MORDENTE, Fabrizio
MORDENTE, Fabrizio. – Nato a Salerno nel 1532, studiò filosofia e matematica all’Università di Napoli. All’età di venti anni compì un lungo viaggio di studio e di avventura durante il quale elaborò la prima versione del compasso che lo avrebbe reso famoso tra i matematici del suo tempo.
Partito da Napoli nel 1552, raggiunse Creta, Cipro e l’Egitto, dove visitò le piramidi e i luoghi di culto cristiano. Da qui proseguì per la Palestina e la Mesopotamia, alla ricerca delle rovine della mitica Torre di Babele, e raggiunse il Golfo Persico dove si imbarcò su una nave portoghese alla volta dell’India. Dopo un soggiorno di tre anni nella colonia portoghese di Goa, riprese il viaggio verso Lisbona doppiando il Capo di Buona Speranza e passando per le isole Azzorre. Dal Portogallo si recò in Irlanda, per visitare il leggendario pozzo di S. Patrizio, e quindi proseguì per Londra, Parigi e le principali città europee prima di far ritorno a Napoli attraverso Venezia, Firenze e Roma.
Il compasso fu elaborato nel 1554 per misurare con la massima precisione le frazioni del grado al fine di perfezionare il calcolo della longitudine. Si trattava di un compasso a quattro punte con un rapporto tra le aperture di 1:60 che Mordente descrisse per la prima volta nel 1567, in un foglio volante stampato a Venezia con dedica a Daniele Barbaro (Modo di trovare con l’astrolabio...). Tra il 1568 e il 1570 fu a Urbino, forse richiamato in quella corte dalle contemporanee ricerche di Federico Commandino e Guidobaldo del Monte sui compassi di proporzione. Simone Barocci costruì per lui una nuova versione del compasso elaborata per il duca di Urbino, che chiamò sextus roverinus («compasso Della Rovere»).
Oggi conservato al Museo Correr di Venezia, lo strumento è caratterizzato da una serie di ghiande, simbolo araldico dei Della Rovere, che indicano sui bordi delle gambe i rapporti proporzionali per la divisione delle linee. È documentato in una lettera di Muzio Oddi a Pier Matteo Giordani (Gamba, 1994, pp. 812-814) e in un disegno del senatore Gasparo Contarini che lo ricorda come «compasso magistrale» (Camerota, 2000, p. 242). Contarini apprese l’uso di questo compasso da Del Monte, che nella corrispondenza con il senatore veneziano discusse anche una seconda invenzione di Mordente per la misura dei gradi, poi pubblicata nei suoi Problematum astronomicorum del 1609 (I, I-IV).
Il 18 luglio 1570 Mordente fu chiamato dalla Repubblica di Lucca per un consulto sulle mura della città; due anni dopo era a Vienna, dove presentò all’imperatore Massimiliano II la terza versione del compasso (oggi conservata all’Adler Planetarium di Chicago). Alle operazioni del nuovo strumento, ora chiamato admirabilis circinus, Mordente dedicò un intero trattato, scritto dal fratello Gasparo e pubblicato nel 1584 (Il compasso del S. Fabritio Mordente ...). L’anno successivo era a Parigi, dove pubblicò la quarta versione dello strumento (Il compasso e figura di Fabritio Mordente...), con lo scopo di ottenere un incarico alla corte di Enrico III. Suo intermediario in quella circostanza fu una vecchia conoscenza veneziana – Jacopo Corbinelli, collezionista e bibliofilo al servizio del re di Francia – che nelle sue lettere a Giovanni Vincenzo Pinelli documenta anche la feroce polemica tra Mordente e Giordano Bruno.
Bruno aveva assistito a una delle presentazioni pubbliche che Mordente usava dare nel tentativo di commercializzare il suo strumento. Affascinato dall’invenzione, il filosofo decise di comporre due dialoghi per svelare i segreti ermetici del compasso, sviluppando le sue prime riflessioni sulla natura del minimo. I Dialogi duo… (Parigi 1586) richiamarono l’attenzione del mondo scientifico sul compasso, ma gettarono un’ombra infamante sulla figura di Mordente, che fu sospettato di plagio. Questi denunciò pubblicamente l’arroganza di Bruno, il quale scrisse altri due dialoghi in cui il «dio dei geometri» – così aveva chiamato Mordente nei precedenti dialoghi – venne impietosamente ritratto come «l’idiota trionfante» (Idiota triumphans…, 1586). La vicenda andò oltre i confitti personali. Sfruttando l’appoggio del duca di Guisa, Mordente mosse il mondo cattolico contro Bruno che, essendosi schierato con l’eretico Enrico di Navarra, fu costretto a lasciare Parigi.
In seguito alla polemica, il matematico Milles de Norry diede alle stampe un trattato sul compasso, L’usage et pratique du compas à huict poinctes (Parigi 1588), senza tuttavia citare il nome dell’inventore. Mordente, nel frattempo, era entrato al servizio del duca di Guisa, per il quale progettò un trattato dal titolo Macchine offensive et difensive. Il trattato non fu mai portato a termine, ma alcune invenzioni dell’ingegno di Mordente furono raccolte da Ambroise Bachot nel 1587 e pubblicate nel suo Le Gouvernail del 1598.
Morto il duca di Guisa, Mordente entrò al servizio del duca Alessandro Farnese, assoldato dalla Lega cattolica contro Enrico di Navarra. Modificò ancora una volta il compasso, aggiungendovi la nona punta, e compose una sorta di manifesto in cui annunciava la nascita della cosiddetta «scienza dei residui», ossia la misura delle frazioni del grado (La quadratura del cerchio, la scienza de’ residui…, Anversa 1591). Alla morte di Alessandro Farnese, decise di tornare in Italia e precisamente a Roma dove intendeva incontrare Cristoforo Clavio, lettore di matematiche presso il Collegio romano della Compagnia di Gesù, che anni prima aveva pubblicato uno strumento per disegnare gli orologi solari (Fabrica et usus instrumenti..., Roma 1586), con una dettagliata descrizione del metodo di Mordente di misurare le frazioni del grado.
Clavio aveva avuto notizia del compasso da Giacomo Curzio, ambasciatore a Roma di Rodolfo II, e la sua esposizione aveva assicurato allo strumento una certa diffusione negli ambienti matematici che, tuttavia, ignorarono il nome del suo inventore. Per Teodosio Rossi, che nel 1593 lo descrisse in una lettera a Tycho Brahe, così come per Nicholas Reimarus Ursus, che lo pubblicò nel De astronomicis hypothesibus (Praga 1597), il metodo era invenzione di Clavio il quale, dal canto suo, lo ripropose nella Geometria pratica del 1604 senza citare il nome di Mordente.
Quando questi giunse a Roma nel gennaio del 1596, Clavio risiedeva a Napoli. Mordente incontrò il suo successore alla cattedra di matematica del Collegio romano, Cristopher Grienberger, illustrandogli dettagliatamente le operazioni del compasso. Per la Pasqua di quell’anno si recò a Napoli, dove ebbe modo di incontrare finalmente Clavio e dare alle stampe un’altra copia del suo compasso. Nel 1598 era di nuovo a Roma per stampare le Proposizioni, e l’anno successivo il cardinale Francesco Maria Del Monte, fratello di Guidobaldo, lo raccomandò a Ferdinando I de’ Medici nel tentativo di procurargli un incarico presso la corte di Firenze.
A questa data si chiude la storia documentata dell’autore ma non quella del compasso, sviluppato successivamente soprattutto grazie al contributo di Michel Coignet, che nel 1608 dedicò un intero trattato all’invenzione dell’amico italiano.
Composto dapprima in italiano, il trattato di Coignet fu poi tradotto in tedesco (Neunspitziger passer, «compasso a nove punte»), ma rimase manoscritto in entrambe le lingue. Ne seguì una nuova versione ampliata in italiano, anch’essa puntualmente tradotta in tedesco a Berlino nel 1616 con il titolo Beschreibung des passer Fabricij Mordenti. L’opera fu quindi affidata a un amico matematico per tradurla in francese e darla alle stampe insieme al compasso pantometro dello stesso Coignet, cosa che sarebbe avvenuta solo nel 1626 (La geometrie reduite en un facile et briefve pratique, Paris). Nel 1624, a Parigi, un soldato tedesco aveva tradotto il testo anche in latino, menzionando che il compasso veniva venduto al prezzo di 86 talleri. Nel 1626 il compasso venne descritto anche nel Centiloquium circini proportionum di Georg Galgemayr, ma come invenzione di ignoto autore.
Non avendo ulteriori notizie di Mordente dopo il 1599, possiamo presumere che l’impegno editoriale di Coignet possa essere stato un omaggio all’amico recentemente scomparso.
Nell’arco di trenta anni Mordente compose sette opere sulle operazioni del compasso: Modo di trovare con l’astrolabio, o quadrante, o altro instromento, oltre gradi, intieri, i minuti, et secondi, et ognaltra particella, Venezia 1567; Il compasso del s. Fabritio Mordente con altri istromenti mathematici ritrovati da Gasparo suo fratello, Anversa, Ch. Plantino, 1584; Il compasso e figura di Fabritio Mordente..., Parigi, J. Le Clerc, 1585; Milano, Biblioteca Ambrosiana, D 235 inf., Problema mirabile di Fabritio Mordente (1586 circa), ms., cc. 107, 239; Q. 122. sup., c. 106r ; La quadratura del cerchio, la scienza de’ residui, il compasso et riga di Fabritio, et di Gasparo Mordente fratelli salernitani, Anversa, Ph. Galle, 1591 (Roma, Biblioteca nazionale, copia manoscritta, Gesuitico, 615); Le propositioni di Fabritio Mordente salernitano…, Roma, A. Giamin, 1598.
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