Pound, Ezra
Poeta nordamericano (Hailey, Idaho, 1885 - Venezia 1972), tra i più significativi del nostro secolo; si è occupato di D. con interventi e suggerimenti talvolta impetuosi, ma molto spesso acuti e stimolanti.
L'incontro tra P. e D. è da porre in diretta relazione con le esigenze creative del poeta americano teso a forgiare un linguaggio nel quale le esperienze del Decadentismo europeo e soprattutto francese sapessero ritrovare un più oggettivo ordine di valori, in una sintesi, al di là di ogni vaporosità tardo-romantica, di emozioni e d'intelletto. Entro un tale ambito d'idee, trovavano un particolare apprezzamento i simboli e le allegorie dell'arte medievale; la poesia di D. sembrava anzi offrire una straordinaria capacità, pressoché unica di ‛ objective vision ' e di variazioni stilistiche " concise e luminose ": " si tratta - scriverà T.S. Eliot sulla scia di P. - della più esauriente e ordinata presentazione delle emozioni che sia mai stata fatta ".
Non è estranea al P., nonostante i suoi atteggiamenti iconoclasti, la tradizione harvardiana di studi danteschi la quale, meritevole per moltissimi aspetti, si presentava tuttavia carente sul piano di un'analisi stilistico-poetica. Le indicazioni di P. hanno provocato, pur tra forzature e unilateralità, non solo una nuova e interessante circolazione di D. in chiave di letteratura militante, ma anche precise suggestioni critiche, con un lucido invito a un più sottile approfondimento in D. dei rapporti fra simboli, allegorie, idee e poesia, nonché della pluralità degli esiti lessicali e stilistici. " Nell'allegoria il poeta apprende a distaccarsi da semplici qualità e passioni e impara a visualizzarle ".
Per quanto concerne la sua poesia, P. ricorre con frequenza a citazioni e ricalchi danteschi. La sua prima raccolta di versi trae il titolo da un'espressione dantesca (A lume spento, Venezia 1908). A parte le allusioni a singoli versi e figure, è direttamente collegata all'influenza esercitata da D. l'idea, fondamentale nell'opera di P., di una pluralità di moduli espressivi. Di derivazione dantesca è infine l'idea centrale dei Cantos (1925-1954), quella di una convergenza da conseguire attraverso il ‛ vedere ' e una molteplicità di situazioni, angolazioni visuali e livelli stilistici. Il motivo dell'usura si pone come un equivalente della lupa dantesca. I cantos XIV e XV traggono spunto dalle situazioni delle Malebolge. Gerione appare in numerosi cantos; il motivo della luce offre possibilità per lucidissime metafore: l'aria è " crystal body of the air "; Dio " shines / in the mind of heaven " (cantos CVII e LI). Ma il senso della molteplicità si traduce in P. soprattutto in una potente e insieme sofisticata capacità mimetica e proteiforme, in una parossistica ramificazione in cui si disperde il rigore dei piani danteschi.
Opere Di E.P. Con Riferimenti A D.: The Spirit of Romance, Londra 1910, partic. cap. VI (traduz. ital. a c. di S. Baldi, Lo spirito romanzo, Firenze 1959); Literary Essays (con introduz. di T.S. Eliot), ibid. 1954, 201 ss. e passim (traduz. ital. a c. di N. D'Agostino: Saggi letterari, Milano 1959). P. pensò alla sua opera critica come a un De Vulgari Eloquentia per il lettore moderno: v. il suo articolo, On Criticism in General, in " Criterion " I (1953) 147.
Bibl. - Sul P. e D. cfr. J.L. Brown, D. and Modern American Poetry, in " Giorn. d. " XLII (1939) 122-123; A. Giovannini, E. P. and D., Nimega-Utrecht 1961; T. Pisanti, E. P. e D., in Atti del II Congresso Nazionale di Studi danteschi, Firenze 1966. Sarebbe impensabile il dantismo di Eliot senza le premesse poundiane; v. M. Praz, T.S. Eliot e D., rist. in Machiavelli in Inghilterra e altri saggi, Firenze 1962.