faggi
Maestosi patriarchi vegetali
Alto e imponente, il faggio è un albero monumentale che vive tra i 700 e i 2.000 m di altezza e si trova in tutta Europa. Il suo legno pregevole è facilmente lavorabile, ma anche i suoi frutti, le faggiole, sono ricche di olio commestibile e usate per l'alimentazione animale. Nell'antichità il faggio era un albero sacro
Insieme al castagno e alla quercia, il faggio (Fagus sylvatica) è il più importante albero della famiglia botanica delle Fagacee. Il suo areale, cioè la regione dove vive e prospera, si estende a quasi tutta l'Europa, arrivando verso oriente fino ai monti del Caucaso. Raggiunge in media i 25÷30 m d'altezza e i 2 m di diametro. Cresce bene tra i 700 e i 1.600-2.000 m d'altitudine ma si trova anche in pianura, purché il terreno sia umido e ci sia ombra e vento. L'impollinazione in questa pianta infatti è detta anemofila in quanto sono le folate di vento a trasportare il polline da un albero all'altro. Nel nostro paese il faggio forma dei boschi ‒ le faggete ‒ che troviamo sulle Alpi, sugli Appennini, sulle pendici dell'Etna. Si trova spesso associato all'abete.
Le sue foglie, che cadono in autunno, sono verde scuro e lucide superiormente, più pallide e con 5÷8 spesse nervature pelose al di sotto. I fiori sono separati: quelli maschili formano ciuffetti di amenti, infiorescenze a spiga formate solo da stami, mentre i fiori femminili, posti alla base delle foglie, sono circondati da un rivestimento che, maturando, diventa legnoso e spinoso. Al suo interno si sviluppa la faggiola, un frutto che ricorda la noce. Quando cade a terra, la faggiola germina subito per cui, andando per i boschi in autunno, alla base degli alberi si possono notare numerose piantine di faggi neonati.
Il faggio, oltre a essere un albero maestoso, dall'ampia e fitta chioma, è anche molto utile. Il suo legno, di ottima qualità e dai riflessi rosati, viene usato per fare mobili, liste per il parquet, remi e costruzioni navali, nonché un tipo di carta pregiata. Dalle faggiole si ricava un olio commestibile, mentre dal legno si estrae una sostanza scura e catramosa, la pece di faggio, usata per curare alcune malattie della pelle.
In silvicoltura ‒ un settore delle scienze forestali che studia come coltivare e conservare i boschi ‒ il faggio è considerato pianta pregiata e di solito è coltivato a bosco ceduo. Il bosco ceduo è quello in cui gli alberi sono fatti crescere fino ad altezza media e tagliati periodicamente (in latino caedere vuol dire "tagliare") lasciando i tronchi rasi al suolo o poco più. La riproduzione avviene poi tramite polloni, nuovi germogli rigogliosi che la pianta getta fuori dalla sua base.
La coltura a ceduo serve per ottenere legna da ardere e carbone; se invece le faggete sono governate a fustaia, gli alberi vengono lasciati crescere a grande altezza e poi tagliati, ma in tal caso il legno serve per essere lavorato.
Vengono chiamati patriarchi verdi gli alberi monumentali che raggiungono età e dimensioni eccezionali. Per quelli italiani esiste un elenco realizzato dal Corpo forestale dello Stato, che ne ha fatto un censimento nel 1982 dividendoli regione per regione.
Il faggio si trova sempre in tali elenchi: in Irpinia ne esiste un esemplare di oltre 6 m di diametro, nel Lazio un altro che raggiunge il diametro di 4,6 m e i 35 m d'altezza, in Calabria, nel Pollino, un altro ancora arriva a 45 m!
Dell'importanza del faggio parla anche il naturalista latino Plinio che racconta come, nel bosco sacro che circondava il tempio di Diana sui colli Albani, esistesse un faggio che il sacerdote, custode del tempio, venerava quasi fosse la personificazione della dea di cui egli era lo sposo. Lo baciava, l'abbracciava, dormiva sotto la sua ombra e gli versava vino sul tronco come a una vera moglie. D'altra parte, non solo in Italia, ma anche nell'antica India e in Oriente, esisteva il costume di celebrare le nozze tra uomini o donne e alberi, segno del rispetto sacro di cui queste meraviglie della natura sono state sempre circondate.