METELLI, Fabio
Psicologo, nato a Trieste il 10 giugno 1907, morto a Padova il 21 gennaio 1987. Nel 1929 si laureò in lettere e filosofia a Padova, dove, dal 1929 al 1940, fu assistente di C. Musatti. Dal 1940 al 1942, anno in cui conseguì la libera docenza, lavorò presso il Consiglio nazionale delle ricerche. Ottenuta nel 1951 la cattedra di ordinario, insegnò Psicologia a Catania e a Trieste e infine, dal 1954, a Padova dove lavorò fino alla morte. Membro dell'Accademia patavina e dell'Istituto veneto di scienze lettere e arti, ricevette nel 1973 la medaglia d'oro per meriti scientifici dal presidente della Repubblica. Nel 1982 venne nominato Professore emerito.
I suoi lavori vanno dalla psicologia della testimonianza alla caratterologia, alla psicometria con particolare interesse per l'applicazione psicologica dell'analisi fattoriale. L'ambito in cui M. ha fornito i contributi più originali è quello della percezione visiva, principalmente la percezione del movimento e lo studio della cosiddetta ''trasparenza fenomenica''. Tutti i suoi contributi si svolgono all'interno dell'orizzonte teorico della psicologia della Gestalt. Lo scopo che M. si prefigge nei suoi studi sul movimento è quello di stabilire i principi sui quali si fonda l'organizzazione figurale di stimoli cinetici. Egli parte dall'osservazione che una figura statica, qualora posta in rotazione, si ristruttura completamente; e giunge a dimostrare che si producono dei "contorni cineticamente inattivi" costituiti da punti che hanno le stesse traiettorie, e "contorni cineticamente attivi" costituiti da punti che hanno traiettorie diverse, che li rendono perciò percettivamente visibili.
Dal 1964 l'interesse sperimentale di M. fu assorbito in misura preponderante prima dalla descrizione qualitativa della trasparenza fenomenica e, successivamente, dalla determinazione quantitativa e predittiva del fenomeno. Con il termine trasparenza fenomenica viene definito quell'evento percettivo in cui una superficie fisicamente opaca, ma opportunamente strutturata e colorata, fornisce all'osservatore una chiara impressione di trasparenza. M. ha dimostrato che, perché si produca il fenomeno, devono essere presenti nel campo visivo quattro aree cromaticamente differenti, organizzate secondo precise condizioni topologiche e figurali; egli ha anche elaborato e formalizzato algebricamente un modello predittivo delle relazioni di chiarezza che devono intercorrere fra le quattro aree. Dal punto di vista teorico la trasparenza fenomenica costituisce un esempio emblematico di situazione in cui a un processo sensoriale unico corrispondono, nell'esperienza psicologica, due momenti distinti. Si percepiscono infatti due superfici: una che appare permeabile alla luce, davanti a un'altra opaca, e ciò anche se, dal punto di vista fisico, vi sono solo regioni opache giustapposte. È facile comprendere come un tale problema costituisca uno dei nodi da sciogliere nello studio dell'attività cognitiva.
Tra le sue opere: Ricerche sperimentali sulla percezione del movimento, in Rivista di Psicologia, 36 (1940), pp. 319-70; The perception of transparency, in Scientific American, 230 (1974), pp. 90-98; On the visual perception of transparency, in Studies on perception, a cura di G. B. Flores d'Arcais, Firenze 1975, pp. 445-87.