GORI, Fabio
Nato a Subiaco il 28 genn. 1833 da Francesco e da Maria Luisa Caponi, studiò a Roma e nel 1856 si laureò in giurisprudenza alla Sapienza. Sposato con Amalia Veronica Pontani (1868), nel 1873 conseguì la libera docenza in archeologia e nel 1876 divenne titolare di storia e di geografia nel liceo di Spoleto. Trasferito a Modica nel 1881, l'anno seguente fu destinato all'Aquila. Passò poi a Caltanissetta (1884), Siracusa (1885) e Cesena (1886), fino al 1890, quando ritornò a Spoleto. Nel 1894 fu incaricato della presidenza del liceo di Rieti, dove nel 1903 terminò la sua carriera di docente.
Gli studi giuridici, prima, e gli obblighi dell'insegnamento, poi, furono largamente sopravanzati dall'interesse per la ricerca archeologica, massime topografica. Già prima di laurearsi il G. pubblicò a Roma nel 1855 un Viaggio pittorico-antiquario da Roma a Tivoli e Subiaco sino alla famosa grotta di Collepardo…, con un'accurata descrizione dei monumenti e dei paesaggi della vallata dell'Aniene fino alle falde del monte Calvo, seguita spesso da sovrabbondanti considerazioni storiche e antiquarie, nella cornice di un racconto inutilmente ricercato delle proprie emozioni. Fu poi la volta del resoconto di una Gita da Roma a Porto d'Anzio a Nettuno e ad Astura e della minutissima relazione di una Scorsa a Veii…, stampati, insieme con una breve memoria sulle Valli di Amsanto descritte da Virgilio…, nel Giornale arcadico (CXLIII [1856], pp. 38-79; CXLVIII [1857], pp. 59-132, 144-152), tutti caratterizzati dallo stesso andamento diaristico e appesantiti da divagazioni e ricordi spaiati della storia dei luoghi. Più approfondite riuscirono, invece, le ricerche di topografia storica dedicate al tragitto Dal ponte Salario a Fidene, Crustumerio ed Erèto… (Roma 1863) e alla Via Flaminia fino a Capena ed al fano di Feronia (in Annali dell'Instituto di corrispondenza archeologica, XXXVI [1864], pp. 117-135), che presentavano una messe notevole di dati raccolti con il massimo scrupolo per servire all'identificazione dei centri antichi della bassa valle del Tevere.
Nel 1864 il G. fece stampare a Roma il seguito del Viaggio pittorico-artistico… con il titolo di Nuova guida storica, artistica geologica ed antiquaria da Roma a Tivoli e Subiaco, alla grotta di Collepardo, alle valli dell'Amsanto ed al lago del Fucino e, nel Giornale arcadico, uno studio Delle vere sorgenti dell'acqua Marcia e delle altre acque allacciate dai Romani presso le vie Valeria e Sublacense… (CXCI, pp. 25-129). Al Giornale arcadico dello stesso anno aveva destinato, intanto, un'analisi De' primi due libri della storia di Giulio Cesare scritti dall'imperatore Napoleone III (CLXXXVII, pp. 131-200), nella quale l'opera, che i "pubblicisti" ricercavano per "indagare le opinioni politiche" dell'imperatore, veniva riassunta ed "emendata" dei suoi errori, nella certezza che se l'autore avesse voluto prendere in qualche considerazione "le osservazioni critiche fatte […], abbracciandole se giuste, respingendole se inesatte", avrebbe potuto senz'altro aggiungere "agli allori della politica […] il serto che raramente Clio concede a' suoi cultori" (p. 200). Era una buona dimostrazione di quel "genio polemico e vanesio" (Frutaz, 1971, p. 208), di cui il G. avrebbe dato ancora prova nelle discussioni, inutilmente insistite, con C.L. Visconti, U. Köhler e G. Montanari intorno al grande bronzo dorato di Ercole (ora ai Musei Vaticani: inv. 544 = Helbig, n. 38) rinvenuto nel cortile di palazzo Righetti al Biscione, che egli pretendeva di riferire più al circo Flaminio che al teatro di Pompeo (Sull'oracolo di Ercole grande custode del circo Flaminio… e Nuova dimostrazione che la statua scoperta… nel palazzo Righetti… è l'oracolo di Ercole…, Roma 1864).
I risultati dei nuovi scavi francesi praticati negli orti Farnesiani sotto la direzione di P. Rosa e di quelli seguenti ordinati dal governo pontificio nella vigna del Collegio inglese convinsero il G. a pubblicare a Roma nel 1867 una relazione Sugli edifizi palatini: la descrizione del centro monumentale della città antica ebbe successo, e papa Pio IX ne premiò l'autore con una medaglia di oro di "gran modulo". Nel 1868 ebbe inizio la collaborazione con J.H. Parker impegnato nell'esplorazione del carcere Mamertino e dell'area compresa fra S. Balbina e S. Saba; e il G. ne trasse subito una memoria sul Carcere Mamertino ed il Robore Tulliano per Il Buonarroti di quell'anno (s. 2, III, pp. 153-165), stampata anche a parte con l'aggiunta di una Ichnographia teterrimi carceris Mamertini (Romae s.d.). Con il Parker pubblicò ancora due lezioni tenute alla British Archaeological Society (The ancient streets of Rome… e The lupercal of Augustus…, Rome 1869); intanto attendeva a una Charta topographica cursus aqueductuum… a capite usque ad urbem Romam, disegnata e acquarellata da E. De Mauro (due esemplari, conservati a Roma, Istituto archeologico germanico, Foto Parker, nn. 1967-1984, 10167-10169, "auctore Fabio Gori", il primo, "auctoribus I.H. Parker et F. Gori", il secondo, riprodotti fotograficamente e pubblicati da Parker a corredo di Archeology of Rome, VIII, Oxford-Rome 1876, in fine: Frutaz, 1972, pp. 146-149).
Il 1870 cambiò la vita del Gori. Dopo il 20 settembre l'archeologo, suddito fedele del papa, collaboratore dell'Osservatore romano, teso soltanto all'illustrazione delle antichità di Roma e del Lazio senza mai "parlare di politica", si fece risoluto sostenitore delle nuove "regole politiche e amministrative" (Bartoccini, p. 451). E, mentre aspettava la proclamazione di Roma capitale, scrisse un "ragionamento" Sullo splendido avvenire di Roma capitale d'Italia e del mondo cattolico, e sul modo di migliorare l'interno della città e l'aria delle campagne (Roma 1870). Questa "proposta di rimodellamento della città", di per sé generica, fra un "Vaticano immune" e un Quirinale sede del sovrano, fra sopravvivenza di vecchie istituzioni e creazione di nuovi centri di cultura, era per il G. occasione privilegiata per far conoscere le radici del suo orientamento anticlericale: dai dieci anni di esilio del padre dopo la repressione del 1821 al carcere e alle imprese di altri Gori (pp. 4 s., 30 s.).
Nel 1871 diventò consigliere della Provincia di Roma presso la soprintendenza agli scavi di antichità. L'anno seguente, realizzata in collaborazione con Parker una Ichnographia Fori Romani, lupercalis, circi Maximi et palatii Caesarum iuxta recentiores effossiones (Romae 1872: Narducci, p. 111), scrisse per Il Buonarroti (s. 2, VII, pp. 247-256) una spiegazione dei motivi per cui La torre del Monzone presso il ponte Rotto di Roma non fu mai la casa del tribuno Cola di Rienzo. Nel 1873 il G., ormai libero docente, entrò a far parte della commissione di vigilanza su monumenti e archivi provinciali e fece stampare a Roma una memoria su L'erario di Saturno, la curia Calabra e la basilica di Lucio e Caio, riconsiderati alla luce dei nuovi scavi da lui condotti fra la via di Marforio e il Ghettarello. Due anni dopo pubblicò a Roma Le memorie storiche, i giochi e gli scavi dell'anfiteatro Flavio ed i pretesi martiri cristiani del Colosseo con annessa una Iconografia degli scavi del Colosseo disegnata da C. Pavon. Al di là delle imprecisioni contenute nel capitolo sui martiri cristiani (Delehaye, p. 235) e di tante altre osservazioni arbitrarie (Colagrossi, pp. 101, 120, 171, 190, 306), la dissertazione suscita ancora interesse per la descrizione generale del monumento e per la storia delle esplorazioni e dei restauri eseguiti fino al 1874.
Nel 1875 venne pubblicato il primo fascicolo dell'Archivio storico, artistico, archeologico e letterario della città e della provincia di Roma, fondato e diretto dal G. per sopperire alla "mancanza di una raccolta de' documenti inediti ed interessanti per la letteratura, per le belle arti e per la storia d'Italia e delle altre nazioni […] accumulati […] negli archivi della capitale e della sua provincia" (p. 3). L'Archivio, cui il G. avrebbe d'ora in avanti affidato la maggior parte dei suoi interventi (a volte eccessivamente, se non gratuitamente, polemici con studiosi della statura di R. Lanciani, G.B. De Rossi, A. Gennarelli), fu stampato a Roma dalla tipografia Salviucci fino al 1877, quindi a Spoleto dalla tipografia Bassoni fino al 1881 e, infine, nuovamente a Roma dalla tipografia della Pace fino al 1883. Sul frontespizio erano puntigliosamente elencate tutte le cariche e le onorificenze ottenute dal G., secondo un vezzo che suscitava il sarcasmo di un G. Ferraioli (Frutaz, 1971, p. 225). Nel 1879 uscì a Spoleto un suo "ragionamento" Sulla somma importanza storica e monumentale della provincia dell'Umbria. Negli anni 1897-99 curò con E. Mercatanti l'edizione delle Memorie storiche della città di Rieti e dei paesi circostanti dall'origine all'anno 1560 di M. Michaeli, in quattro volumi stampati a Rieti sotto gli auspici della giunta municipale, che si ebbero gli elogi di G. Mazzatinti, in Bollettino della R. Deputazione di storia patria per l'Umbria, V (1899), pp. 811 s.
Nominato "ispettore de' monumenti e scavi" dal 1898, nel 1900 il G. fu incluso nella commissione municipale di Rieti per la tutela dei monumenti; e nel 1903 fu incaricato "dall'ufficio regionale di Perugia" di eseguire scavi "per ricavare la pianta della basilica di S. Pietro" scoperta a Rieti (Arte e storia, 10-20 luglio 1903, p. 89). Ma con il pensionamento venne gradatamente meno ogni sua attività scientifica.
Il G. morì a Roma il 17 apr. 1916.
Fonti e Bibl.: E. Narducci, Bibl. topografica di Roma, in Monografia della città di Roma e della Campagna romana, I, Roma 1881, pp. 110 s.; H. Delehaye, L'amphithéâtre Flavien et ses environs…, in Analecta Bollandiana, XVI (1897), pp. 201-252; P. Colagrossi, L'anfiteatro Flavio…, Roma 1913, ad indicem; D. Federici, Un uomo illustre e modesto: F. G., in Atti e mem. della Società tiburtina di storia e d'arte, XXXIV (1961), pp. 69-71; W. Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer, a cura di H. Speier, Tübingen 1963, pp. 31 s.; A.P. Frutaz, F. G. Saggio bio-bibliografico, in Atti e mem. della Società tiburtina di storia e d'arte, XLIV (1971), pp. 205-253 (con elenco completo delle opere); Id., Le carte del Lazio, I, Roma 1972, pp. 146-149; L. Quilici - S. Quilici Gigli, Crustumerium, Roma 1980, ad indicem; F. Bartoccini, Roma nell'Ottocento…, Bologna 1985, pp. 450-452, 795 s.; L. Quilici - S. Quilici Gigli, Fidenae, Roma 1986, ad indicem; S. Quilici Gigli, La via Nomentana da Roma ad Eretum, in Strade romane, a cura di L. Quilici - S. Quilici Gigli, Roma 1994, pp. 45-83; R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma…, VI, a cura di P. Liverani - M.R. Russo, Roma 2000, p. 380.