CARINI MOTTA, Fabrizio (Fabricio Carini, de Carinis)
Nacque probabilmente a Mantova, dove operò per cinquant'anni tra il 1649 e il 1699 come architetto, pittore, "prefetto de teatri". Benché sia passato inosservato ai suoi contemporanei, è degno di nota perché fu il primo a scrivere un lavoro dedicato interamente alla progettazione e costruzione dei teatri: Trattato sopra la struttura de' teatri, e scene che à nostri giorni si costumano, e delle regole per far quelli con proportione secondo l'insignamento della pratica maestra commune… .
Il trattato, dedicato dal C., "architetto del serenissimo duca di Mantova", ad Isabella Clara "archiduchessa d'Austria, duchessa di Mantova", fu stampato a Guastalla presso A. Givazzi nel 1676 (reprint a cura di E. A. Craig, Milano 1972) e illustrato da undici tavole che documentano, meglio di ogni altra testimonianza, lo sviluppo del teatro in Italia nella seconda metà del sec. XVII, che fu un importante periodo di transizione (il manoscritto è conservato a Modena, Bibl. Estense, N. G. 3.16, Campori 978).
Il C. è documentato per la prima volta nel 1648 quando aiutò a disegnare le scene per La Psiche. Tragicommedia rappresentata in Mantova e dedicata alla Sereniss: Isabella Clara nelle sue Augustissime Nozze col Sereniss: Carlo II Duca di Mantova, opera di Diamante Gabrielli. Nel 1652 gli furono affidate le Feste celebrate in Mantova alla venuta dei Serenissimi Arciduchi Ferdinando Carlo e Sigismondo d'Austria et Archiduchessa Anna Medici;quindici anni dopo preparò le scene per L'Almaduro. Drama per Musica da rappresentarsi nel Teatro di Castello: composto dal Marchese Annibale Lanzoni.
Nel 1668 il C. costruì per Luigi Fedeli il suo primo teatro, chiamato poi teatro Fedeli, o teatro Fedeli-Gonzaga o teatro delle Commedie (Arch. di Stato di Mantova, Finanze Teatro, H. VIII, 1669-1785). Nel 1674 risulta impegnato con la Penelope. Dramma per musica e con il trattato sopra citato. Nel 1682 era occupato alle scene e alle macchine dell'Ottaviano Cesare Augusto. Melodramma rappresentato nel Teatro Ducale dell'Alt. Sereniss: di Mantova, e nel 1686 per IlRoderico. Dramma Recitato in Mantova nel Teatro di Sua Alt. Sereniss.Del 1687 è l'apparato funebre per l'imperatrice Eleonora Gonzaga Nevers nella chiesa di S. Barbara, di cui resta l'incisione di F. van den Dyck nella Relazione de' funerali…, Mantova 1687 (v. la riproduzione in Mantova, Le Arti, III, 2, tav. 116).
Nel 1688 il C. lavorava di nuovo come architetto al restauro del teatro delle Commedie. Nello stesso periodo Ferdinando Carlo Gonzaga gli ordinò la ricostruzione dell'antico teatro di corte, costruito originariamente, nel 1608, da A. M. Viani e ricostruito nel 1651 da G. Vigarani (oggi distrutto: vedine la pianta in Mantova, Le Arti, III, 1, p. 169). Il C. era anche occupato all'elaborazione di uno scritto (mai pubblicato: Modena, Bibl. Estense, N. G. 3.16, Campori 978) sulla Construzione de' Teatri (1688), le cui quarantaquattro pagine comprendono quattordici disegni di macchine diverse.
Nel 1695 il C. disegnò le scene per L'Armida. Drama per musica da rappresentarsi nel Teatro piccolo di Corte di S. A. Sereniss: di Mantova.Non è più nominato nei documenti sino al 1699 quando, all'età di circa settant'anni, gli viene confermata la qualifica di "prefetto de' Teatri et Architetto" (Arch. di Stato di Mantova, Registro mandati [1698-1704], 61, 112.2, f. 11v).
Benché il C. cercasse di apparire un architetto esperto nella costruzione dei teatri "che à nostri giorni si costumano", in realtà egli era limitato dalle incertezze e dal provincialismo dei suoi tempi e, segregato a Mantova, doveva tutte le sue conoscenze al suo predecessore, e probabilmente maestro, A. M. Viani (Vianino), ed a G. Vigarini, ambedue famosi architetti e inventori di macchine. Il C., infatti, perpetua il tipo di teatro del Vigarini, con la pianta a V: quel tipo di teatro che, ideato per i trattenimenti di corte, prevedeva come parte dello spettacolo la presenza della corte stessa con le sue pompe e i suoi cerimoniali. Pur non apprezzando questo tipo, in cui i piani venivano divisi in palchetti e in cui il pubblico doveva pagare l'entrata, il C. quando fa alle prese con il teatro per L. Fedeli dovette ripiegare proprio su questa struttura primitiva, a piccoli palchi con i tramezzi neppure inclinati verso il palcoscenico.
L'inedito del C. sulle macchine teatrali, come tanti libri prima e dopo di esso, contiene numerose invenzioni meccaniche ricche di immaginazione ma non attuabili, anche se le sue idee in fatto di illuminazione del palcoscenico sono buone e molto avanzate rispetto ai metodi descritti nel Praticar di fabricar scene e machine ne' teatri di N. Sabbatini del 1638. Più importante è il Trattato, che illustra dettagliatamente la progettazione e la costruzione dei teatri in Italia in un periodo molto antecedente a quello dell'autore stesso: serve quindi da anello di congiunzione con i ben noti esempi di teatri principeschi del Palladio, nonché quelli di Serlio e Scamozzi, e i teatri commerciali del Seicento.
Fonti e Bibl.: G. Cadioli, Descriz. delle pitture… nella città di Mantova, Mantova 1763, p.32; P. Zani, Encicl. metodica… delle Belle Arti, I, 6, Parma 1820, p. 12; A. Bertolotti, Architetti, ingegneri e matematici in relaz. coi Gonzaga, Genova 1889, p. 120; S. Davari, Notizie stor. topogr. della città di Mantova. Secoli XIII, XIV e XV, Mantova 1903; M. Hammitzsch, Der moderne Theaterbau, I, Der höfische Theaterbau, Berlin 1906, pp. 39-45; V. Restori, Mantova e dintorni, notizie storico-topogr., Mantova 1915, pp. 246, 282; E. Mariani, in Mantova, Le Arti, III, 1, Mantova 1965, ad Indicem;G. Ricci, Teatri d'Italia, Milano 1971, p. 154 e n. 29.