FAGGIO (Fagus silvatica L.; fr. hêtre; sp. haya; ted. Buche, Rotbuche; ingl. beech, red beech, copper beech)
Albero della famiglia delle Fagacee, alto fino a 44 m. con 2 m. di diametro a petto d'uomo, ha chioma ampia, ovale, folta; di rado supera i 300 anni. Le gemme sono ovato-acuminate; i fiori sono monoici, gli amenti staminiferi sferici sopra lunghi peduncoli pendenti con perigonio diviso in 5 o 7 lobi e da 8 a 16 stami. I fiori pistilliferi sono a coppie entro un involucro di brattee saldate fra loro che si accrescono sul frutto; l'ovario è trigono. Gli achenî (faggia o faggiuola) sono due col pericarpio coriaceo racchiusi in un involucro a 4 valve legnose coperte di emergenze. Le foglie, caduche, sono ovato-allungate, sottili, intere. Fiorisce in maggio e giugno e matura i frutti nell'ottobre dello stesso anno. Forma boschi in tutta l'Italia dai 700 ai 2000 m. di altitudine, ma ai tempi dei Romani scendeva più in basso e popolava anche i colli di Roma, tanto che tra San Pietro in Vincoli e San Martino ai Momi si trovava il bosco di faggi (lucus fagutalis) ricordato da Varrone.
Le foglie secche e l'humus di faggio sono un buon fertilizzante e nelle fustaie dense si ottengono con le raccolte ogni tre anni fino a 80 q. di strame per ettaro, pari a 100 mc.
I frutti hanno il 60-80% di potere germinativo che si conserva per 6 mesi e nelle annate di pasciona possono arrivare nelle fustaie di 100-150 anni a 50 ettolitri per ettaro. In un chilogrammo si contano da 4000 a 4500 semi mondi che contengono 5-11% di acqua, 14-16% di sostanze azotate, 23-29% di olio grasso, 24-32% di sostanze estrattive non azotate, 16-229% di cellulosa e 3-49% di ceneri. L'olio si ottiene dai semi seccati, macinati e compressi e ha la densità di 0,921. Col reagente del Heydenreich si colora in arancione con strie brune e non cambia colore col reattivo del Bechi. Si adopera per l'illuminazione e per la fabbricazione dei saponi.
I boschi possono governarsi a ceduo, e allora dànno ottimo legname per ardere e per carbone con rotazioni di 15 a 25 anni, ovvero ad alto fusto con turni di 75 a 150 anni per ottenere materiale da costruzioni che serve per le parti immerse delle navi e barche, per traverse di strade ferrate (iniettato con sostanze antisettiche), per eliche di aeroplani, carretti, remi, mortai, tavole, madie, recipienti da olio o da trasporto di sostanze secche, zappe e vanghe, truogoli, zoccoli, sedie e poltrone curvate a vapore all'uso viennese, casse per tamburi, forme da scarpe, taglieri, stacci, cucchiai, ciotole, arcolai, appendipanni, matterelli, sci, basti, gioghi, aratri, ecc. Il legname inservibile per costruzioni e lavoro si adopera per ardere e per carbone, arde presto e svolge molto calore, o anche si usa per la distillazione per ottenerne il catrame e l'acido lignocerico.
Il legno ha i raggi midollari (80 per centimetro) in parte densi fino a 15 cellule e lucenti in sezione radiale (specchi), in gran parte piccolissimi. L'alburno conta da 50 a 80 anelli annuali; manca un vero durame, e nei vecchi tronchi si ha un falso massello rosso-bruno, indizio di deperimento. Il peso specifico del legno fresco è di 0,90-1,12; stagionato 0,74; assolutamente secco 0,70. S'imbarca molto, dura poco all'aria e pochissimo alle alternative di umido e di asciutto, è di facile fenditura e lavorazione.
V. tavv. CxvII e CXVIII.
Bibl.: L. Piccioli, Selvicoltura, pp. 296-305, in Nuova Enciclopedia agraria italiana, Torino 1915 (con l'indicazione di 93 opera sulla coltura, i prodotti e gli usi del faggio).