FANCIULLACCI
Famiglia operosa per oltre cent'anni alle dipendenze dei marchesi Ginori nella manifattura di Doccia situata nei pressi di Sesto Fiorentino. Capostipite fu Iacopo, detto Iacopino o Pino, fittavolo residente alle pendici del parco di villa Ginori, attivo nella fabbrica come manipolatore di paste già dal 1737, anno in cui fu fondata la manifattura per iniziativa di Carlo Ginori. Nel 1747 Iacopo guadagnava ben 51 scudi all'anno e nel 1748 ebbe la qualifica di "ministro", ossia addetto al controllo dei vari reparti di lavorazione (a partire dall'Ottocento i tecnici preposti a questo ruolo furono chiamati "direttori"; Ginori Lisci, 1964).
Il rapporto tra Iacopo e la famiglia Ginori fu di massima fiducia come testimonia una lettera (datata maggio 1742) inviata da Carlo Ginori alla consorte Elisabetta Corsini: "... direte a Jacopino se i crogioli con l'ultima terra di Montecarlo si spaccano, può provarli con tre parti di detta terra di Montecarlo e una parte dei medesimi crogioli tostati in fornace e macinati ..." (ibid., p. 31).
Iacopo si interessò in modo particolare alla ricerca delle materie prime e con Giorgio Delle Torri, fornaciaro e formatore austriaco, si recò spesso nelle cave venete a scegliere le terre adatte alle paste.
Per certo, nel 1748, egli trasse dalle cave vicentine di Tretto la terra usata nella lavorazione di Doccia accanto all'impasto porcellanico detto "masso bastardo" realizzato con la terra di Montecarlo in Lucchesia ed usato principalmente nel secondo periodo di produzione (1758-1791).
Alla morte di Carlo Ginori (1757) la gestione dell'impresa passò al primogenito Lorenzo, che mostrò sicuro intuito economico e di cui Iacopo diventò consigliere di fiducia. La produzione di questo secondo periodo fu caratterizzata da innovazioni tecniche alle quali si aggiunse una più elevata qualità del livello decorativo.
Alla morte di Lorenzo (1791) la marchesa Ginori affidò la direzione tecnica dapprima a Iacopo e alla di lui morte (1793) al figlio Anton Maria, il quale lavorava alla manifattura fin dal 1747 come capo delle fornaci. Non si hanno molte notizie circa l'attività di quest'ultimo, ma probabilmente egli si trovò a fronteggiare sia il monopolio imposto dai Francesi a favore della porcellane di Sèvres sia la concorrenza della produzione di tipo inglese. Fu direttore della manifattura fino alla sua morte (1805) e fu spesso confuso con un inesistente Pietro Fanciullacci: l'equivoco potrebbe esse sorto dall'errata interpretazione della sigla "P. F." a quel tempo usata per contrassegnare la "porcellana fine". Ad Anton Maria succedette, nella direzione della manifattura, il fratello Giovanni Battista, secondogenito di Iacopo (cfr. voce in questo Dizionario). I due fratelli furono certo tra i massimi dirigenti che si susseguirono a Doccia fino al 1850 c.
Figlio di Giovanni Battista, Giovanni Crisostomo fu pittore della manifattura dal 1802. In seguito apprese da Abraham Constantin la riproduzione di celebri capolavori su placche di porcellana.
A Constantin, di origine ginevrina, inviato della manifattura di Sèvres e presente a Doccia dal 1820 al 1826, si deve questa importante innovazione nella manifattura Ginori: l'esperienza e l'abilità tecnica sono magnificamente espresse in queste miniature che riproducono fedelmente, in piccolissime dimensioni, capolavori di grande formato, tra i quali vanno ricordate opere di Raffaello e di Rubens: si ha notizia a questo proposito che nel 1821 Constantin e Giovanni Crisostomo si recarono a palazzo Pitti a scegliere un quadro da copiare (Ginori Lisci, 1964, p. 104).
Giovanni Crisostomo dipinse soltanto su commissione di nobili casate oggetti "di gusto" creati dalla sua ispirazione artistica, nonché vasi, ritratti, paesaggi di tipo agreste, fiori. A lui è forse attribuibile il "piatto da dessert" decorato con frutta (1823-1824) conservato nella raccolta delle ceramiche Richard-Ginori di Sesto Fiorentino, la cui decorazione rimanda ai modi di Constantin.
Una serie di questi piatti fu donata ad Alexandre Brongniart, direttore della manifattura di Sèvres, in occasione di una sua visita a Doccia (cfr. Ginori Lisci, 1964, p. 145., tav. LXVIII).
Nel 1820 Paolo, figlio di Anton Maria, divenne a sua volta direttore della manifattura e alla sua morte (1835) la carica passò a Giuseppe, altro figlio di Giovanni Battista, che la diresse dal 1836 al 1848.
Fonti e Bibl.: L. Ginori Lisci, Le porcellane di Doccia, Milano 1964, ad Indicem; La Manifattura Richard-Ginori di Doccia, a cura di R. Monti, Milano-Roma 1988, p. 258 e passim (con ulteriore bibl.).