FANCELLI, Giovanni, detto Nanni di Stocco
Figlio di Paolo di Sandro detto Scherano, nacque a Settignano (Firenze) intorno al primo decennio del sec. XVI. Nel 1538 divenne membro della Compagnia di S. Luca (Cavallucci, 1873). Tra il 1546 e il 1549 scolpì con il cugino Alessandro, detto Scherano, un'ancona in marmo bianco per la chiesa della certosa del Galluzzo, oggi perduta, in sostituzione di una pala d'altare di Antonio Veneziano distrutta in un incendio; l'opera fu rimossa dall'interno dell'edificio negli anni 1593-94 quando il presbiterio fu rinnovato. In seguito il F. eseguì (1551-1556) le sculture e i rilievi ornamentali per la facciata (sono in loco i Simboli degli evangelisti sui plinti delle lesene ioniche e le statue di S. Lorenzo e S. Bruno nelle nicchie); inoltre l'artista sovrintese ai lavori architettonici della certosa affidati ad alcuni scalpellini settignanesi (Leoncini, 1979).
Per la decorazione scultorea della "Grotticina di Madama" nel giardino di Boboli a Firenze - costruita tra il 1553 e il 1555 su progetti di D. Fortini - B. Bandinelli fece fare al F. "suo creato un pilo grande, ed alcune capre quanto il vivo che gettano acqua" (Vasari, 1568, VI, p. 188), lo stemma di Eleonora di Toledo e di Cosimo de' Medici, una porta di marmo e la porzione "di pavimento di marmo bianco nero et rosso murato nella grotta acanto al pilo nella testata" (cfr. in Baldini Giusti, 1979, pp. 96 s. n. 5, il documento delle Fabbriche medicee del 15 sett. 1554 con il "Conto di maestro Giovanni di pagolo fancelli schultore"; e le figg. 23, 25-27). La vasca ovale (il "pilo") fu collocata nel 1696 sulla facciata esterna di palazzo Pitti, a sinistra, sotto una testa di leone. Da un modello del Bandinelli il F. scolpì inoltre "un villano che vota un barile pieno d'acqua" (Vasari, 1568, VI, p. 188), documentato nel Settecento nel giardino della villa di Pratolino e adesso identificabile con una statua di Boboli (Utz, 1966; Caneva, 1982; Cresti, 1982).
Perfettamente in linea con il gusto scultoreo toscano della metà del sec. XVI è la statua marmorea più importante del F.: il presunto Satiro (ma forse un Guerriero) nell'atrio di palazzo Martellini a Firenze. Firmata in basso "Ioannis Fancelli F. Scherani Opus", l'opera rivela analogie stringenti con lo stile del Bandinelli e di V. de' Rossi, nonché riferimenti diretti all'arte antica (Utz, 1966, tavv. 55, 56).
Lo studio della statuaria classica romana dovette essere importante e ricorrente nell'attività del F. e, a tale proposito, è sintomatico il fatto che egli abbia eseguito con la collaborazione di I. Sansovino, una copia del celebre Spinario dei Musei Capitolini di Roma per Ippolito (II) d'Este. La statua, donata a Francesco I di Francia per il tramite di B. Cellini, passò nelle collezioni reali ed è ora conservata al Louvre (Haskell-Penny, 1984).
Gli anni 1555 e 1556 videro il F. impegnato nella realizzazione di una fontana, poi smantellata e oggi non identificata, destinata al giardino delle stalle medicee (cfr. Utz, 1966).
Altre opere, adesso perdute, compiute dal F. a Firenze erano uno stemma per palazzo Conti (Vasari, 1568, VII, p. 640), alignato durante la ristrutturazione dell'immobile, e una statua di Apollo che era nella raccolta Del Nero sotto il nome di Giovanni Scherano (spesso erroneamente attribuita al cugino Alessandro).
Il 12 giugno 1562 il F. ottenne l'allogazione di due stemmi, da eseguirsi su modelli di G. Vasari, per il palazzo dei Cavalieri a Pisa, sede dell'Ordine di S. Stefano. Dal capitolato del contratto apprendiamo che l'artista, oltre alla realizzazione delle sculture, doveva assolvere vari compiti, che, esclusa la muratura delle opere, prevedevano anche la cavatura del marmo. Alcune lettere del Vasari (Frey, 1940, p. 28) e notizie documentarie ulteriori rendono noto che nell'ottobre del 1562 il F. lavorava attivamente a Pisa e che nel febbraio del 1563 uno degli stemmi era stato collocato in un angolo del palazzo, mentre l'altro era in corso di installazione (Salmi, 1932; Utz, 1966).
Dopo un breve soggiorno a Carrara nel 1563 (Campori, 1873) e una nuova sosta a Pisa nell'anno successivo (occupato al nuovo complesso architettonico ducale), il F. rientrò a Firenze per partecipare alla realizzazione degli apparati celebrativi per le nozze di Francesco I de' Medici e di Giovanna d'Austria (1565; cfr. D. Mellini, Descrizione della entrata della sereniss. reina Giovanna d'Austria, Fiorenza 1566, pp. 131, 133). Dai registri dei conti granducali (in Frey, 1940, pp. 222, 225, 243 e n., 165 s.) e da alcune testimonianze coeve apprendiamo che eseguì una statua in terracotta rappresentante la Religione per il Canto alla Paglia, due busti di imperatori per l'arco dei Tornaquinci e una fontana per l'arco della Dogana (Ginori Conti, 1936), opere oggi perdute. Nel mese di ottobre del 1566 il F. era impegnato nell'esecuzione di due acquasantiere per la chiesa pisana dei Cavalieri di S. Stefano (Utz, 1966, tavv. 57-59). Precedute da alcuni disegni del Vasari, conservati presso l'Archivio di Stato di Pisa (ill. in Frey, 1930, p. 450), le opere, ultimate nel 1567, furono pagate con saldo il 23 febbr. 1568 (Frey, 1930). Esse furono semplificate nell'assetto formale rispetto ai disegni preparatori ed eseguite con estrema cura per esaltare la raffinatezza del disegno "pittorico" del marmo bianco e del mistio (Ciardi, 1987). Con il Vasari e con l'architetto D. Fortini, l'artista firmò nel 1570, a Firenze, un contratto, che prevedeva nuove commissioni per la chiesa dei Cavalieri di Pisa. Per questo edificio, oltre alle opere già citate, il F. eseguì infatti quattro finestre marmoree nel campanile e i rilievi ornamentali dell'organo e della cantoria (vi lavorava nel 1570); sovrintese inoltre ai lavori della facciata e delle colonne del campanile (Tanfani Centofanti, 1898; Frey, 1930, pp. 488, 495, 497).
Dopo gli incarichi pisani il F. rientrò a Firenze, dove il suo nome è documentato nei registri delle Decime granducali negli anni 1573 e 1576 (cfr. Utz, 1966, p. 59 e note 20 e 21a p. 61). Scarse sono le informazioni relative agli ultimi anni di vita dell'artista. Residente nel quartiere di S. Giovanni, "Gio. di Pagolo scultore", morì a Firenze e il suo corpo fu inumato il 1° luglio 1586 nella chiesa di S. Pier Maggiore (Arch. di Stato di Firenze, Ufficiali poi Magistrato della Grascia 192, n.n.), oggi distrutta.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite... [1568], a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, p.188; VII, ibid. 1881, p. 640 e n. 3; F. Bocchi-G. Cinelli, Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1677, p. 291; G. Campori, Mem. biografiche degli scultori ... nativi di Carrara..., Modena 1873, p. 317; C. I. Cavallucci, Notizie stor. intorno alle R. Accademie delle arti del disegno, Firenze 1873, p. 17; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1898, pp. 257 ss.; L. Dimier, Le "Tireur d'épine" du Louvre: fonte florentine de 1540, in Chronique des arts, 1899, pp. 71 s.; H. W. Frey, Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, I, Burg bei M. 1930, ad Indicem; III, ibid. 1940, ad Indicem. M. Salmi, Ilpalazzo dei Cavalieri e la Scuola normale superiore di Pisa, Bologna 1932, p. 30; B. H. Wiles, The fountains of Florentine sculptors, Cambridge, Mass., 1933, pp. 75 s., 124; L'apparato per le nozze di Francesco I de' Medici e Giovanna d'Austria nelle narrazioni del tempo e da lettere inedite di V. Borghini e G. Vasari, a cura P. Ginori Conti, Firenze 1936, pp. 28, 46, 146 (con bibl. precedente); H. Utz, G. F. detto Nanni di Stocco, in Paragone, XVII (1966), pp. 58-62; Id., Pierino da Vinci e Stoldo Lorenzi, ibid., XVIII (1967), 211, pp. 59, 68; J.D. Draper, A bronze Spinario ascribed to Antonello Cagini, in The Burlington Magazine, CXIV (1972), 827, p. 56; F. Gurrieri-J. Chatfield, Boboli Gardens, Firenze 1972, pp. 24, 61; L. Baldini Giusti, Grotticina di Madama, in Boll. d'arte, s. 6, LXIV (1979), pp. 93, 96 s. n. 5, figg. 23, 25; G. Leoncini, La certosa di Firenze nei suoi rapporti con l'architettura certosina, Salzburg 1979, pp. 194 ss.; C. Caneva, Il giardino di Boboli, Firenze 1982, pp. 8, 53; C. Chiarelli-G. Leoncini, La certosa del Galluzzo di Firenze, Milano 1982, pp. 27 ss., 46 s., 245; C. Cresti, Le fontane di Firenze, Firenze 1982, pp. 100 s., 136-139; F. Haskell-N. Penny, L'antico nella storia del gusto. La seduzione della scultura classica, Torino 1984, pp. 452, 455; R. P. Ciardi, in R. P. Ciardi-C. Casini-L. Tongiorgi Tornasi, Scultura a Pisa tra Quattro e Seicento, Pisa 1987, pp. 130 s., 133, 152; G. Leoncini, Architettura rinascimentale nelle chiese delle certose Venezia e di Firenze, in Antichità viva, 1987, 5-6, pp. 85, 87; A. Brook, Sixteenth century "Genre" statuary in Medici gardens and Giambologna's fontana del Villano, in Boboli 90, Firenze 1991, p. 18; F. Schottmüller, in U. Thierne-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 244.