FARNESE
. Celebre famiglia italiana, investita di dignità sovrana a partire dal 1545, anno in cui Pier Luigi Farnese, figlio di papa Paolo III, fu investito dal padre del ducato di Parma e Piacenza. Le origini non sono ben note, ma furono certamente modeste, perché i primi documenti ci mostrano i Farnese signori di non molto conto e al seguito di signori maggiori, e più ancora, a partire dal sec. XII, in servizio di varie città, ma specialmente di Viterbo e di Orvieto. I panegiristi che fiorirono più tardi hanno parlato di origini francesi e anche longobarde: il vero è che la famiglia deve avere assunto tra il sec. XI e il XII il suo nome da quello di un suo feudo di non molta importanza: Castrum Farneti. Il più antico documento accertato risale al 1134 e ci mostra un Petrus de Farneto, al quale, per avere militato in Puglia contro i Normanni, era stato restituito il Castrum Farneti concesso agli antenati fino dal tempo di Ottone I. Forse questo Pietro è lo stesso che l'Annibali ci presenta fondatore di Orbetello nel 1100. Altri documenti posteriori rammentano un Prudenzo F. che alle porte di Orvieto riceve, come rappresentante della città, il papa Adriano IV. Comunque non è improbabile che sia esistito in quei tempi un Pietro, che deve aver dato per il primo un impulso notevole alla fortuna della famiglia spingendola a partecipare alle lotte feudali e più ancora alle lotte fra le fazioni delle varie cittadine tra Viterbo e Orvieto. Se essi fossero rimasti entro il cerchio delle loro terre, che si estesero all'ingrosso e quasi sempre unite tra il lago di Bolsena e il Tirreno, sarebbero stati presto sopraffatti dai vicini potenti, come i prefetti di Vico e gli Anguillara. Ma fin dalle lontane origini i Farnese hanno mostrato un istinto che è divenuto caratteristico della famiglia attraverso tutti i secoli: e cioè di sapersi inserire nelle lotte e trarne tutti i vantaggi possibili. Si misero pertanto al servizio delle città, acquistarono onori, ricchezze, forza e anche, occorrendo, aiuto, e divennero ben presto una prosapia di guerrieri audaci, bellicosi e astuti.
Non difettano i documenti per seguire il robusto affermarsi dei F., anche se non sempre è dato di poter seguire con sicurezza l'esatta linea genealogica. Ben cinque notevoli uomini d'arme dal nome Pietro si susseguono, alternati da parecchi che portano il nome di Ranuccio (l'uno e l'altro nomi gloriosi e frequenti della casa) per circa quattro secoli. Un Pietro II difese Orvieto contro Enrico VI imperatore, un terzo corse in aiuto di Firenze contro Enrico VII, un quarto liberò Bologna nel 1354. Costante in tutti una linea direttiva: essere sempre fedeli al pontefice. Un Pietro V fu fortunato generale dei Fiorentini, che condusse nel 1363 alla vittoria contro i Pisani; un Guido fu vescovo di Orvieto e nel 1309 ne consacrò il duomo. Anche durante lo scisma i F. rimasero fedeli al pontefice e ne ebbero infatti concessioni di feudi e di dignità. Al principio del secolo XIV i possessi della famiglia apparivano ingrossati di terre, che facevano però sempre capo al vecchio nucleo centrale, intorno al lago di Bolsena. In quegli anni si può considerare che termini il periodo strettamente feudale e campagnolo.
Con Ranuccio il Vecchio, che in gioventù era scampato a un eccidio il quale minacciò di annientare l'intiera casata, ha inizio il periodo romano. Senatore nel 1417, difensore militare dello stato pontificio, sostenuto dai Colonna, ebbe poi più specialmente fama e autorità sotto Eugenio IV, al quale i F. debbono gran parte della loro fortuna, perché egli rese possibile la loro ascesa tra le grandi famiglie della città e insieme l'acquisto di ricchezze (terre di Valentano, Marta, Montalto, Cassano, Latera e Canino). Il matrimonio di Pier Luigi F. (I) figlio di Ranuccio, con Giovannella Caetani, sorella di Nicola duca di Sermoneta, fece entrare i F. nella grande aristocrazia romana. Ma non fu dimenticata la vecchia sede originaria e Ranuccio fece costruire nel 1448 nell'isola Bisentina, nel lago di Bolsena, la tomba di famiglia. In pochi decennî la famiglia subisce una trasformazione significativa. Pur permanendo in essa più o meno accentuata la caratteristica di guerrieri e di uomini politici, si afferma anche in alcuni una maggiore gentilezza non dovuta soltanto al fatto dell'essere essi diventati cittadini, ma anche a tutta una nuova educazione in gran parte umanistica e cortigiana che accompagna in essi la consueta tradizione delle armi. Sarà questa una caratteristica che i Farnese conserveranno sino alla fine.
Figli di Pier Luigi I furono Bartolomeo, Alessandro e Giulia: il primo divenne capo della linea che si disse di Latera, la quale visse modestamente e si estinse nel 1668, l'altro fu il primo cardinale della famiglia e divenne papa (v. paolo iii); Giulia fu la famosa "Bella", che riempì le cronache mondane romane sulla fine del secolo e che ebbe relazioni amorose col papa Alessandro VI. Aveva sposato nel 1489 Orsino Orsini e la figlia Laura diventò, poi, la moglie di Niccolò della Rovere, nipote di Giulio II. Il cerchio della parentela si allargava in tal modo e collegava strettamente i F. alle più cospicue e storiche famiglie dell'Urbe. Chi però volle aprire la via della cultura e delle alte relazioni fu, più che Ranuccio o Pier Luigi, la moglie di quest'ultimo, Giovannella Caetani, che spinse per le vie ecclesiastiche e agli uffici di corte il figlio Alessandro. Con Alessandro, peraltro, la linea centrale dei Farnese avrebbe dovuto finire e passare alla linea molto secondaria di Latera. Preoccupato di questo, sembra che egli abbia voluto avere dei figli che poi fece legittimare da Giulio II e da Leone X. Paolo e Ranuccio, i prediletti, non vissero a lungo, ma Pier Luigi e Costanza ebbero parte non piccola nella vita e nella storia del loro tempo, specialmente quando il cardinale Alessandro divenne papa e poté pontificare per quindici anni, spazio di tempo sufficiente per ricostruire una seconda volta, dopo Ranuccio il Vecchio, la casa pericolante. In tal senso va spiegato lo spiccato nepotismo di Paolo III. Con l'assegnazione di Castro e Ronciglione nel 1538 fu arrotondato il patrimonio della famiglia, che tra beni allodiali e feudali costituì un discreto nucleo territoriale a nord di Roma; con l'erezione a ducato delle città di Parma, Piacenza e Guastalla, con dipendenza di vassallaggio dalla Chiesa, e con l'investitura ereditaria nel figlio Pier Luigi e suoi discendenti, Paolo III costituì definitivamente la fortuna della casa ch'egli non soltanto assideva fra le dinastie italiane, ma poneva senz'altro a pari delle grandi case regnanti d'Europa, sia col matrimonio del nipote Ottavio con Margherita d'Austria figlia naturale di Carlo V, sia con quello dell'altro nipote Orazio con la figlia naturale di Enrico II, Diana di Francia, duchessa d'Angoulême.
Altri figlioli di Pier Luigi volti alla vita ecclesiastica accrebbero il lustro della casa, sia che si trattasse del cardinale Alessandro, figlio primogenito di Pier Luigi, che fu davvero gran cardinale, spesso papabile, influente sempre e in tutte le occasioni gran mecenate, sia che si trattasse del più giovane fratello cardinale Ranuccio, che aggiunse con l'eccellenza dei costumi e la cultura maggiore rispetto al nome.
Con Pier Luigi comincia pertanto la terza e ultima fase della storia dei Farnesi. Grandi sogni ebbe Pier Luigi; ma con i successori di lui i F. dovettero attenuare le loro velleità ed entrare anzi nel solco della politica spagnola. Il figlio di Ottavio, secondo duca, il famoso generale Alessandro Farnese (v. sotto) servì fedelmente Filippo II e riuscì a mantenergli in sudditanza le provincie cattoliche dei Paesi Bassi. Solo nel sec. XVII i duchi di Parma tornarono a schierarsi in generale dalla parte della Francia, quando non si chiusero in una vita del tutto locale. Non si può pertanto riscontrare una continuità degna di nota: ma del resto lo stato, per quanto importante per la posizione, non poteva avere gran peso. Personalmente qualche principe si distinse per disegni ambiziosi: e più di tutti il duca Edoardo, celebre per la guerra contro Urbano VIII e i Barberini. Notevole a ogni modo l'ambizione di ottenere la Lombardia, perché tendenza ad una vita politica superiore; tendenza la quale si ripete più tardi in altro campo negli ultimi duchi Francesco e Antonio: quando questi, divenuta la nipote Elisabetta Farnese sposa di Filippo V di Borbone duca d'Angiò e re di Spagna, concepirono possibili combinazioni, che avrebbero notevolmente aumentato l'importanza della casa Farnese in Italia. Sennonché la degenerazione patologica a cui soggiacque la casa dopo Edoardo I, per cui tutti i maschi furono afflitti da obesità e da rammollimento, esaurì ben presto la vitalità della stirpe. Gli ultimi duchi infatti non poterono avere figli e il ducato alla morte di Antonio nel 1731 passò (secondo accordi precedenti) insieme con i beni patrimoniali, a don Carlos, figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese.
In complesso i duchi di Parma della casa Farnese, che furono in tutto otto, non poterono uscire dai limiti ristretti di sovrani locali, né poterono avere quindi alcuna notevole efficacia sulla politica generale italiana e tanto meno estera, sebbene alcuni di essi avessero ingegno e audacia pari alla bisogna. Come dinastia locale i F. furono in genere abbastanza premurosi dei loro sudditi, dei quali cercarono curare, qualche volta, il benessere economico e, in alcuni momenti, anche quello culturale, come ad es. con la creazione del Collegio dei nobili nel 1601, ottima fucina di una nobiltà già troppo irrequieta a un più devoto affiancamento alla dinastia. In sostanza dalle antiche virtù belliche la stirpe si è a poco a poco trasformata in una dinastia in genere pacifica e anche inerte in alcuni suoi elementi e in certi momenti. Ma è rimasto sempre un aspetto che la rende simpatica: e cioè lo spirito di mecenatismo che, sviluppato dal tempo in cui i F. si trasportarono in Roma, si è tramandato sino alla fine. A Paolo III si deve il palazzo Farnese, ad Alessandro suo nipote e cardinale, si devono gli affreschi della villa di Caprarola e la chiesa del Gesù in Roma, come all'altro cardinale Edoardo la casa professa. Anche ad altri piacque essere grandi nell'edilizia sull'esempio di Paolo III, che si giovò dei massimi artisti quali il Sangallo, che di numerose opere militari arricchì specialmente Roma e Perugia. Pier Luigi Farnese primo duca di Castro, al dire del Caro, fece di una bicocca una piccola città dalle linee grandiose. A Parma fu costruita una vera e grande reggia (la Pilotta) non finita. Ranuccio I vi fece costruire dentro da G. B. Aleotti il famoso teatro Farnese, a imitazione dei grandi teatri romani. Del mecenatismo della casa parlano abbondantemente le numerose opere d'arte, di scultura, di pittura, di architettura e le raccolte di oggetti preziosi che furono vanto di cardinali, di duchi e di principesse in Roma, a Caprarola e a Parma, gran parte delle quali si possono ammirare ancora al giorno d'oggi.
Bibl.: L'opera più attendibile è quella di F. M. Annibali, Notizie storiche della Casa Farnese, Montefiascone 1817-18 (voll. 2). Cfr. inoltre: G. Carabelli, Dei Farnesi e del ducato di Castro e Ronciglione, Firenze 1865; Odorici, in Litta, Famiglie celebri italiane; L. Salazar y Castro, Índice de las glorias de la Casa Farnese, Madrid 1716. Vedi ancora: G. Capasso, Il Collegio dei Nobili in Parma, Parma 1901; F. de Navenne, Rome, le Palais Farnèse et les Farnèses, Parigi 1914; C. T. Frangipane, Memorie sulla vita ed i fatti del card. A. Farnese, Roma 1876. E. cfr. pure la bibliografia degli articoli paolo iii; pier luigi, ottavio, ranuccio, edoardo, antonio farnese.