dalmata. Di questo tipo anche il f. di Costantinopoli nella figurazione della Tabula Peutingeriana. Funzioni di f., oltre che di difesa, avevano probabilmente alcune torri costruite presso i porti (Thasos, Cesarea di Palestina, ecc.).
Una caratteristica forma a cannocchiale, cioè ad anelli concentrici che si vanno restringendo, a pianta però ottagonale, hanno alcuni f. della Gallia e della Britannia: il f. di Fréjus (Forum Iulii) alto m 24, a sei piani, coperto da un tetto piramidale, con sopra una statua; il f. di Boulogne (Gesoriacum) alto m 64 a dodici piani, esistente sino al 1644, costruito da Caligola (Suet., Cal., 46: indicium victoriae altissimam turrim ex qua ut pharo ignes emicarent); il f. di Dover (Dubris), costruito da Claudio, alto in origine m 28, con anelli alti circa m 3 (ad eccezione del primo e dell'ultimo alti circa il doppio).
I f. erano in genere collocati all'estremità dei moli (Pozzuoli, Terracina, Centumcellae, Rimini, Leptis Magna, ecc.). Nel porto di Claudio invece il f. era posto su una isoletta artificiale, ottenuta affondando all'imbocco del porto una grande nave da carico che era servita al trasporto a Roma dell'obelisco del circo Vaticano (Plin., Nat. hist., xvi, 201). Talora i f. erano collocati anche su alture, come quello di Capri (Suet., Tib., 74; Stat., Silv., iii, 6, 100 ss.; pianta quadrata conservato per l'altezza di m 10,50), di Miseno (rimane il basamento quadrato di m 21,80 di lato), del Capo Ateneo nella penisola Sorrentina (piccola torre di m 2 di lato, su basamento quadrato).
Assai numerose le figurazioni di f.: in monete, come è già stato ricordato, in mosaici (Ostia, Piazzale delle Corporazioni; Roma, Palazzo dei Conservatori, mosaico da una casa del Quirinale: torre quadrata sormontata da un corpo circolare, statua sulla cima e tritoni come nel f. di Alessandria); in pitture (Gragnano; Pompei, Casa dei Vettii, scena di Ero e Leandro, ecc.), in sarcofagi e lastre sepolcrali dove il f. acquista il valore simbolico di termine del viaggio terreno (Museo Torlonia, col f. del porto di Claudio; Copenaghen, Ny Carlsberg, dalla via Latina, ecc.: in queste rappresentazioni si ha in genere il tipo a dadi sovrapposti). Del f. di Alessandria si ha una rappresentazione a rilievo in un bicchiere di vetro trovato a Begram (v.) in Afghanistan e, con iscrizione, sopra il mosaico di una basilica giustiniana di Qasr el-Lebia (Cirenaica).
Bibl.: E. Allard, Les Phares, Parigi 1889; L. A. Veitmeyer, Leuchtfeuer und Leucht-apparate, Monaco-Lipsia 1900; H. Thiersch, Der Pharos, Lipsia 1909; id., Griechische Leuchtfeuer, in Jahrbuch Arch. Inst., XXX, 1915, p. 213 ss.; M. Buchwald, Leuchtefeuer im Altertum, in Weltverkehr und Weltwirtschaft, 1912, p. 78 ss.; R. Hennig, beiträge zur Êälteren Geschichte der Leuchttürme, in Jahrbuch des Vereins Deutscher Ingegnieure, 1914-15, p. 35 ss.; U. Monneret de Villard, Il faro di Alessandria, in Bull. de la Société arch. d'Alexandrie, n. s., V, 1912, p. 13 ss.; H. S. Jones, Catal. Mus. Conserv., Oxford 1926, p. 268 ss.; A. Maiuri, La specola di Miseno, in Rend. Acc. Napoli, XXIV-XXV, 1949-50, p. 257 ss.