FARMACOPEA
. È una raccolta ufficiale in cui a cura d'una commissione governativa sono registrati in genere i nomi dei farmaci, i loro caratteri, i modi di prepararli, i saggi di purezza; in apposite tabelle, sono elencati i medicamenti, gli apparecchi e gli utensili obbligatorî per il farmacista, le sostanze da tenersi con particolare contrassegno o da conservarsi al riparo della luce, quelle la cui vendita è libera, le dosi massime dei medicamenti da somministrarsi per bocca o per iniezione ipodermica tanto per uso umano come per uso veterinario, ecc. Siccome molti medicamenti cadono in dimenticanza e altri nuovi s'introducono in terapia, avviene che le farmacopee debbano spesso essere rivedute e modificate: sotto questo punto di vista esse possono essere considerate come uno specchio del tempo in cui furono redatte (A. Tschirch) e costituiscono documenti importanti per la storia della farmacia. D'altra parte, trattandosi d'un documento ufficiale, accade che tutte le indicazioni sono date nelle farmacopee in modo molto sommario così che si sente il bisogno d'integrarle e illustrarle con i Commentarî alla farmacopea, opere, queste, che molti stati hanno pure pubblicato. S'è anche proposto di fare una farmacopea unica internazionale, ma praticamente l'unificazione delle farmacopee è ancora un desiderio.
Storia. - Fino da tempi remoti si sono elencati in appositi libri, denominati Ricettarî, Antidotarî, Dispensatorî, Specchi, Lumi, Tesori dei farmacisti, o simili, tutti i medicamenti che lo speziale deve conservare o preparare nella propria officina. Talora quest'elenco è stato completato con l'aggiunta del prezzo del farmaco, del modo di preparazione e dei saggi che possono servire a indicarne la bontà. Senza entrare nel campo della leggenda che attribuisce il merito d'aver compilato per la prima volta un'opera di questo genere a un imperatore cinese vissuto 4600 anni a. C., conviene risalire ai tempi della medicina araba e della Scuola salernitana per conoscere i più antichi ricettarî giunti fino a noi. Celebri fra questi sono il ricettario attribuito a S. Ildegarda, l'antidotario di Simone da Genova e di Nicolò Preposito, il Totum continens di ar-Rāzī e altri. Il carattere di vera farmacopea è dato però dal fatto che l'opera viene redatta per ordine dell'autorità, così da assumere i caratteri di un vero e proprio documento ufficiale. Sotto questo punto di vista sono forse da considerare come prime farmacopee l'elenco dei medicamenti che Federico II, re delle due Sicilie, faceva pubblicare nel sec. XIII e, più tardi, il Receptario, composto nel 1480, dal famosissimo Chollegio degli eximii Doctori delle Arti della Medicina dell'inclita Ciptà di Firenze ad instantia delli Signori Chonsoli. Fino alla metà del sec. XVIII le farmacopee furono compilate per ordine delle autorità cittadine. Le più antiche farmacopee italiane sono quelle di Mantova (1559), di Bergamo (1580), poi quelle di Bologna, Torino, Parma, Piacenza e Venezia. In seguito i singoli stati pubblicarono le loro farmacopee e oggi si può dire che ogni paese civile abbia la propria.