FRANCESCO, FAMIGLIA
Di stirpe normanna, la famiglia F. (Francescus, Francisius) aveva possedimenti feudali che si estendevano soprattutto nel territorio di Aversa e di Capaccio.
Il primo della stirpe che risulta legato alle vicende di Federico II è Guglielmo, figlio di Giovanni e, probabilmente, fratello di un altro Giovanni, che sposò Mabilia, erede del feudo di Alito e di altri territori in Avellino, Mercogliano, Forino e Sarno. Guglielmo fu magister regis, ed è l'unico, presente a corte, che viene menzionato con tale titolo per il periodo dell'infanzia di Federico II. Dovette essere, quindi, il primo istitutore dello Svevo e, nel novembre 1201, fu testimone diretto della presa del Castellammare di Palermo, in occasione della quale Marcovaldo di Annweiler catturò il piccolo sovrano. Nel periodo di torbidi e confusione politica che caratterizzarono la minorità di Federico, egli appare riconoscibile come un fedele sostenitore dello Svevo contro le pretese di Marcovaldo e le scorribande di Dipoldo di Schweinspeunt, dal quale fu anche fatto prigioniero.
Tra i componenti della famiglia, maggiore rilievo assunse Tebaldo, figlio di Giovanni e fratello di Giacomo, giustiziere imperiale, e di Guglielmo, giudice della Marca d'Ancona. Fu accanto a Federico II nella seconda campagna contro i lombardi, che culminò con la vittoria di Cortenuova, del 27 novembre 1237. Dovette distinguersi per meriti e capacità, perché tra il 15 giugno 1238 e il 6 aprile 1239 fu nominato podestà di Vicenza, succedendo a Enrico da Eboli. Il successivo 1o maggio venne nominato podestà di Padova e vicario generale della Marca trevigiana e dal fiume Oglio fino a Trento, uffici normalmente tenuti uniti, che egli resse fino al 1242. Più volte, in quel periodo, viene attestato al seguito dell'imperatore che, nell'estate del 1243, accompagnò, in qualità di Regni marescalcus, anche nella spedizione contro Roma, nel periodo in cui, ad Anagni, erano riuniti i cardinali che attendevano all'elezione del pontefice. Nel 1245, poi, viene menzionato anche come podestà di Parma. Dunque, godette dell'estrema fiducia di Federico II, che lo utilizzò più volte per riportare ordine nelle regioni dell'Italia settentrionale. Per questo, nel marzo 1246, dovette destare grande stupore la notizia che Tebaldo, insieme con Guglielmo di Sanseverino, Andrea di Cicala, Pandolfo di Fasanella e Giacomo di Morra, si era ribellato all'imperatore, ordendo una congiura (v. Capaccio, congiura di) tesa a destituirlo. È difficile stabilire quali furono i reali motivi che spinsero Tebaldo a tramare contro Federico, o quali progetti vagheggiasse: gli Annales Placentini (1863, p. 492) ci tramandano la poco plausibile notizia che papa Innocenzo IV gli avesse promesso il trono del Regno di Sicilia. In ogni caso, la congiura fu scoperta dal conte Riccardo di Caserta, che trasmise subito la notizia all'imperatore, che si trovava a Grosseto. La reazione fu immediata: le rocche ribelli furono espugnate e la città di Altavilla fu rasa al suolo. Solo Capaccio, dove si era rifugiato Tebaldo, resistette fino a luglio, ma quando fu presa, la punizione per i centocinquanta rivoltosi catturati fu esemplare e crudele. In particolare, Tebaldo, accecato e mutilato del naso, delle mani e delle gambe, fu trascinato per il Regno, in modo che i sudditi venissero richiamati perentoriamente alla fedeltà verso l'imperatore.
In seguito a quella ribellione, a cui parteciparono anche altri membri della famiglia, i Francesco furono espropriati dei propri possedimenti. La baronia di Monforte fu concessa da Federico a Bertoldo di Hohenburg, nonostante nel marzo 1247 Innocenzo IV, con atto puramente formale, avesse concesso a Guglielmo e a Riccardo di subentrare nell'eredità dello zio Tebaldo. I beni della famiglia tornarono in possesso di Guglielmo solo nel 1254.
Fonti e Bibl.:Historia diplomatica Friderici secundi, ad indicem; Annales Placentini Gibellini, in M.G.H., Scriptores, XVIII, a cura di G.H. Pertz, 1863, p. 492; Rolandino da Padova, Chronica, ibid., XIX, a cura di Ph. Jaffé, 1866, pp. 70, 73, 77-79; Annales S. Iustinae Patavini, ibid., pp. 157-158; Acta Imperii inedita, ad indicem; Regesta Imperii, V, 1-3, Die Regesten des Kaiserreiches [...], a cura di J.F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Inns-bruck 1881-1901, e ibid., 4, Nachträge und Ergänzungen, a cura di P. Zinsmaier, Köln-Wien 1983, nrr. 1947, 2436b, 3359, 13283, 13284b; Regesto delle pergamene dell'abbazia di Montevergine, a cura di G. Mongelli, II, Roma 1957, nrr. 1189, 1406. K. Hampe, Aus der Kindheit Kaiser Friedrichs II., "Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung", 22, 1901, pp. 592-595; K. Krauth, Die Verschwörung von 1246 gegen Friedrich II. (diss. dattiloscritta), Heidelberg 1922, passim; K. Hampe, Papst Innozenz IV. und die sizilische Verschwörung von 1246, "Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Phil.-Hist. Klasse", 14, 1923, passim; M. Ohlig, Studien zum Beamtentum Friedrichs II., Kleinheubach 1936, pp. 61, 63, 66 s.; E. Kantorowicz, Federico II, imperatore, Milano 1976, ad indicem; C.A. Willemsen, Sulla gioventù di Federico II, "Studi Storici Meridionali", 1, 1981, pp. 267-289; W. Stürner, Friedrich II., I-II, Darmstadt 1992-2000, ad indicem; E. Cuozzo, La nobiltà dell'Italia meridionale e gli Hohenstaufen, Salerno 1995, pp. 154-159; F. Delle Donne, Francesco, Guglielmo, in Dizionario Biografico degli Italiani, L, Roma 1998, pp. 38-40; Id., Francesco, Tebaldo, ibid., pp. 40-42.