FARĪD ad-DĪN ‛AṬṬĀR
Poeta mistico persiano, nato a Nīsābūr nella prima metà del sec. XII d. C., e ivi morto probabilmente nel 627 ègira (1229-1230 d. C.). Nella sua copiosissima produzione poetica, consistente in poemi mistici, didattici, parenetici, e in un divano di liriche secondo le forme tradizionali della poesia persiana, è soprattutto celebre il Manṭiq uṭ-ṭair (La lingua degli uccelli), descrivente sotto le immagini d'un avventuroso viaggio di uccelli verso il mitico Sīmurgh (una specie di Fenice) la progressiva ascesa dell'anima a Dio attraverso le tappe della via mistica (ed. Garcin de Tassy, Parigi 1857; trad. in prosa dello stesso, ivi 1863). In prosa l'opera di ‛Aṭṭār veramente preziosa per la storia del ṣūfismo (v.) o mistica musulmana è la Tadhkirah al-awliyā' (Il memoriale dei Santi, ed. Nicholson, Londra e Leida 1905-1907, 2 voll.; trad. svedese di E. Hermelin, I, Stoccolma 1931): raccolta, di su materiali per buona parte arabi, di vite, miracoli e sentenze di 72 mistici arabi e persiani, vera leggenda aurea dell'islamismo che costituisce, per i pregi dello stile semplice ed efficace e l'intrinseco valore spirituale del contenuto (per quanto naturalmente molto vi sia di spurio), uno dei più notevoli libri della letteratura persiana e della letteratura religiosa in generale.
Bibl.: H. Ethé, in Grundriss der iranischen Philologie, II, pp. 284-87; E. G. Browne, A literary history of Persia, Londra 1906, II, p. 506 segg.; P. Horn, Geschichte der persischen Litteratur, Lipsia 1901, pp. 158-159.