FALARIDE (Φάλαρις, Phalaris)
Tiranno di Agrigento, che fu detto dagli antichi il più crudele di tutti i tiranni. Governò la città, fra il 570 e il 555 a. C. La sua personalità storica è press'a poco scomparsa sotto gli aneddoti che si sono accumulati sul suo nome. Sarebbe stato oriundo di Astipalea. Venne in Agrigento quando la città sorgeva appena e i grandi edifizî pubblici erano ancora da costruire. Egli prese l'appalto della costruzione del tempio di Giove sull'acropoli, e con tale occasione seppe crearsi una forte schiera di armati di cui si valse per farsi signore della città. Esercitò il potere senza scrupoli e senza pietà. Divenne soprattutto famoso il toro di bronzo ch'egli fece costruire, per chiudervi dentro i suoi nemici e farli perire nel metallo arroventato. Il toro di Falaride era già proverbiale nei primi decennî del sec. V a. C., ma l'esistenza di esso era controversa sin dall'antichità. Un toro di bronzo si trovava a Cartazine e fu creduto quello di Falaride, onde Scipione Emiliano lo fece restituire ad Agrigento. Falaride ampliò il territorio agrigentino, e sarebbe stato anche sul punto di rendersi padrone d'Imera. Si narra che la sua morte sia avvenuta per un'improvvisa insurrezione di popolo, a cui diede incentivo un vecchio, tirando un sasso contro il tiranno. Sotto il nome di Falaride passava una raccolta di lettere di cui fu dimostrata la falsità da R. Bentley.
Bibl.: A. Holm, Storia della Sicilia (trad. ital.), I, Torino 1896, p. 303 segg.; G. Busolt, Griech. Geschichte, I, 2ª ed., Gotha 1893, p. 423 segg. - Sulla leggenda che collega Falaride con Stesicoro, Schmid-Stählin, Geschichte der griech. Literatur, Monaco 1929, p. 469, n. 3; le Dissertations upon the epistles of Phalaris di R. Bentley (Londra 1699) sono state ripubblicate con introduzione e note da W. Wagner, Berlino 1874; E. Freeman, History of Sicily, II, Oxford 1891, p. 458 segg.