COLONNA, Fabrizio
Illustre capitano, nato da Odoardo duca dei Marsi, della linea principale di casa Colonna. Alla vita ecclesiastica, cui era destinato, preferì quella delle armi, fuggendo di casa per prender parte alla guerra di Otranto contro i Turchi (1481). Insieme con gli altri Colonna lottò per lunghi anni contro gli Orsini, e nella guerra per la rivolta di Aquila e la congiura dei baroni fu tra gli alleati di Innocenzo VIII contro Ferdinando I d'Aragona, re di Napoli (1485-1486). Quando Carlo VIII discese in Italia, si mise al suo servizio; impadronitosi di Ostia v'innalzò il vessillo di Francia accanto a quello del card. Giuliano Della Rovere, e occupando Aquila facilitò alle truppe del re l'invasione del Napoletano (1494). Ma passò in seguito, al pari del cugino Prospero, a Ferdinando II d'Aragona, contribuendo alla completa cacciata dei Francesi dal regno (1495). Il re si adoperò perché la figlia di Fabrizio, Vittoria, di appena tre anni, fosse promessa sposa al coetaneo Alfonso, figlio del marchese di Pescara; e il suo successore Federico, nel 1497, investì Fabrizio stesso di Tagliacozzo, della baronia di Roveto e di altre numerose terre, oltre a concedergli un cospicuo assegno annuo. Due anni dopo lo nominava condottiero d'armi del regno. Ritornati i Francesi alla conquista del Napoletano nel 1501, Fabrizio difese con onore Capua, ma fu fatto prigioniero. Ottenuta la libertà, si pose al servizio della Spagna, al pari del cugino Prospero, col consenso del re Federico, diretto all'esilio di Francia. Presiedette col cugino alla scelta e alla preparazione dei tredici campioni italiani per la disfida di Barletta (1503). Combatté con perizia e bravura a Cerignola e al Garigliano (1503), e vinse i Francesi a Pontecorvo (1504). In compenso, Ferdinando II il Cattolico lo confermò nei feudi d'Abruzzo, altri gliene conferì negli Abruzzi e in Terra di Lavoro, oltre a confermargli in perpetuo l'assegno già concessogli da Federico d'Aragona (1504 e 1507). Nella guerra della lega di Cambrai riprese ai Veneziani le città sul litorale adriatico del regno, che quelli avevano occupato profittando della discesa di Carlo VIII. Voltosi Giulio II contro i Francesi e i loro alleati in Italia, Fabrizio comandò le truppe spagnole al servizio del papa, e si trovò alla presa della Mirandola nel 1511. Nello stesso anno sottoscrisse per sé, per Prospero e tutti i Colonna la cosiddetta "pace romana" conchiusa con gli Orsini pei la mediazione di Giulio II. Scoppiata la guerra della Lega santa, e nominato da Ferdinando II il Cattolico governatore e luogotenente generale di tutte le forze spagnole operanti in Italia (1511), combatté a Ravenna come luogotenente di Raimondo di Cardona, e vi fu ferito e fatto prigioniero dalle truppe di Alfonso I d'Este, che lo rilasciò senza riscatto (1512). In compenso Fabrizio cercò di favorire la riconciliazione del papa con l'Estense, e quando questi, recatosi a Roma con un salvacondotto, parve esposto a un proditorio imprigionamento, non esitò a sfidare la collera del fiero Giulio II aiutando il duca a fuggire. Morto nel 1515 il Consalvo, gran conestabile del regno di Napoli, Ferdinando II il Cattolico conferì a Fabrizio l'insigne dignità, da allora rimasta ereditaria nei Colonna di Paliano sino a Filippo III, ultimo gran conestabile sotto Carlo di Borbone. Cinque anni dopo Fabrizio moriva. Da Agnesina dei Montefeltro duchi d'Urbino aveva avuto Federico, premorto al padre (1516), Ascanio, che raccolse la successione paterna, e Vittoria, marchesa di Pescara (v.). La fama militare di Fabrizio indusse il Machiavelli a farne uno dei principali interlocutori nei suoi dialoghi sull'arte della guerra.