fame nel mondo
fame nel móndo locuz. sost. femm. – Si stima che, a livello mondiale, 925 milioni di persone soffrano la fame: 578 milioni in Asia e nell’area del Pacifico, 239 milioni nell’Africa sub-sahariana, 53 milioni in America Latina e nei Caraibi, 37 milioni nel Vicino Oriente e nell’Africa settentrionale e 19 milioni nei paesi sviluppati. È tuttavia nei paesi africani che si registrano le percentuali più alte rispetto alla popolazione totale: circa il 41% in Angola e in Etiopia, 44% in Zambia e perfino 62% in Burundi e 65% in Eritrea (FAO, 2010). La fame (o la sottonutrizione) costituisce il primo rischio sanitario al mondo e fa più vittime dell’AIDS, della malaria e della tubercolosi (OMS, 2011). La maggior parte degli esseri umani affetti da sottonutrizione vive in zone rurali a basso reddito nei paesi in via di sviluppo, ma è in crescita il numero di persone coinvolte anche nelle zone urbane. Da tempo, la fame nel mondo è oggetto di numerose analisi e pubblicazioni della FAO che, fino all’ultimo decennio, ne sottolineava la diminuzione relativa e più o meno progressiva dagli anni Sessanta del 20° sec.: nel 1965, la fame colpiva 950 milioni di individui per una popolazione mondiale che ne contava 3 miliardi (31% del totale); nel 2001, il fenomeno coinvolgeva 826 milioni di persone per una popolazione di 6,3 miliardi (circa il 13% del totale). Da allora, il numero di persone che soffre la fame è aumentato di nuovo in valori assoluti (oltre 26 milioni in più tra 2001 e 2004).
Dal 2006 appaiono, del resto, le ‘rivolte della fame’. Il fenomeno si verifica in modo evidente per la prima volta in Messico tra fine 2006 e inizio 2007: 100.000 messicani protestano contro l’aumento del 40% del prezzo della tortilla (base dell’alimentazione delle classi popolari). Ne seguono altre: nel marzo 2008 a Dakar (Senegal), nell'aprile 2008 ad Abidjan (Costa d’Avorio), al Cairo e a El-Mahalla El-Kubra (Egitto), a Haiti, nel maggio 2008 in Somalia, ma anche nelle Filippine, in Indonesia e altrove. Per la prima volta, anche le classi medie urbane si scontrano con la difficoltà di accedere ai beni alimentari: il problema non si limita più agli spazi rurali, ma si diffonde anche in spazi urbani.
Le sommosse degli anni Duemila sono il risultato della combinazione di due crisi. La prima, più conosciuta poiché radicata fin dal dopoguerra, si manifesta in modo cronico e riguarda soprattutto le aree rurali; la seconda, invece, più recente, coinvolge le classi medie urbane il cui reddito non è più sufficiente a fronteggiare l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. L'indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari è aumentato in un anno da 139 (febbraio 2007) a 219 (febbraio 2008): gli aumenti più notevoli sono quelli dei cereali (da 152 a 281) e dei derivati del latte (da 176 a 278). Le ragioni dell'aumento dei prezzi sono diverse. Per alcuni, l’aumento è legato alla produzione di biocarburanti, che incentiva la domanda di certi prodotti (incidendo per il 70% nell’aumento del prezzo del mais e per il 40 % di quello della soia: FMI, 2008); le colture destinate alla fabbricazione di biocarburanti, comunque, entrano in competizione con i prodotti alimentari, dal momento che parte della produzione agricola è orientata a prodotti non alimentari o viene sottratta al consumo alimentare. Altri evocano motivi più strutturali: la mondializzazione delle abitudini alimentari e il disfunzionamento di un sistema fondato sull’abbandono delle colture destinate al consumo locale: la prima si manifesta con una omogeneizzazione del consumo del tipo di carne (manzo, pecora, pollo) e di cereale (grano, mais). La seconda ha preso avvio dalla fine degli anni Settanta del 20° sec., quando alle colture di sussistenza si è cominciata a preferire la produzione per il mercato planetario dei prodotti alimentari: gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo hanno così privilegiato i prodotti tropicali da esportazione (caffè, tè, cacao, ecc.) a spese delle colture destinate al consumo locale. Questa doppia dinamica ha aggravato la dipendenza alimentare dei paesi in via di sviluppo.