SADOWSKI (Sadowsky), Fanny
SADOWSKI (Sadowsky), Fanny. – Nacque a Mantova il 12 novembre 1826 da Francesco, capitano polacco al servizio dell’Austria, e da Isabella Tacchi, originaria del Tirolo.
Iniziò a recitare verso i sedici anni con altre figlie di reduci (tra cui la sorella, che morì precocemente) e alcuni giovani della città nella Casa degli invalidi a Padova, dove la famiglia si era trasferita a seguito del padre: le rappresentazioni, vietate dal direttore dell’istituto, proseguirono nel teatrino di Santa Lucia (nel palazzo di Ezzelino). Lì fece parte tra il 1842 e il 1843 della compagnia filodrammatica dei Solerti diretta da Girolamo Giacinto Beccari, e fu notata da Gustavo Modena, primo dei ‘grandi attori’ italiani, che le propose di unirsi alla sua compagnia.
Con lui recitò nella primavera del 1843 al teatro degli Obizzi, poi al teatro Re di Milano come Micol nel Saul di Vittorio Alfieri, assieme anche a Tommaso Salvini. Vinta l’opposizione paterna alla carriera drammatica, fu scritturata nella famosa compagnia di giovani con cui Modena intese rinnovare lo stile recitativo del tempo. Interpretò allora maldestramente un ruolo minore nel Bicchier d’acqua di Augustin-Eugène Scribe: rimandata a casa, fu richiamata pochi giorni dopo grazie all’interessamento di Giulia Modena (P. Bettoli, Una dimenticata, 1905). Nel 1845 ottenne grande successo come protagonista della Marescialla d’Ancre di Alfred de Vigny e nel Fornaretto di Francesco Dall’Ongaro.
Fanny Sadowski sembrò apparire dal nulla. Giudicata attrice di istinto più che d’intelletto, fu considerata inimitabile, paragonabile per il suo «individualismo artistico» solo a Eleonora Duse (Fortis, 1888, p. 309). Molti descrissero il suo fascino e la sua voce dalle cadenze esotiche, una «voce d’oro, flessuosa, insinuante [...] tale che, le prime parole ch’ella pronunziava presentandosi su la scena, per quanto comuni ed inconcludenti, scendevano dritte al cuore, dandogli una scossa» (P. Bettoli, Una dimenticata, cit.). Rimasero celebri le sue interpretazioni di donne sofferenti, in cui sapeva mostrare sfumature e transizioni tra diverse emozioni: ammirata in ruoli tragici come Ermengarda nell’Adelchi di Alessandro Manzoni, fu ritenuta protagonista ideale anche di commedie, come La locandiera di Carlo Goldoni.
Nel 1846 fu prima attrice accanto ad Alamanno Morelli e Luigi Bellotti Bon nella Compagnia drammatica lombarda diretta da Francesco Augusto Bon e guidata da Giacinto Battaglia, nel successivo triennio da questi ceduta a Morelli. Trionfò allora nell’Adriana Lecouvreur di Scribe ed Ernest Legouvé. Fu quindi prima attrice nella compagnia Zannoni e Coltellini; nel 1850 si associò con Giuseppe Astolfi e, per pochi mesi, con Morelli.
Nel 1852 Leone Fortis scrisse su sua richiesta un dramma, Cuore ed arte, la cui protagonista Gabriella di Teschen era per molti versi un’immagine dell’attrice stessa, che portò il testo al successo il 16 dicembre 1852 al teatro Re di Milano. Nel 1853 per lei furono scritti Una poltrona storica di Paolo Ferrari ed Elisabetta regina d’Inghilterra di Paolo Giacometti.
Nel 1854 venne scritturata a Napoli al teatro dei Fiorentini nella compagnia di Adamo Alberti e Antonio Colomberti. La sua recitazione sembra aver avuto inaspettati aspetti sensuali, che affascinarono il pubblico e le procurarono contrasti con la censura borbonica: l’episodio più noto è quello della multa che le fu comminata per aver baciato con passione l’attore interprete di Paolo nella Francesca da Rimini di Silvio Pellico. Manager del proprio successo, non modificò il suo stile recitativo: fu la prima a interpretare a Napoli La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio (per volere di censura intitolato Graziosa Albani), che Adelaide Ristori aveva rifiutato per la sua immoralità.
Le sue interpretazioni si distinsero in questa fase proprio per contrasto con quelle di Ristori: giudicata in genere inferiore nei ruoli tragici, le venne perfino preferita nel dramma e nella commedia. Particolarmente amata dai critici che aderivano a canoni romantici, nello stesso periodo in cui Ristori inaugurava l’era delle tournées all’estero, Sadowski scelse la relativa stabilità e sicurezza economica di un contesto cittadino in cui era riconosciuta come attrice migliore della più celebre rivale. Nel 1863 Ristori la applaudì in Isabella Orsini di Francesco Gaston; il 25 agosto 1865, in una serata benefica per i colerosi, recitarono insieme al teatro San Carlo nel III atto della Maria Stuarda di Friedrich Schiller.
Dopo un’interruzione delle rappresentazioni dovuta a un’epidemia di colera, nel 1855 fu ammirata accanto ad Achille Majeroni come Desdemona nell’Otello di William Shakespeare. Nello stesso periodo sposò il principe Vincenzo di Santorelli: secondo Giuseppe Cauda (1912, p. 22) si trattò del suo secondo matrimonio, dopo quello in giovane età con Leone Segrè, di cui era rimasta presto vedova. Da entrambe le unioni ebbe due figli.
Continuò a recitare accanto ai maggiori attori del tempo: nel corso del 1860 fu ancora a Napoli con Salvini, poi di nuovo con Majeroni. Fu quindi dal 1864 con quest’ultimo al teatro del Fondo: iniziò le recite il 28 marzo con il suo cavallo di battaglia Cuore ed arte, e fu spesso in tournée nella penisola. Prese quindi la gestione del teatro del Fondo per tre mesi con Michele Bozzo, poi da sola: nel 1867 vi scritturò la compagnia del celebre Ernesto Rossi e nel triennio 1868-70 tornò a recitarvi con Majeroni. Inscenò allora molte nuove opere italiane e numerosi drammi romantici, che portò per tre mesi anche in Sicilia.
Ritiratasi precocemente dalle scene, continuò l’attività di impresaria fino al 1879: al Fondo nel 1871-72 ingaggiò la compagnia diretta da Cesare Rossi, poi fu al Nazionale, dove chiamò le formazioni di Luigi Bellotti Bon, Giuseppe Peracchi, Luigi Monti e Cesare Rossi.
Visse alcuni anni a Capua, poi a Napoli presso una figlia.
Morì di infarto il 2 novembre 1906.
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca e museo teatrale del Burcardo, ritagli stampa: P. Bettoli, Una dimenticata, in La perseveranza, 3 gennaio 1905; L. Pullè, F. S., ibid., 6 gennaio 1905; F. S., ibid., 4 novembre 1906; F. S., in Il Piccolo Faust, XXXII (1906), 42, p. 1; F. S., in Arte drammatica, XXXVI, 10 novembre 1906, p. 1; F. S., in Il Mondo artistico, XL (1906), 17-18, pp. 2-3; F. S., in Ars et labor, novembre 1906.
F. Regli, S. F., in Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici e comici..., Torino 1860, pp. 476 s.; A. Colomberti, Memorie (1874), a cura di A. Bentoglio, Roma 2004, pp. 613-615; P. Ferrari, Opere drammatiche, II, Milano 1878, pp. 209-211; G. Costetti, I dimenticati vivi della scena italiana, Roma 1886, pp. 50-63; L. Fortis, Drammi, II, Milano 1888, pp. 305-335; L. Rasi, I comici italiani, Firenze 1897, pp. 473-476; L. Mongelli, Cenni artistico-biografici su F. S., Napoli 1899; L. Pullè, Penna e spada, Milano 1899, p. 123; O. Roux, Infanzia e giovinezza di illustri italiani contemporanei, II, Firenze 1909, pp. 211-216; G. Cauda, Nel regno dei comici, Chieri 1912, pp. 21-25; Id., Figure e figurine del teatro di prosa, Chieri 1925, pp. 27-30; B. Brunelli, Attrici dell’800. F. S., in Rivista italiana del dramma, 1938, n. 6, pp. 297-313; A. Zapperi, F. S., in Enciclopedia dello Spettacolo, VIII, Roma 1961, pp. 1383-1385; G. Ciotti Cavalletto, Attrici e società nell’Ottocento italiano: miti e condizionamenti, Milano 1978, pp. 78-84; F. Seller, F. S., in Il teatro Mercadante, a cura di T.R. Toscano, Napoli 1990, pp. 197-200; S. Brunetti, Il palcoscenico del secondo Ottocento italiano: La signora delle camelie, Padova 2004, pp. 159 s.; T. Megale, Mirandolina e le sue interpreti, Roma 2008, pp. 83-87; E. Agostini - A. Carovani, F. S., 2012, in Archivio multimediale attori italiani, http://amati. fupress.net (19 aprile 2017); M. Cambiaghi, ‘Cuore e arte’: F. S. attrice e capocomica, in Scena madre, a cura di R. Carpani - L. Peja - L. Aimo, Milano 2014, pp. 185-194.