FERRARI, Fabrizio
Nacque a Milano nel terzo decennio del sec. XVI da Antonio, esponente di una nobile famiglia cittadina che annoverava tra i suoi membri molti personaggi illustri, tra cui Sebastiano, noto ingegnere militare, che ricoprì l'ufficio di sovrintendente di tutte le fortezze dello Stato milanese per conto di Luigi XII re di Francia, e Bartolomeo, fondatore dell'Ordine dei barnabiti.
Com'era costume per i rampolli di famiglie aristocratiche, fu inviato presso una delle corti italiane per completare la propria formazione militare e cortigiana.
Per lui fu scelta la corte di Firenze, ove rimase, pervenendo alla qualifica di scudiero, fino al 1551.
In quest'anno, ritenendo ormai completa la formazione del F., Cosimo I cercò di procurargli una sistemazione entro l'apparato politico-amministrativo dello Stato di Milano; a tale scopo incaricò il proprio ambasciatore presso la corte imperiale, Pier Filippo Pandolfini, di indirizzare una supplica all'imperatore diretta ad ottenere per il F. un posto nel magistrato delle Entrate, organismo collegiale cui era demandata la direzione economico-finanziaria dello Stato milanese. La petizione dovette pero rimanere senza esito, tanto che vediamo di lì a poco il F. ininterrottamente impegnato in incarichi diplomatici per conto dello stesso duca di Firenze.
Al 2 giugno 1551 risale infatti la prima missione diplomatica affidata al F. presso il duca di Parma Ottavio Farnese, il quale, sostenuto dalla Francia, lottava per il mantenimento del proprio Stato contro il papa, alleato con gli Imperiali.
Di ritorno da Parma il F. prese pertanto stabile dimota a Bologna, presso il legato pontificio G. Dondini. La sua permanenza a Bologna si protrasse per molti mesi, durante i quali il F. inviò in Toscana frequenti e dettagliati rapporti sui movimenti di truppe e sulle vicende degli assedi di Parma e della Mirandola.
Conclusasi tale guerra nell'aprile 1552 con una tregua, in base alla quale il papa, esausto dalla lotta e poco sostenuto dagli Imperiali, dovette riconoscere al Farnese il possesso di Parma e di Castro, il F. fu destinato ad analogo incarico in Piemonte, dove poco tempo prima si era aperto, per volontà del re di Francia, un nuovo fronte della lunga guerra tra Francia e Impero.
Il 2 apr. 1552 il F. si mise in viaggio per raggiungere la sua nuova destinazione. Da allora e fino al settembre 1554 si spostò incessantemente tra varie località del Monferrato per essere vicino al teatro delle operazioni militari, per controllare l'attendibilità delle informazioni che riceveva in via riservata, prima di trasmetterle a Firenze, per verificare l'entità delle forze che si fronteggiavano. Di tutto ciò dà conto nella sua corrispondenza con la corte medicea, insieme con ragguagli su ciò che accadeva a Milano, città in cui tornava per brevi soggiorni negli intervalli della sua missione. Dopo la rimozione di don Ferrante Gonzaga dal comando dell'esercito imperiale, il F. continuò nelle stesse funzioni presso il successore F. Alvarez de Toledo duca d'Alba; nel giugno 1554 accompagnò in Toscana i rinforzi mandati in soccorso di G. G. Medici marchese di Marignano, comandante delle forze imperiali dislocate in Toscana, sfuggendo per due volte, durante il viaggio, ad attacchi nemici.
Dal settembre 1554 il F. tornò stabilmente a Milano, presso il luogotenente di quello Stato, G. Suarez de Figueroa. In questo periodo, oltre alle missioni politico-diplomatiche, svolse anche incarichi di natura privata, per conto della corte medicea, come, ad esempio, l'acquisto di una partita di armi e armature per i duchi di Toscana.
Il 25 ott. 1562 fu incaricato di una speciale missione diplomatica nei sette Cantoni svizzeri che avevano optato per la religione cattolica per rinsaldarne i legami di amicizia con la corte toscana e per negoziare la concessione di un prestito in denaro a favore del magistrato fiorentino dell'Abbondanza.
Per ricompensarlo della diligenza ed affidabilità dimostrate nei lunghi anni passati al servizio della casa Medici, Cosimo I conferì al F. il titolo di cavaliere dell'Ordine di S. Stefano, da lui fondato nel 1562. La cerimonia solenne della vestizione ebbe luogo a Pisa il 29 maggio 1572 e fu accompagnata dalla promessa del conferimento di una commenda; dopodiché il F. riprese prontamente il suo posto di residente a Milano, donde le sue lettere continuarono a pervenire a Firenze fino al 16 febbr. 1573.
Morì nella notte tra il 16 e il 17 febbr. 1573, assistito personalmente dal cardinale C. Borromeo. Nell'incarico di residente mediceo a Milano fu sostituito fino dal 17 febbraio da Alessandro Verri.
Fonti e Bibl.: Le lettere del F. in qualità di agente diplomatico a Bologna e poi a Milano per conto dei Medici sono all'Arch. di Stato di Firenze, in Mediceo del principato, filze 3104-3110;le minute delle lettere a lui inviate dai duchi di Firenze e dai segretari, ibid., filze 3111-3113;il carteggio del F. con Gualtieri Rollo, agente mediceo in Svizzera, ibid., filza 4162;le istruzioni a lui dirette in varie occasioni dai sovrani, ibid., filza 2634, cc. 224, 226, 247, 255, 325, 557;notizie sulla sua permanenza alla corte di Firenze in Depositeria generale, reg. 391 c. 21. Si veda inoltre: Le Carte Strozziane del R. Arch. di Stato in Firenze, serie 1, I, Firenze 1884, pp. 130, 432, 437;Archivio Mediceo del principato, Inventario sommario, Roma 1951, pp. 102, 105, 139;G. V. Marchesi, La galeria dell'onore, II, Forli 1735, c. 29;M. Del Piazzo, Gliambasciatori toscani del principato, Roma 1953, pp. 23, 40, 53, 117, 140;R. Cantagalli, La guerra di Siena, Siena 1962, pp. XXXI, 123, 249, 268, 275, 277, 535;G. Guarnieri, L'Ordine di s. Stefano, Pisa 1966, p. 88.