MILANTA, Evilmerodach
– Figlio di Giovanni Francesco, nacque ad Asola (Mantova) il 6 febbr. 1651 (Zibaldone martiniano). Originaria di Parma e in seguito dimorante a Casalmaggiore, la sua famiglia si era infine trasferita nella fortezza veneziana, dove il padre aveva assunto il ruolo di maestro di cappella e organista: lì è registrato il battesimo di tre fratelli del M., Pietro Sallustio (1647), Giovanni (1655) e Carlo (1658). Dopo aver intrapreso con loro gli studi musicali sotto la guida paterna, il M. fu nominato organista della Compagnia del S. Rosario a Finale Emilia. Dietro proposta di Nicolò Acciaiuoli, cardinale legato di Ferrara, il 6 ott. 1683 il Consiglio della Comunità di Cento lo elesse maestro di cappella della collegiata di S. Biagio (la contemporanea assunzione del fratello Pietro Sallustio quale organista non ebbe luogo per negata licenza, poiché dal 1678 questi già prestava servizio a Sassuolo nella collegiata di S. Giorgio); il 20 ottobre successivo fu sottoscritto un capitolato con il quale si assegnava al M. uno stipendio di 60 scudi annui e si riformulava in termini perentori il regolamento della cappella musicale. Poiché quasi tutti i musicisti di S. Biagio, vicini alla locale Accademia dell’Aurora, avevano seguito nella cappella della chiesa di S. Filippo il maestro destituito, don Tiberio Berti, la rivale Accademia del Sole si impegnò a garantire la sufficienza dell’organico a disposizione del M. nelle molte funzioni per le quali egli era richiesto in città (Bagni, Relazione).
Altresì socio dell’Accademia degli Unisoni di Perugia e, dal 1684, della citata Accademia del Sole, il 18 nov. 1688 il M. fu aggregato all’Accademia filarmonica di Bologna nell’ordine dei cantori; il 9 marzo 1690 passò a quello superiore dei compositori, dopo aver presentato un’intonazione dell’invocazione Dignare me laudare te quale prova d’esame (Rincontro di tutte le opere musicali che sono state appresentate a questa Accademia, in Penna, p. 627).
Fin dal primo anno di passaggio all’ordine dei compositori, i principi dell’Accademia filarmonica di Bologna richiesero al M. di comporre musiche per l’annuale festa nella basilica di S. Giovanni in Monte. Il 4 luglio 1690 egli presentò un Introitus; il 6 luglio 1691, un Beatus vir (con lettera del 17 giugno, il M. assicura a Giovanni Paolo Colonna, principe per quell’anno, che «frà quatro ò cinque giorni la copia del Beatus sarà in termine»); il 7 luglio 1693, un Domine ad adiuvandum; il 26 giugno 1694, un Confitebor; il 15 giugno 1695, un secondo Domine ad adiuvandum; il 25 giugno 1696, un secondo Introitus e un Laudate pueri; il 28 giugno 1697, un mottetto per l’offertorio; il 17 giugno 1698, un secondo Beatus vir; il 9 luglio 1699, un terzo Domine ad adiuvandum; il 22 luglio 1700, un terzo Introitus e un Credo; il 26 giugno 1703, un mottetto per l’elevazione e un Hymnus sancti Antonii; il 3 luglio 1704, un Dixit Dominus; il 7 luglio 1705, un secondo mottetto per l’offertorio e un secondo Hymnus sancti Antonii; il 13 luglio 1706, un terzo mottetto per l’offertorio; il 5 luglio 1707, un Laudate Dominum omnes gentes; l’11 luglio 1709, un secondo mottetto per l’elevazione; il 7 luglio 1711, un secondo Laudate pueri; il 5 luglio 1712, un quarto mottetto per l’offertorio.
Nonostante la sollecitudine prestata nell’approntare musiche per le feste di tale istituzione, al M. non fu mai conferito né il principato accademico né alcun altro ruolo direttivo, e così fu anche al di fuori della cerchia filarmonica e bolognese.
La causa di ciò può essere individuata nella modestia della persona e nell’attaccamento verso la città d’adozione. Il M. fu sì, infatti, «huomo che nel fondamento musico impareggiabile e nel comporre vago riescì a tutti i principi d’Italia accettissimo» (Bagni, Armi o stemi gentilizii), e «huomo di tanta eccellenza che il minor pregio ch’egli godette era l’esser uno de più stimati Accademici fra i Filarmonici di Bologna, amato egualmente e riverito per la sua bontà e virtù da primi Porporati del Sacro Coleggio e da Prencipi d’altezza, favorito con lettere di comendazione e confidenza da primi soggetti d’Italia» (Id., Notizie di Cento ed altro dal 1710 al 1715), ma «ancorché invitato ai primi posti e nella Metropolitana di Bologna et altrove» fu «così amante della terra di Cento e della sua quiete e solitudine che generosamente ricusò qualunque più vantaggiosa offerta havendo destinato qui vivere e morire» (ibid.). La carriera di musicista si intrecciò d’altronde con lo stato clericale: «non havendo mai havuto moglie et [essendo] huomo di costumi integerrimi», il M. «volle iniziarsi alla vita ecclesiastica e, fatto sacerdote alli 7 di settembre del 1691, fu un vivo esempio di vita incolpabile alli religiosi secolari» (ibid.). Come didatta, «non volle mai ammaestrar donne se non [quelle] con il fine di farsi monache, alle quali per tal fine prestò ogni aggiuto anche del proprio denaro, havendone collocata una in S. Catterina di Faenza per Maestra di Musica, l’altra per organista in S. Catterina di Cento» (ibid.).
Il M. morì a Cento il 25 ott. 1712, e con funerale «decoroso, e splendido» fu «sepolto in S. Biagio avanti la porticella che ascende la scaletta del Organo, così havendo egli prima di morire ordinato» (Tosi).
Il M. «lasciò tutte le sue belissime e copiosissime composizioni, specialmente da Chiesa ove maggiore fù il suo Genio, a Bernardino […] Redolfini suo organista» (ibid.): di tali fonti si è tuttavia perduta la traccia. Sono invece tramandate 17 arie dal dramma per musica L’Arianna in Bisanzo (libretto di G. Visdomini; Cento, teatro Solista, carnevale 1688; Modena, Biblioteca Estense universitaria, Mus., G.130). Sopravvive per intero l’oratorio per musica Loth (libretto adespoto): Francesco II d’Este, duca di Modena, lo ricevette come gradito omaggio nell’estate 1688, durante la propria villeggiatura a Sassuolo e con il probabile tramite di Pietro Sallustio Milanta (Ibid., Mus., F.746). Restano i soli libretti di altri lavori oratoriali: S. Cecilia all’organo (libretto di N. Montemellini; Perugia, Congregazione dell’Oratorio, 1701, e Bologna, Palazzo Ranuzzi, 26 febbr. 1704), La morte di s. Gaetano (F.R. Savelli; Cento, chiesa di S. Pietro, 1702) e Tomaso Moro (G.M. Piantini; Bologna, Palazzo Ranuzzi, 3 marzo 1704). Si ha notizia di un prologo recitato nel palazzo ducale di Sassuolo (1° sett. 1696; la corte estense assegnò al M. un compenso di 40 lire modenesi).
L’abilità del M. quale contrappuntista è testimoniata da una ricca produzione di canoni. Una raccolta martiniana ne riunisce alcune decine, manoscritti e spesso illustrati e calligrafi, o a stampa in eleganti fogli sciolti: in tali brani si celebrano di volta in volta monacazioni, promozioni ecclesiastiche, rango di teste coronate, cardinali e altri notabili, nonché la festa di S. Cecilia solennizzata ogni anno dai musicisti di S. Biagio (Bologna, Museo internazionale e Biblioteca della musica, Mss., AA.319); un’ulteriore antologia accoglie, tra gli altri, un Canone infinito, quale si può cantare à due, tre e quatro voci al dritto, et al contrario in 30 modi con differente armonia (1700; ibid., AA.320). Nella Biblioteca Estense universitaria di Modena, accanto a un Trattenimento da camera a due per violino solo e basso continuo (Mus., F.745) e a un secondo brano d’appendice (Mus., F.1541), è collocato un pregiato codice già offerto in dono al duca Francesco II; vi sono raccolte 45 composizioni del M., differenti per genere e genesi: 6 cantate a voce sola, 4 ariette, 2 barzellette, un sonetto in lode di s. Cecilia e 32 canoni a due, tre, quattro e sei voci «alcuni de quali sono svelati, altri artificiosi, et osservati» (Mus., G.131).
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio dell’Accademia filarmonica, Mss. (senza segnatura): O. Penna, Cronologia, o sia Istoria generale di questa Accademia … 1736, pp. 43, 55, 68, 70, 73, 98, 198, 200, 202, 235, 237, 239, 241, 275, 277 s., 385; Ibid., Biblioteca internazionale e Museo della musica, Mss., P.142: Lettere dirette a Giovanni Paolo Colonna e ad altri Colonna, n. 72 (lettera del M., Cento, 17 giugno 1691); H.60: Zibaldone martiniano, n. 140 (lettera di F.A. Milanti a G.B. Martini, Sassuolo, 15 apr. 1764); Cento, Archivio storico comunale, Archivio consolare, Scritture, t. II (1673-86: 1683), n. 203: Capitoli … stabiliti fra la molto illustre Comunità di Cento, e il sig.r Evilmerodac M.; sez. I, Arm. 3, vol. 146, n. 425: F.A. Bagni, Armi o stemi gentilizii delle famiglie di Cento; ibid., vol. 12: Id., Relazione delle due musiche e suo principio, 1683; ibid., vol. 69: A. Tosi, Miscellanea di memorie centesi, c. [127]; sez. III, vol. 173, f. 8: F.A. Bagni, Notizie di Cento ed altro dal 1710 al 1715, ad diem 25 ott. 1712; N. Cionini, Teatro e arti in Sassuolo, Modena 1902, pp. 48 s., 393-395; A. Orlandini, Cinque secoli di musica nella terra di Cento, Cento 1988, II, pp. 7, 22, 187-193; A. Orlandini - F. Tasini, L’«Arianna in Bisanzio» di E. M., Bologna 1988; Catalogo della mostra documentaria sulla cappella musicale di S. Biagio di Cento nel IV centenario della sua fondazione, a cura di P. Da Col, Cento 1989, passim; O. Gambassi, L’Accademia filarmonica di Bologna. Fondazione, statuti e aggregazioni, Firenze 1992, pp. 285-288, 300; J. Riepe, Die Arciconfraternita di S. Maria della Morte in Bologna: Beiträge zur Geschichte des italienischen Oratoriums im 17. und 18. Jahrhundert, Paderborn 1998, p. 120.
F. Lora