CARAFA, Fabrizio
Figlio di Francesco e di Violante Conti, nacque nella prima metà del XV sec. Dal fratellastro cardinale Oliviero, arcivescovo di Napoli, ottenne la cessione dei diritti spettanti alla Curia napoletana su Torre del Greco. Dal padre ebbe il feudo di Valenzano (Bari). La sua fu una figura di secondo piano, e scarse sono le notizie che abbiamo di lui. La prima carica che ricoprì fu nel 1455 quella di governatore di Mazara del Vallo nella Sicilia orientale, per conto di Ferdinando allora duca di Calabria, presso il quale egli era coppiere.
Com'è noto, alla morte di Alfonso I d'Aragona (27 giugno 1458) l'avvento al trono del figlio Ferdinando fu contrastato e dalla rivolta dei baroni in Calabria e, dal 1459, dalla spedizione di Giovanni d'Angiò per la conquista del Regno. Fu dunque una carica importante nella critica situazione della regione quella di commissario regio a Catanzaro, che il nuovo re conferì al C. nel 1459. La città infatti era divenuta con Alfonso I un Comune demaniale e la difesa della propria autonomia la portava ad erigersi contro i ribelli all'autorità regia. Il sovrano cercava d'altra parte di mantenersela in ogni modo fedele. Quell'anno l'Università di Catanzaro ottenne l'intervento della Camera della Sommaria per fronteggiare la carestia, l'allontanamento di ufficiali regi sgraditi ed il perdono quando alcuni abitanti osarono insolentire non solo il C., commissario regio, ma lo stesso duca di Calabria. Il 1º febbr. 1460 il C. si trovava nell'abbazia di Montecassino, dove ebbe l'ordine di accogliere onorevolmente Roberto Orsini, che il re sperava di condurre ai. suoi servizi insieme con l'altro Orsini, Napoleone. L'anno successivo era ancora a San Germano, dove, nel quadro di diffidenza reciproca fra Ferdinando ed il papa, il C. favorì la rivolta dei cittadini contro il loro vescovo.
Due anni più tardi il C. ottenne il conferimento della carica di capitano e castellano di Catanzaro. Alla fine del 1466 gli fu affidato un primo incarico diplomatico. Egli fu inviato ambasciatore a Milano presso Galeazzo Maria Sforza successo al padre Francesco nel marzo dello stesso anno. Si preparava agli inizi del 1467 la guerra che avrebbe opposto Firenze ai fiorentini banditi in conseguenza della fallita congiura da loro ordita contro Piero de' Medici nel settembre dell'anno prima, sostenuti da Venezia, e che avrebbe portato alla lega fra Firenze, Milano e Napoli. Il C. rimase a Milano fino all'estate del 1467, mentre era già in corso la campagna militare degli alleati contro Venezia.
Dopo essere stato nel 1468 castellano di San Germano, nel 1471 il C. fu inviato ambasciatore a Ferrara. Il 19 agosto di quell'anno era morto Borso d'Este e non senza contrasti gli era succeduto il fratello Ercole, l'adesione del quale al partito di Giovanni d'Angiò durante la guerra di successione seguita alla morte di Alfonso I d'Aragona voleva essere dimenticata dalla corte napoletana, che mirava ad allontanare il duca dall'alleanza e dall'influenza di Venezia. L'opera del C., protrattasi per oltre un anno, fu coronata dal più lusinghiero dei successi con la stipulazione a Napoli, il 1º nov. 1472, delle nozze fra Eleonora d'Aragona ed il duca di Ferrara. Il giorno 16 dello stesso mese il C. lasciò la città estense accompagnato per un tratto dallo stesso duca, avendone ricevuto copiosi e ricchi doni.
Le notizie sul C. si interrompono bruscamente a questo punto, tanto da far dubitare che la data di morte fornitaci dal Litta, 31 luglio 1511 sia esatta.
Aveva sposato Aurelia de Tolomeis e Maria del Balzo ed aveva avuto cinque figli.
Fonti e Bibl.: Codice aragonese..., a cura di F. Trinchera, I, Napoli 1866, pp. 26, 45 s., 63, 86 s., 94, 107-109, 117 s., 120 s., 127 s., 134 s., 163-165, 168 s., 210; A. De Tummulillis, Notabilia temporum, a cura di C. Corvisieri, Roma 1890, pp. 91, 148; Le Codice aragonese, a cura di A. A. Messer, Paris 1912, p. 435; Diario di Ugo Caleffini, a cura di G. Pardi, I, Ferrara 1938, p. 12; Frammento del "quaternus sigilli pendentis", a cura di J. Mazzoleni, in Fonti aragonesi…, III, Napoli 1963, p. 116; Diario ferrarese, II, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXIV, 7, a cura di G. Pardi, pp. 80, 82 s.; A. Dina, Ludovico il Moro..., in Arch. stor. lomb., s. 2, III (1886), p. 750; E. Pontieri, La Calabria a metà del sec. XV...., Napoli s. d. (ma 1963), p. 346; L. Chiappini, Gli Estensi, s. l. né d. (ma Varese 1967), p. 149; P. Litta, Le fam. celebri ital., sub voce Carafa, tav. XXI.