farmaco equivalente
loc. s.le m. Medicinale che ha lo stesso principio attivo e il medesimo spettro terapeutico di un farmaco del quale è scaduto il brevetto.
• Chi subisce danni da un farmaco equivalente o generico, come impropriamente chiamato in Italia, non potrà più chiedere i danni all’azienda produttrice. (Mario Pappagallo, Corriere della sera, 2 luglio 2013, p. 36, Idee & opinioni) • Il rapporto [dell’Osservatorio sull’impiego dei medicinali] evidenzia anche una crescita nella percentuale di utilizzo dei farmaci a brevetto scaduto, che hanno rappresentato il 46% della spesa farmaceutica convenzionata (il 5% in più rispetto all’anno precedente). Di questi una buona parte sono stati rappresentati dai farmaci equivalenti. (Paola Simonetti, Avvenire, 7 febbraio 2014, p. 10, Attualità) • Le regioni però non si limitano a battere cassa ma chiedono che nella manovra entrino anche le loro proposte su una nuova governance della farmaceutica. Cose come ridurre i prezzi quando i volumi di vendita aumentano o verificare l’efficacia dei nuovi farmaci una volta immessi in commercio e quando l’innovazione si dimostra più nel nome che nei fatti abbassare i costi. Oppure il via libera alle aste per farmaci equivalenti, con principi attivi anche diversi ma con la stessa indicazione terapeutica. (Paolo Russo, Secolo XIX, 14 ottobre 2016, p. 8, Primo piano).
- Composto dal s. m. farmaco e dal p. pres. e agg. equivalente, ricalcando l’espressione ingl. equivalent drug.
- Già attestato nell’Unità del 31 ottobre 1985, p. 1, Prima pagina (Augusto Pancaldi).
> medicinale equivalente.