Falaride
Tiranno di Agrigento tra il 570 e il 555 a.C., noto per la sua efferata crudeltà.
Ne è simbolo la leggenda diffusa dagli antichi, secondo la quale egli avrebbe costretto l'artefice ateniese Perillo a sperimentare per primo il funzionamento di un orribile strumento di morte, che quello aveva ideato proprio per farne dono al tiranno: un toro di rame, costruito in modo da trasformare in muggiti, una volta arroventato, le grida degli sventurati, rinchiusivi per morire.
La leggenda è riportata da D. nella similitudine di If XXVII 7-12, senza esplicita menzione del tiranno, per far intendere come sia indistinta (al pari del muggito disumano del toro di F.) la voce dei consiglieri fraudolenti, che si confonde con il crepitio delle fiamme che li racchiudono: Come 'l bue cicilian che mugghiò prima / col pianto di colui, e ciò fu dritto, / che l'avea temperato con sua lima, / mugghiava con la voce de l'afflitto, / sì che, con tutto che fosse di rame, / pur el parea dal dolor trafitto; / così...
La fonte della leggenda è Ovidio (Trist. III XI 41-54); in Ars am. I 655-656 c'è anche il concetto di quanto sia giusto che un inventore di atrocità sia la prima vittima delle proprie ideazioni (" neque enim lex aequior ulla est / quam necis artifices arte perire sua ").